Un furto ai danni di un chiosco, di una Coop o di un contribuente, un pedata in testa o una coltellata nella schiena di uno qualsiasi? Nessun motivo di preoccupazione, in quanto cio’ fa parte dei calcolabili rischi del programma di Sommaruga & Co. per «integrare gli ospiti» che cercano di mettere su tenda da noi. Questo é piu’ o meno il tenore degli argomenti che i becchini di Mamma Elvezia (quelli per cui la parola lavoro é solo un errore di scrittura) stanno usando per combattere l’iniziativa sull’espulsione dei criminali stranieri in votazione il prossimo 28 di febbraio. Con inverità e paragoni da far raddrizzare i capelli anche a chi non ne ha e occultando con consapevolezza i cosiddetti casi «isolati» come quello del giovane Damiano Tamagni brutalmente massacrato a morte da un criminale in fase di «integrazione», vengono incoscientemente minimizzati fatti e reati che alle nostre latitudini non sono ammissibili. Non rubare e non uccidere non sono slogan populisti della Lega o dell’UDC ma nientemeno che due dei comandamenti incisi nella pietra da uno molto più avveduto di noi tutti. Gli stessi Schettini di terra ferma sono pero’ sempre in prima fila quando si tratta di criminalizzare la popolazione di casa accusando di «razzismo» tutti quelli che la vedono diversamente o multando con 100.- franchi un’autista della Fart al quale nell’uscire dalla rotonda di Piazza Castello era accidentalmente rientrata la freccia di direzione. L’asticella posta alla stessa altezza per tutti o l’abituale prassi dei due pesi e delle cinque misure? L’ultimo weekend di febbraio potremo definire quale importanza (ri-)dare alla civiltà, all’ordine e alla sicurezza nel nostro paese. Facciamolo prima che gli spalancatori di frontiere e i loro valletti ci spingano a cantare al posto dell’inno nazionale la «Mari e monti» dell’orchestra Bagutti!
Flavio Laffranchi, Losone.