Quando giri a due settimane dal Natale nei negozi e vedi tutto già saldato, fai un tuffo nel passato dove i saldi erano solo dopo Natale e per 3 settimane, ti rendi conto che la nostra società ha perso il senso della misura. Controbattere le leggi chiuse in se stesse, controbattere una mobilità insopportabile e costi elevati con orari di lavoro minimi, anche per il commercio diventa operazione delicata se non impossibile. Senza poi pensare a tutti i balzelli che la politica va a caricare sui negozianti e clienti, una a caso, tassa sui posteggi. Ne citiamo un’altra; orari limitati dei negozi, chiusure la domenica e via dicendo, tutto questo favorisce l’esodo del dettaglio verso l’Italia. Ma i nostri parlamentari da frs 200 mila e oltre all’anno, si rendono conto che con questo protezionismo e questa ragnatele di leggi e leggine che limitano la libertà d’azione dei commercianti, stanno affossando l’economia regionale e quella dei comuni a favore di un esodo miliardario di franchi verso i vari Bennet e compagnia. Quello che poi fa male è sentire questi politici e anche imprenditori bisogna pur essere onesti, durante le varie conferenze stampa, lanciare appello alla cittadinanza a voler acquistare in Ticino per favorire il Ticino. Tutto giusto e bello, ma vorremmo vedere coerenza anche da parte dello Stato e di questi imprenditori nel non assumere personale estero anziché quello residente. Quando con coerenza si comporteranno allora potranno farci la morale ma prima assolutamente no. Per cui assisteremo al regresso del commercio, ad una cifra d’affari diminuita e di riflesso al continuo andare per Italia a fare compere e non solo.
Sul mangiare la situazione è un po’ differente. Mangiare bene e di livello costa caro anche in Italia, noi abbiamo fatto alcuni paragoni e il pranzo di Natale in Italia in strutture buone si aggira attorno agli 80-100 euro mentre in strutture simili in Ticino siamo sui frs 70 – 90. Impariamo a sorridere e la ristorazione di livello, nostrana e genuina non avrà nulla da temere dalla vicina penisola. Siamo ancora dell’idea che da noi, quando ci servono della carne e ci dichiarano la provenienza possiamo fidarci, e questo non è poco.
Per cui assieme rimandiamo i vari appelli alla classe imprenditoriale e politica: non assumete frontalieri e favorite i locali e poi vedrete che in automatico non si andrà piu in Italia a fare le compere.