E’ ora che il governo si svegli e prenda finalmente in mano la riforma della scuola. Vista la sua incapacità di proporre un’alternativa alla “scuola che verrà”, affossata dal popolo, e per evitare di andare alle calende greche l’UDC propone 5 decreti legislativi che spianano la strada ad alcune riforme mirate e sostanziali.
Domenica 23 settembre 2018 il popolo ticinese con il 56.7% di NO respinse chiaramente la sperimentazione della Scuola che verrà (SCV) e con essa il progetto stesso. Il DECS nei giorni seguenti ammise che quella via non era più proponibile alla luce della volontà popolare.
I promotori del referendum e fautori del NO alla SCV avevano sempre affermato senza equivoci, che il NO non era un NO alla riforma scolastica ma un NO alla proposta che era contenuta nella SCV del DECS e del Governo.
Coerentemente con questa intenzione, dopo ormai oltre due anni e mezzo da quella data storica, dopo aver atteso lungamente e vanamente che il Governo presentasse un’alternativa al progetto SCV, e dopo aver atteso altrettanto lungamente e vanamente che l’iniziativa elaborata No. 464 presentata dal gruppo UDC il 29 settembre 2016 “La scuola che vogliamo: realista. Pluralità di istituti nell’unità educativa” fosse trattata ed evasa dalla Commissione scolastica (a settembre saranno trascorsi ormai 5 anni!), ritenuto che la scuola dell’obbligo deve e merita di poter finalmente affrontare il futuro con una riforma scolastica degna di questo nome e non con sotterfugi di riforme sociali o con operazioni di lifting temporaneo come già avvenuto nel post votazione popolare, vogliamo agire proattivamente e efficacemente in questa direzione partendo dai ranghi del Parlamento.
Possiamo comprendere (ma non condividere) che da un lato manca la volontà per una riforma globale da parte di chi voleva la SCV e ha perso, ma anche da parte dei partiti che la sostennero; d’altro lato riteniamo che questa non sia una valida ragione per rimanere anni e anni nella passività da parte di chi invece voleva e credeva in un progetto alternativo alla SCV.
Per non perdere più tempo e per far tesoro di tutto il lavoro fatto, della documentazione prodotta, delle prese di posizione di questi anni, degli atti parlamentari pendenti e non da
ultimo per capitalizzare le indicazioni emerse nella campagna referendaria, nonché tenendo conto delle leggere modifiche subentrate negli ultimi anni;
riteniamo urgente ed opportuno presentare alcuni singoli decreti legislativi per modificare le leggi e di seguito i regolamenti e le direttive che reggono la scuola dell’obbligo ticinese.
Lo facciamo nella forma di 5 Iniziative Elaborate (IE) per permettere al Governo e al Parlamento di esprimersi il più velocemente possibile, per trasformare finalmente in normativa ciò a cui teniamo, e ciò che ci pare derivare dal verdetto popolare del 2018, possibilmente ancora (perlomeno in parte) all‘interno della legislatura in corso.
La scuola che vogliamo 1:
il docente è il fulcro dell’istruzione e dell’educazione scolastica
La scuola che vogliamo 2:
genitori attivi nella vita dell’Istituto e rappresentati negli organi dirigenziali
La scuola che vogliamo 3:
un’organizzazione sussidiaria e nuovi ruoli che riequilibrino competenze e responsabilità tra chi produce la scuola (istituti) e chi la dirige (dipartimento)
La scuola che vogliamo 4:
livelli e differenziazione la situazione odierna va cambiata
La scuola che vogliamo 5:
definizioni e finalità di una riforma realista e pluralista
Con questi decreti legislativi vogliamo promuovere:
1. la centralità del rapporto docente-allievo;
2. una rete educativa integrata e complementare fatta di scuole, enti sportivi, culturali, sociali e club;
3. alcune nuove funzioni docenti e dirigenziali;
4. un’unità educativa nella diversità perseguendo un obiettivo comune grazie a percorsi diversi e metodi differenziati;
5. la pluralità di istituti, siano questi di scuole pubbliche statali o di scuole pubbliche private parificate;
6. nuove regole del gioco che fanno forza su valori e principi cardine della nostra cultura liberaldemocratica svizzera quali delega, libertà, responsabilità e feedback attivo.
Si tratta di una rotta che per noi contiene alcuni punti irrinunciabili. Il nostro scopo è quello di proporre una linea di rinnovamento della scuola ticinese rispettosa della volontà popolare e allo stesso tempo conforme alle necessità reali interne ed esterne al mondo scolastico, nonché adatta ad affrontare le sfide a cui i giovani saranno confrontati nei prossimi decenni.
Significa riproporzionare le competenze scolastiche (troppo neglette) con le competenze sociali (troppo enfatizzate) sia in quantità che in qualità, inserite in un approccio più ampio incentrato su pochi principi ma fondamentali:
1. educare a competere (dare il massimo di sé);
2. educare alla solidarietà (dare il buono di sé);
3. educare all’eccellenza e alla bellezza (dare il meglio di sé);
4. educare all’identità (avere rispetto di sé)