Ogni volta che ho la possibilità di fare una bella pausa da tutto e tutti e fermarmi a bere un buon bicchiere di vino “Alla Quercia Ricurva” di San Germano al Passo di Basso, a due passi da Santa Germana del Tratto di Alto, mi chiedo che cosa ci sia nel locale di particolarmente affascinante da renderlo così singolare. “Cosa sarà?”, mi chiedo regolarmente. Eppure ho visto tanti posti analoghi in giro per l’Italia in tanti anni di viaggi di lavoro; ma questo a mio parere è veramente speciale. Quasi unico potrei dire.
Sto parlando di una vecchia casa semi isolata datata 1910. Qui, negli anni 40, c’era una classica osteria locale. Per capirci meglio, sto parlando di tavolacci di legno, sputacchiere a terra, fumo intenso, damigiane, botti sparse qua e la, pane e salame, le carte da gioco e le bocce. C’era il ritrovarsi tra amici per un bicchiere, quattro chiacchiere, la stanchezza di una lunga e sudata giornata di lavoro nei campi, una fumata di sigaro: gli eventi storici catastrofici alle porte. La guerra! Ma non fu la guerra a influire sul destino della nostra osteria; ci pensarono gli allora proprietari: se la giocarono e la persero proprio al gioco delle bocce. Incredibili quanto maledettamente veri.
Per decenni la vecchia dimora sperduta rimase una semplice casa fino a quando, a metà degli anni 90, il Dr. Ginotto Cappotto decise di acquistarla.
Dr. Ginotto, così lo chiamano tutti, è in realtà il veterinario di questo piccolo spicchio di terra. La cosa potrebbe anche non avere significato ma risulta invece un dato importante se si calcola che qui, quando qualcuno deve portare un animale, cane o gatto, mulo o vacca, dal “Dottore”, dice semplicemente: ”lo porto per il Cappotto!”: Ginotto Cappotto!
Dopo l’acquisto fu facile per la gente credere che il veterinario avesse tutte le buone intenzioni di trasformare parte della vecchia casa in un modernissimo ambulatorio dotato delle adeguate attrezzatture. Niente da fare, le idee erano ben altre.
Per Dr. Ginotto infatti, oltre alla sua professione, sono da sempre esistite due grandi passioni: il buon vino e la chitarra. Il bere bene e la buona musica. E allora, essendo questa una terra di grandi vini e avendo un certo desiderio di una nuova espressione di vita, perché non trasformare parte di quelle tanto vecchie, quanto solide, mura in un posto dove godere appieno gli amori di sempre?
Per qualche tempo il tutto rimase solo un progetto cartaceo al punto di cadere quasi nel dimenticatoio, ma due anni fa qualcosa si mosse e l’intenzione prese forma e finalmente iniziarono i lavori di ristrutturazione. Aprire un locale come tanti altri non era il giusto stimolo, troppo banale per uno che si chiama Ginotto Cappotto, ci voleva qualcosa di veramente speciale, un luogo che fosse parte integrante di questa terra, della sua storia, dei suoi sapori, della sua realtà antropologica.
Qualcuno doveva applicarsi al meglio per ottenere il massimo. Occorreva il senso dell’eleganza, della raffinatezza, del buon gusto, magari l’estro tipico degli artisti e, per questo motivo, la ristrutturazione fu affidata all’esperienza della pittrice Maddalena Baulduzzella da Borgo Vuoto di Sapienza.
Maddalena, una donna bellissima dai lunghi capelli neri, prese subito a cuore la situazione e non perse tempo; di adoperò al meglio sfogando tutta la sua capacità creativa, sia nei lavori murari che nella scelta dei particolari. Tenui colori pastello alle pareti, cornici floreali dipinte a dovere, oggetti e arredi di fine 800 e inizio 900. Quadri accattivanti e candele aromatiche, libri, orologi antichi, vecchie scatole e riviste, nonché ricercate curiosità: il tutto sapientemente miscelato. A battezzare il locale “Alla Quercia Ricurva” ci ha pensato una splendida quercia secolare dolcemente curvata su se stessa posta nel giardino e ben visibile all’ingresso dell’osteria.
E così in men che non si dica, per dirla tutta come si dice oggi, in poco tempo, il locale è diventato il ritrovo dei produttori di vino, degli artisti della zona, dei giornalisti, dei blogger e di una clientela appassionata del buon vivere. I vini proposti sono i migliori del territorio mentre la cucina è rigorosamente quella tipica, fatta di pesci e di carni, di verdure e legumi, di pani e frittelle, di formaggi e salumi prodotti nelle vicinanze. I primi piatti e i dolci della più classica tradizione sangermanese passobassese.
L’atmosfera che si respira è straordinaria, ti avvolge, ti cattura. Non c’è da stupirsi infatti se mentre degusti un Maffunchiu di Papale, un Saurento di Varodal o una bottiglia firmata Nenbun, arriva nel locale chi l’ha prodotta, si siede al tuo tavolo e ti racconta del lavoro in vigna o in cantina. A una certa ora della serata è tipico che Dr. Ginotto improvvisi buona musica alla chitarra, regalando ai presenti una squisita colonna sonora e dando giustamente spazio e sfogo all’altra sua grande passione. Sono note calde, accoglienti, gentili, cordiali, così com’è Dr. Ginotto che ha sempre un sorriso e una buona parola per tutti. Non saprei se definire questo luogo vineria, enoteca, wine bar, osteria, taverna, bettola, circolo, sala di conversazione, per me rimane solamente come il posto dove, avviene la “metamorfosi” del veterinario e io posso fuggire da tutto e da tutti.
La “metamorfosi” di un uomo che con grande intelligenza ha dato spazio al cuore, alle passioni, alle emozioni e perché no: alla vita. Preziosa e meravigliosa.
Una storiella leggera per augurare agli amici del Ticino Buone Feste; per ringraziare tutti coloro che durante i nove anni di presenza su Tele Ticino con i miei programmi, mi hanno dimostrato tutto il loro affetto. Grazie a tutti di cuore!!!
Fabrizio Salce
salvatore ruggiero
caro fabry, i tuoi racconti sono come la carta moschicida (absit iniuria verbis):ci resti attaccato e non li molli più, fino alla fine. 😉