Che tra Tami e Renzetti non corre buon sangue lo si capisce da subito. Appena Renzetti “sbotta”, e si è trattenuto parecchio, ha detto esattamente quello che lui pensa. Nel modo e nella forme viscerale di cui tutti conoscono, non con garbo ma con la consapevolezza di chi comanda e più precisamente di chi mette i soldi e ha una trentina di persone sul proprio foglio paga, ivi compreso Tami. Che Tami non fosse un granché come allenatore, da parte nostra lo abbiamo sempre affermato (noi non discutiamo l’uomo come tale ma valutiamo le sue competenze tecniche), ma le scelte di chi paga sono legittime e solo di sua competenza. Non abbiamo mai visto Tami negli anni fare autocritica, sempre garbato negli interventi con estrema supponenza di chi dalla sua non ha certo i risultati o le tattiche vincenti.
Facile affermare come allenatore con un contratto in mano, se non gli vado bene mi mandi via, più coerente sarebbe dimettersi e liberare dal pagamento dello stipendio immeritato il club. A nostra memoria ricordiamo solo Schallibaum a Bellinzona che si dimise lui! Nel calcio, come nella vita, la coerenza è pagante, ma quando una persona sa di non avere mercato, ed ha avuto la fortuna di staccare un contratto di lavoro con un club di A, mica è pazzo a dimettersi.
Cosa ha portato a Lugano la calata del sciur Tami? Una squadra dissestata, un filotto di sconfitte inspiegabili, l’impiego di giocatori non nel proprio ruolo, e a detta del presidente, una pessima preparazione dell’ultima partita in Europa che ha portato ad una sonora sconfitta. Non vogliamo discutere giocatore per giocatore, non è di nostra competenza e non ne siamo probabilmente in grado, ma di certo questo Lugano che ha entusiasmato l’anno scorso, tanto da guadagnarsi l’Europa, è la brutta copia. A chi lo si deve se una ditta non funziona? Di solito al suo direttore ed allo staff dirigenziale. Allenare una squadra di persone che si pensano dei fenomeni, è una sfida difficile, perché per prima cosa bisogna far loro capire che sono tutto meno che fenomeni. Anche perché i fenomeni non rimangono a Lugano, in una squadra che flirta con la relegazione. Nessuna nota ironica; noi capiamo il presidente, le sue sfuriate: ci mette la faccia, ci mette i soldi ed è pure sempre criticato da chi ora si assume ruoli di commentatori ma che non ha mai messo un centesimo nel borsino per la causa Lugano. Noi lo abbiamo detto e ribadito sempre ed in ogni ambito. Prendere lezioni da chi non mette mano al borsino con suoi soldi (suoi non soldi dello Stato o di altri) fa male ed è poco rispettoso di chi invece ci mette tutto, soldi compresi. E allora che sia almeno rispetto verso un Presidente che da solo, ripetiamo da solo, si prende una squadra intera per mano e la conduce verso il sole e un cactus a chi si erge “saputello” ma quando si tratta di fare risultato fallisce meramente e si permette di calare lezioni a chi da a lui lo stipendio e non pensiamo uno stipendio da operaio di fabbrica….