Voglia di privatizzare da parte del pubblico, per vendere i rami buoni al privato, magari amici degli amici, e lasciare i problemi economici al pubblico. Già ora è incomprensibile come lo stato debba pagare prestazioni a cliniche private, ca. 100 mio all’anno, per permettere a ricchi e benestanti di decidere in che istituto curarsi, per potersi scegliere il menu migliore il tutto sovvenzionato dallo Stato. E la votazione andava in questa direzione, dare i rami ricchi al privato e tenersi la medicina di noi comuni mortali, ma per fortuna la popolazione non è stata tratta in inganno e ha rigettato questa scriteriata proposta. Il dichiarare gli stipendi dei vari manager delle casse malati serve solo a far capire come la sanità non è un bene comune ma un grandissimo business a cui nessuno vuole mettere le mani, per evitare di perdere i propri privilegi economici. Ogni ottobre gli annunci degli aumenti dei premi, qualche mugugno per un paio di settimane e poi tutto come prima; la gente paga, le prestazioni diminuiscono e i soliti che possono permetterselo si fanno curare in istituti privati, dove lo Stato sovvenziona con fior di milioni. Unica eccezione ammessa il Cardiocentro. Come la politica sanitaria stia imboccando una via decisamente negativa lo dimostra il fatto di come i più poveri, certo non scandalizziamoci anche in Ticino esistono molti poveri, devono rinunciare alle cure in quanto hanno una franchigia elevata per pagare premi più bassi. Allora 100 milioni alle cliniche private e 100 milioni in sussidi ai Ticinesi che non ce la fanno a pagare il premio esoso e sono 200 milioni messi sul tavolo a beneficio di pochi. Con questi soldi si potrebbe pensare veramente ad una cassa malattia pubblica, vicina alla gente e con premi compatibili, tipo fr 200 al mese per adulti e fr 50 al mese per giovani. Ma poi con questo sistema non si foraggerà più le dinamiche private e questo per acluni non va bene, anche perché non si favorirebbero più questi stipendi annuali dei manager che gridano allo scandalo. (ETC/rb)