Ora veramente la misura è colma. In settimana un traffico bestiale dovuto ai lavoratori, ben 65 mila frontalieri con almeno 40 mila macchine. Il fine settimana i turisti, poi se capita un incidente, apriti cielo non ci si muove più.
Aprire il passo del San Gottardo in anticipo non ci sembra sia una cosa improponibile. L’accoglienza parte anche da una pianificazione della mobilità fatta con intelligenza e capacità di interpretazione.
Allora invece di blaterare e mettersi le medaglie per cosa poi non si sa, sarebbe ora che si affrontasse il tema una volta per tutte, facilitando magari i trasporti pubblici, assolutamente troppo cari. Noi le soluzioni per il traffico settimanale le abbiamo scritte da anni: obbligo per chi assume i frontalieri di caricarsi del trasporto in Svizzera con Bus collettivi: leveremmo almeno 20mila vetture dalle strade e di colpo si risolverebbe tutto. Ma naturalmente la politica non ha il coraggio di prendere decisioni così radicali!
Per quello che è il traffico turistico, di passaggio, forse prevedere apertura dei passi con anticipo, informare di mettersi in viaggio ad orari scaglionati, azioni sui prezzi dei trasporti pubblici potrebbero essere delle soluzioni. Ma anche qui noi siamo i più bravi e pensiamo che loro, i turisti, vengono perché siamo belli. Questa favola è finita e lo dicono le cifre. L’anno scorso dopo 20 anni di perdita turistica, si è vista una freccia verso il positivo e tutti a mettersi le medaglie. Ora siamo nuovamente in Svizzera gli unici in passivo (dati ufficiali primo trimestre) e nessuno muove una “piega”.
Io turista, dopo 4 ore sul San Gottardo in colonna, senza che vi sia un servizio buvette viaggiante, poi mi faccio ancora un oretta per entrare a Lugano o Locarno, tutto a passo d’uomo. Entro in un ristorante e ho la sfortuna di avere un cameriere che mi tratta con supponenza, a prezzi magari esageratamente cari. Signori miei, addio bel Ticino. Poi possiamo fare di tutto, promuovere i Ticket, le regioni e fare nuovi loghi e nuovi immagini spettacolari ma se per raggiungerci bisogna fare un calvario… Sono solo riflessioni, che però dovrebbero essere considerate per evitare che chi investe nel turismo, pensiamo ai singoli imprenditori, non si trova poi a gambe all’aria e arrivederci e grazie.
(ETC/rb)