L’esperienza degli anni passati ci ha insegnato che inondare ogni stazione sciistica a fondo perso è perdente. Lo dicono gli studi, la meteo e i fatti degli anni passati. Troppo facile ricevere soldi ogni fine stagione senza preoccuparsi di portare a casa qualche risultato.
La meteo gioca poi un ruolo deterrente, e studi svizzeri dicono che sotto i 1600 metri non ha senso puntare sulla neve. Vi sono molte stazioni invernali che si sono innovate e puntano tutto sull’estate, mentre in inverno cercano soluzioni alternative di divertimento da offrire alla gente, con soluzioni verdi e non bianche. Tra l’altro finanziare le stazioni invernali tanto per tenere buoni le varie regioni per una pace politica non ha senso. Sciare è uno sport da ricchi, smettiamola di dire che è uno sporto popolare, non è vero!
Allora in Ticino vi sono due stazioni che per livello sopra il mare e per la neve quasi sempre garantita meritano attenzione di soldi pubblici, ma contenuti; parliamo di Airolo e Bosco Gurin. Le altre stazioni potrebbero ricevere finanziamenti se si rinnovano e offrono attività diverse e non legate esclusivamente alla neve. Basta andare a curiosare in certe stazioni invernali e vedere cosa propongono per capire che tutto ciò è fattibile.
Ricordiamo che molte famiglie stanno lottando per arrivare a fine mese, e molte altre per cercare di arrivare almeno alla terza settimana del mese senza dover intaccare i propri risparmi, o meglio i risparmi dei loro genitori. In questo contesto mi sembra un insulto dilapidare soldi per quei pochi che possono permettersi di divertirsi sciando.
Se ad uno sciatore invece di chiedere fr 40 per una giornaliera ne chiedete frs 70, questi la pagherà lo stesso, e diminuiremo in sifatta maniera i contributi statali, deviandoli verso temi ben più bollenti dello sciare.
Se una stazione invernale sa rivalutarsi in altre attività interessanti, anche i posti di lavoro, non poi così tanti, saranno salvaguardati e questo è quello che ci preme di più.
Allora sotto a proporre soluzioni e attività interessanti, a costo limitato, per permettere a tutte le famiglie di questo Cantone di passare delle domeniche allegre assieme ai propri figli. Ne va del benessere generale della popolazione, ne va nell’evitare depressioni e situazioni difficili, che si ripercuotono sull’intera società, creando costi ben più elevati nel campo della sanità. Forse invece di guardare solo davanti alla punta del nostro naso, bisogna arrivare ad avere visioni a medio termine, vincenti e durature, che non costino troppo alla comunità e permettano a tutti di rilassarsi ogni tanto. Questo non è solo il mio pensiero, ma quanto sento dalla gente che frequento nei vari bar del cantone, quei luoghi che ai politici non piacciono, perché si sentono sbattuti in faccia delle vere verità e fotografano lo stato in essere della popolazione. Loro frequentano bar esclusivi, dove un Rhum costa fr 21.– ed è chiaro che in quegli ambienti la crisi è una parola mai nominata e forse sconosciuta, oppure che non si vuole sentire. Scendere dal mirtillo per favore.
ETC/rb