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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Oggi il sole splende… sicuramente da qualche parte del mondo, ma non in Ticino! L’ultima domenica di febbraio che è anche quella che chiude i festeggiamenti del Carnevale è proprio freddina e anche un po’ ventosa. Diciamo che oggi l’inverno si è riappropriato del suo tempo. Magari è anche una buona scusa per risposarsi un po’ sul divano.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia, inizia con uno sguardo alla situazione internazionale a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina. L’attenzione mediatica su questo primo triste anniversario è stata molto grande; a noi preme fare alcune considerazioni di carattere economico, fermo restando che ci auguriamo che questa maledetta guerra termini il prima possibile e con la liberazione dell’Ucraina. In concomitanza con questo anno di guerra abbiamo visto tornare dopo circa quarant’anni di assenza il fenomeno dell’inflazione. Era dalla metà degli anni Ottanta che il problema principale delle economie europee era la disoccupazione poiché sul fronte dei prezzi si registrava una certa stabilità. Stabilità che per essere veramente precisi è iniziata a venir meno già prima dello scoppio del conflitto. Molti di voi si ricorderanno delle fiammate del prezzo del petrolio e delle fonti energetiche nell’autunno del 2021 come pure degli aumenti del costo dei materiali per il settore delle costruzioni già nella primavera dello stesso anno. In questo caso avevamo attribuito il rialzo dei prezzi ai ritardi causati dalle chiusure mondiali a causa del Covid19 e soprattutto ai problemi nelle catene di approvvigionamento in Asia. A posteriori comprendiamo che in realtà quei segnali erano l’inizio di un periodo inflattivo che ad oggi non riesce ad individuare una sola e unica causa. C’è una parte di inflazione che dipende da un aumento della domanda, una parte che dipende dall’aumento dei costi e in particolare di quelli energetici e delle materie prime, una parte che potrebbe ora innescarsi a catena se dovesse esserci una compensazione totale degli aumenti salariali, come non possiamo neppure escludere che la causa sia da cercare nelle politiche monetarie e fiscali troppo espansive degli ultimi anni.
Per quanto riguarda il conflitto segnaliamo che a differenza di quanto auspicato le sanzioni internazionali in Russia non hanno raggiunto totalmente gli obiettivi sperati. Mentre scriviamo queste righe è entrato in vigore il decimo pacchetto di sanzioni da parte della Comunità europea. In questo caso l’impatto economico è stimato in 13 miliardi di euro (circa 12.9 miliardi di franchi) e prevede nuovi divieti per l’esportazione in Russia di materiale elettronico, tecnologico e anche bellico. In aggiunta ci sono nuove sanzioni alle banche russe e anche la lista delle persone sanzionate si allunga di 121 nomi. Non si è raggiunto ancora un accordo per quanto concerne il divieto totale di importazione dalla Russia di asfalto e gomma sintetica come chiedeva la Polonia: a questo si sono opposte Germania e Italia che dipendono fortemente al momento da questo Paese. Nei prossimi mesi si parlerà di sanzioni che dovrebbero andare a colpire anche il settore nucleare russo e quello dei diamanti. Per il momento, però, quello che constatiamo è che l’impatto delle sanzioni volute dall’Occidente, purtroppo, non è stato così ampio come sperato. Certo l’economia russa ha subito il contraccolpo della guerra, ma non tanto quanto ci si aspettava. Un recente rapporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI) indica addirittura che nel 2023 non ci sarà nessuna recessione: il Prodotto interno lordo (PIL) russo dovrebbe aumentare quest’anno dello 0.3% e addirittura del 2.1% l’anno prossimo. Questo significa che l’economia russa potrebbe fare meglio addirittura di molte economie europee e pure degli Stati Uniti. Ma come è possibile?
I dati provvisori del 2022 indicano un calo molto contenuto del PIL e un avanzo commerciale che ha battuto tutti i record del passato. Ma come è possibile che una nazione sanzionata a livello internazionale con diverse modalità di intervento riesca ancora a generare enormi utili dalle vendite all’estero? A prima vista saremmo quasi tentati di ritenere che tutti questi pacchetti di sanzioni e gli strumenti come i tetti massimi al prezzo delle importazioni di materie energetiche (price cap) non abbiano giocato un grande ruolo. In parte è così, ma perché non tutto il mondo ha deciso di applicarle e perché probabilmente l’Occidente ha sottovalutato le capacità “dell’altra parte del mondo” di sostenersi vicendevolmente. In effetti, il nuovo rapporto del FMI constata come la Russia non sia stata esclusa dall’economia mondiale, anzi, essa va avanti a vendere e a guadagnare miliardi dalla vendita di gas e petrolio. E lo fa tranquillamente aggirando le sanzioni attraverso la triangolazione e lo smercio in paesi “amici” come Turchia, Cina, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan. Lo stesso succede con i beni di cui necessitano i cittadini russi: telefonini, lavatrici, pezzi di ricambio per le automobili. Al momento pare che non manchi nulla in Russia. Leggiamo anche che a differenza dei proclami delle prime settimane dall’inizio della guerra molte aziende internazionali sono ancora attive in Russia. Una cosa ci pare certa: sicuramente le sanzioni hanno messo in difficoltà l’economia russa, ma queste non basteranno a far terminare questa maledetta guerra.
E di crescita del frontalierato e di implicazioni sul mercato del lavoro ticinese abbiamo parlato nel nostro articolo settimanale “Frontalieri: perché il problema è peggio di quanto pensate”. In questo articolo partendo dalla constatazione che oggi 1 persona su 3 che lavora in Ticino vive altrove cerchiamo di mettere in evidenza alcune considerazioni a partire dalle quali sarà necessario affrontare il problema della sostituzione e della migrazione delle persone residenti. Nelle prossime settimane ci occuperemo di parlare di misure concrete a sostegno dell’economia del Cantone Ticino che possano portare a una situazione sana.
Trovate qui gli articoli della settimana
Frontalieri: perché il problema è peggio di quanto pensate
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
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Debito pubblico fuori controllo?
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120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978