“I capricci di Mnemosine” evoca il tema del ricordo, sottolineando la sua distinzione dalla mera memoria, contrapponendosi al vano richiamo della dea mitologica Mnemosine.
Nonostante il suo capriccio, i ricordi emergono con significato.
“I capricci di Mnemosine” è un breve viaggio alla ricerca del nostro passato, nel tentativo di trovare una risposta, di farne tesor e si configura come un disco intimo e avvolgente, permeato da suggestioni sonore gloomy e vintage.
La grana calda e gli accenni shoegaze richiamano la nostalgia del sound degli anni ’90, al fine di integrare con eloquenza il tema centrale.
I Sidèreo sono :
Daniele Quattrini, (Agamo), voce e chitarra
Valerio De Vito, (Mozzy), chitarra
Fabrizio Cimini, (Puchu), basso
Emanuele Marano, (China), batteria
Registrato e mixato, con tanta pazienza, da Luca Alfiero presso Loops Studio (Latina) loopsrecordingstudio.com
Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, nasce un’idea delineata nella bozza del futuro brano “I nostri buoni propositi”. Da qui la necessità di perseguire una sentita eredità alternative rock accompagnata da una granulosa dose di psichedelìa e malinconia.
Il progetto assume gradualmente forma, colore e, con la dovuta fatica di gestazione, si concretizza nel nome di ‘Sidèreo’. Solo più tardi viene riconosciuto il nome di “sidèreo”. Il termine “sidèreo” (attenzione all’accento) significa “relativo alle stelle”, o “delle stelle”. Esso riporta l’attenzione anche al più vicino termine desiderio (dal latino “de” + “sidus”), inteso come “appetire qualcosa che manca”.
Il de-siderio è una speranza di manifestazione, da un briciolo, di una stella
ASCOLTA QUI “I CAPRICCI DI MNEMOSINE”
Soren Kierkegaard spiegava che il ricordo non si limita alla memoria. Nel processo dell’invecchiamento, l’individuo può perdere la memoria, ma ciò che rimane è qualcosa di profetico e poetico: i ricordi. Il ricordo suscita partecipazione e coinvolgimento emotivo. La memoria, al contrario, può fungere da semplice archivio di date e fatti. La parola “ricordo” stessa suggerisce un richiamo al cuore, accentuando la sua connessione emotiva. Si parte pertanto con una preghiera rivolta a “Mnemosine”, per accendere quel lume che darà il via a tutto, ma si giunge amaramente alla consapevolezza di dover, in ultima analisi, fare proprio per contro. Dall’altra parte c’è l’oblio. Tutto ciò per riprenderci in ritardo, negli ultimi giorni di gennaio, tra lenzuola stanche, ineggiando a “i nostri buoni propositi”, ovvero ciò che può spingerci avanti nello scavo di questo substrato onirico. “Tra ricordi e sirene” è uno spensierato rimando al passato, dove quegli avvenimenti talvolta crudeli ci hanno plasmato in qualche modo e ci hanno reso ciò che siamo. Superficialmente, li ricordiamo con una nostalgia positiva, legata all’affetto, probabilmente verso noi stessi. Solo successivamente emergono le trame più oscure, sottolineate da “un lavoro ben fatto”, nella scoperta di un vecchio animale raro che serba ancora rancore. Il nostro capriccio è riportarlo alla luce, anche solo per percepire il colore che assume. E poi ripetere, ripetere, ripetere, come gradisce il nostro buon sangue, “repetita iuvant”. Il tutto per non perdere ciò che stiamo faticosamente facendo emergere, evitando inutili allegorie e riservandoci il gioco delle parti tra scherno e rivincita di quel momento perfetto, che come “formica” cerchiamo di ricostruire con una certa ostinazione, rimarcando il girotondo che ne consegue: “così sciocco l’uno, così l’altro crudele, si chiamano, si riconoscono nelle frasi più ingenue”. Infine, da questo breve viaggio bisogna trarre una conclusione, un “resoconto”, in cui nessuno è pronto a fare tesoro di tutto il trascorso, o trarne un insegnamento. Tuttavia, con la stessa nostalgia, torneremmo volentieri indietro, magari per ripetere le stesse identiche cose. O forse solo una parte di esse?
Una cosa è sicura, ne usciamo in qualche modo migliori.