Da oltre venti anni assistiamo a progettualità pubbliche poco sostenibili, che sempre hanno bisogno tante iniezioni di soldi pubblici. In tempi dove le finanze arrancano in generale, bisogna ingegnarsi per continuare a cercare di trovare finanziamenti gestionali annuali che sopperiscono alle continue perdite economiche, chiamiamole strutturali. Allora assistiamo a studi con scenari holliwodiani che dipingono il nostro cantone come una regione dal potenziale immenso. Da venti anni i dati turistici dicono che andiamo sempre peggio, in controtendenza a tutti gli studi commissionati a costi elevatissimi.
Ecco allora che nei vari enti pubblici si devono nominare personalità per dare una certa credibilità al sostegno delle richieste di soldi pubblici. E quello che ci infastidisce sono quei dipendenti quadro di questi progetti fallimentari che affermano in ogni dove, a sproposito, che chi non la pensa come loro é negativo e deve essere colpevolizzato come elemento destabilizzante e causa del non raggiungimento degli obiettivi. (Noi a detta di alcuni saremmo tra questi). Riteniamo di discutere i temi e mai le persone, e se ogni tanto abbiamo uno spirito critico é perché sentiamo gli umori della gente normale, quella che lavora e deve avere un risultato positivo, pena la chiusura immediata dei loro commerci e artigianati.
Non entriamo nei dettagli, ma li abbiamo in mente tutti, ma semplicemente chiediamo che proprio quegli enti pubblici abituati a non fare di conto perché comunque a fine anno/stagione i conti vanno in pareggio con iniezioni di tanti soldi pubblici a “gogo”, senza un’analisi degli sforzi fatti atti ad evitare perdite. In momenti di crisi anche i nostri politici iniziano a chiedersi se non sarebbe il caso di chiudere i rubinetti per quei progetti che partono da subito perdenti. Ecco allora che chi ha bisogno di soldi si rivolge a istituti di consulenza, pagandoli naturalmente profumatamente e con soldi pubblici, per avere rapporti più o meno “compiacenti” a giustificazione di ricevere ancora sussidi senza doversi preoccupare minimamente di pareggiare i conti.
Una ditta affinché funzioni deve avere una location attrattiva, investimenti sostenibili, pareggiare i conti o avere utili e pagare i propri collaboratori con salari decorosi. Non a ore con possibilità di lasciarli a casa o riprenderli a loro piacimento, e assumere laddove sia possibile personale residente. Se una ditta, non soddisfa questi parametri, possiamo fare tutti gli studi di fattibilità ma ci ritroveremo sempre con una palla al piede, bruciando risorse finanziarie che altrimenti usate potrebbero dare risultati ben migliori. Il privato ragiona con i conti economici, le aziente para statali o pubbliche ragionano con la poesia. Ora basta a studi di fattibilità nei più disparati settori ma una volta per tutte anche lo Stato prima di sussidiare deve avere in mano la situazione economica reale e non documenti con magie contabili per nascondere quello che non si voglia appaia. Semplice no. E quando si forniscono dati al pubblico si abbia l’onestà intellettuale di dirli nella loro integrità e non solo ciò che fa comodo o suscita stupore. Non siamo più ai tempi delle mele ma siamo in difficoltà globale e vanno privilegiate le famiglie e le attività che presumibilmente possano offrire garanzia di guadagno. Tutto il resto sono bugie o mezze verità. (ETC/RB)