Durante la lunga, quanto entusiasmante, avventura con i vari programmi televisivi per i quali ho lavorato, rammento con piacere due puntate dedicate al comprensorio territoriale di Piglio in provincia di Frosinone; per meglio presentare al pubblico due grandi vini laziali: il Cesanese del Piglio e la Passerina. Piglio fa parte di una serie di borghi medievali edificati sulle pendici del monte Scalambra da dove, osservando la valle del Sacco, si possono notare splendidi vigneti e oliveti. E’ un borgo caratterizzato da piccole stradine che convergono al Castello posto sulla cima del paese; il centro conserva la conformazione a spina di pesce e, oltre alla Villa Romana, spicca la presenza di vari luoghi di culto come il Convento di San Lorenzo e il Santuario della Madonna delle Rose.
La tradizione vitivinicola e olivicola caratterizza fortemente il territorio situato proprio nel cuore della Strada del Vino Cesanese. Ricordo bene che all’arrivo a Piglio, nel tardo pomeriggio, ad attendermi c’era Maria Berucci produttrice vitivinicola e direttrice proprio della Strada del Vino Cesanese. Prima tappa il B&B, dove soggiornerò e poi, dopo avere scaricato i bagagli e le attrezzature del mestiere, insieme a Maria raggiungo Pier Luca Proietti nel cuore del borgo antico. Anche Pier Luca è della Strada e, pur essendo giovane, come lo è Maria, mi accorgo subito che è un buon tecnico del vino e un passionario della materia ampelografica. Con i due ragazzi iniziamo a redigere quelle che saranno le scalette delle puntate all’interno delle quali inseriremo si il vino, ma anche alcune curiosità del territorio che ci vengono da loro segnalate. Intanto arriva l’ora della cena. Pier e Maria mi
portano all’antica osteria del Sig. Andrea Lolli dove ci godiamo un vero carosello di sapori della zona: salumi e formaggi tipici, verdure di stagione, confetture artigianali e un carrellata straordinaria di carne alla griglia. Il tutto annaffiato dai vini che vogliamo proporre in TV.
Il Cesanese del Piglio, pur portando il nome del di un solo Comune lo si produce in un ampio territorio che comprende anche i paesi di Serrone, Acuto, Paliano e Anagni, I tanti reperti storici rinvenuti in loco testimoniano che la zona, prevalentemente collinare, può vantare una nobilissima e antica tradizione vitivinicola. Il suolo è di origine vulcanica e la sua conformazione consente di avere una buona esposizione dei filari con una conseguente importante potenzialità enologica.
Il vitigno che, come da disciplinare deve essere utilizzato al 90%, è il Cesanese di Affile e/o Cesanase Comune. In realtà il comune di Affile è posto sul confine della provincia ma è già sotto Roma e a tal proposito si narra una leggenda secondo la quale, fu un adolescente di Piglio a trafugare di notte il vitigno e ad impiantarlo sul suo paese. Di certo è che il Cesanese del Piglio è probabilmente il più rinomato dei tre tipi di Cesanase prodotti in Ciociaria: Cesanese del Piglio, Cesanese di Affile e Cesanese di Olevano.
E’ un vino dal colore rosso rubino con riflessi violacei, dal profumo tipico del vitigno con note di frutta e dal sapore secco, armonico, con un piacevole retrogusto amarognolo. Lo si trova anche nella versione superiore, riserva, amabile e frizzante. Per il restante 10% in termini produttivi si possono utilizzare altri vitigni a bacca rossa autorizzati dalla Regione Lazio. Il Cesanese dl Piglio o Piglio è l’unica DOCG della Regione e il riconoscimento è avvenuto nell’agosto del 2008.

La nostra cena volge al termine e l’appuntamento con Maria e Pier Luca è fissato per l’indomani mattina presto. La prima tappa è un allevamento di Asine chiamato Milkland dove si produce latte d’asina ma, con una particolarità. Ettore Togneri, il titolare, mi racconta infatti che il terreno dove è sorto l’allevamento, era stato acquistato per la realizzazione di un cimitero per animali. Poi, come spesso succede, l’orientamento è mutato ed eccoci di fronte a 250 asine in mungitura. Il latte d’asina è particolarmente pregiato e richiesto sia per la produzione di cosmetici che per l’allattamento dei bimbi che non possono ingerire latte vaccino in assenza di latte materno. Le asine producono poco, meno di un litro al giorno, motivo per cui il prezzo sul mercato è decisamente diverso dalle altre tipologie di latte. Si riparte e si raggiunge un produttore di vino: Paolo Perinelli. Paolo è il presidente del Consorzio dei produttori di Cesanese del Piglio e quando arriviamo i suoi collaboratori stanno vendemmiando. Giriamo immagini e intervistiamo il produttore e, naturalmente ci gustiamo l’aperitivo; questa volta un buon bicchiere di Passerina. In realtà il vitigno Passerina lo troviamo anche in altre Regioni come le Marche e l’Abruzzo motivo per cui qui, su questa terra, la denominazione è Passerina del Frusinate IGT. Viene per lo più prodotto con uva Passerina, vitigno a bacca bianca, ha un bel colore giallo paglierino mentre i profumi sono di agrumi maturi e ananas, il sapore è decisamente vellutato. Come per il Cesanese dedichiamo il giusto spazio nel programma televisivo anche alla Passerina in modo tale, grazie alla collaborazione dei produttori e degli amici della Strada del Vino, di essere chiari nelle spiegazioni per chi ci ascolta da casa. Salutato Paolo è la volta del pranzo che è già in fase di preparazione in una dimora storica di Piglio del 700: Casa Massimi. E’ una sequenza di sapori e profumi ma soprattutto ci consente di conoscere Manfredi Berucci che non solo è il padrone di casa ma anche il papà di Maria e grande conoscitore della storia di Piglio. E’ un personaggio affascinante, i suoi racconti intervallano le portate e le degustazioni dei vini; inutile dire che anche lui è un produttore appassionato e tra i Papi di Anagni e le leggende Napoleoniche il pranzo scorre piacevolmente. A toccarci il tempo e a riportarci alla realtà è Pier Luca che ha organizzato un tour tra cantine e vigne per il pomeriggio. Incontriamo così Andrea Martini nella sua cantina e Giovanni Terenzi direttamente in vigna. Il primo è un giovane produttore ma con le idee molto chiare su come si produce buon vino, l’altro è un signore simpaticissimo che ci parla con una marcata inflessione dialettale. Interviste e immagini di bottiglie e viti sono doverose. E’ bello confrontare le generazioni che all’unisono proseguono nel lavoro della vigna, così come è sempre emozionante viaggiando per l’Italia scoprire le storie delle gente così diverse e al contempo così uguali. Da Sud a Nord è un intrecciarsi di lingue, di gesti, di usanze semplici quanto fondamentali. La giornata volge al termine, una tappa al B&B per una doccia e poi una taverna tipica di Piglio. E’ l’Hosteria del Vicolo Fatato. La sequenza degli antipasti sarebbe sufficiente a placare la fame. Salumi tipici come la salsiccia e il prosciutto di Guarcino, gli sformati di formaggio e di verdure, il pane appena sfornato, i primi tra gnocchetti, zuppe e tagliolini, le carni di maiale, vitello e coniglio, e infine i dolci altrettanto squisiti.
La serata volge al termine, domani mattina ci aspetta la ciambella storica di Serrone.
Ci troviamo presto con Maria e Pier Luca per il primo caffè del giorno e raggiungiamo la frazione La Forma che è la più grande del paese di Serrone. Qui c’è il Bar Lazio che in realtà è anche una rinomata pasticceria dal 1949. Il nome Lazio non deve confondere nessuno per via delle Regione in cui ci troviamo, il riferimento è totalmente calcistico. Troverò le foto di Totti? No!!! Assolutamente no. Tra un Giorgione Chinaglia d’annata e altre foto storiche biancocelesti conosco i titolari ma, soprattutto, la Ciambella Serronese. E’ un prodotto semplice fatto con uova, farina, sale e anice; la si può gustare con delle confetture dolci ma anche con i salumi: ideale poi con un buon bicchiere di Cesanese del Piglio. La sua tipicità oltre che nel gusto sta nel fatto che anticamente, essendo una ciambella con il buco, veniva portata al braccio, a mo di braccialetto, dalle persone che andavo in vendemmia in modo tale da poterne morsicare un pezzo ogni tanto come forma di sostentamento, senza dover smettere di lavorare. Altri tempi.
E così anche per questo articoletto ho dato fiato alla memoria, ad un frangente tratto dai tanti viaggi di lavoro. Da quelle due puntate qualche anno è trascorso ma Piglio e il suo buon vino sono ancora li al loro posto. Se vi capita godetevi sia il luogo che il buon vino.
Fabrizio Salce
salvatore ruggiero
secondo la guida dei vini dell’Espresso un Cesanese del Piglio docg, esattamente l’Hyperius 2012 – Emme (Lazio) ha ottenuto il terzo posto tra i migliori vivi rossi venduti a meno di 10 euro. col punteggio di 16,5/20. Prezzo: 7/8 €