Nato e vissuto fino al quarto corso di ripetizione a Bellinzona, sono ritornato dopo oltre quattro decenni passati «in dent» in Ticino e ho trovato forse anche logicamente una città molto differente rispetto a quella a me familiare. Passeggiando per i viali e le strade del centro mi é subito balzato all’occhio che in confronto ai «bei tempi», vi sono quasi piu’ negozi di ottica che altri. Non che io sia contrario a questo importante ramo commerciale, ma la decisione delle Autorità comunali di non concedere al Guastafeste un decente posticino per piazzare al mercato del sabato una semplice bancarella sul viale della Stazione, mi dimostra che i regnanti della Turrita, palesemente miopi, non usano per niente le ampie offerte dei sopracitati capaci professionisti. Al contrario e a larga veduta vengono pero’ tollerati i numerosi mendicanti travestiti da Equadoriani che alle uscite dell’autosilo di Piazza del Sole chiedono (illegalmente) l’elemosina ai passanti. Applica per caso la nuova, grande e aperta Bellinzona leggi elastiche basate su due pesi e due misure e a seconda da che parte tirano i «trii bofitt» di casa? Il fatto che per informare i cittadini su un’iniziativa cantonale e raccoglierne le firme non si deve stare ai bordi ma in mezzo alla gente dovrebbe essere, oltre che un diritto democratico tuttora valido in questo paese, chiaro come il bianco dell’uovo. Se non fosse cosi’ si potrebbe tra l’altro anche pretendere che i prossimi comizi elettorali avvengano solo all’interno della cabina telefonica in disuso che fa bella mostra di sè sui Monti di Artore. Chi non fosse interessato all’iniziativa del Ghiro non avrebbe che da passare davanti alla sua bancarella senza fermarsi, cosi’ come lo fanno i vegetariani davanti a quelle dei salumieri. Spero che questa tragicommedia non faccia parte dei nuovi obiettivi di questa una volta orgogliosa e liberale Capitale, altrimenti buonanotte mia cara povera Bella in zona!
Flavio Laffranchi, Losone.