Sappiamo che nella Commissione Sanità e Socialità si è discusso dei vantaggi che si
ottengono in generale per la qualità delle cure e per la riduzione dei costi mediante la
concentrazione di alcune specialità mediche in pochi ospedali. Fra queste si cita anche
l’ostetricia e si fa l’esempio della maternità di Mendrisio che sarebbe troppo piccola per garantire la
qualità delle cure. Si dimentica però che il parto non è una malattia da curare bensì un evento
naturale che nella maggior parte dei casi è “a basso rischio” e può avere un decorso fisiologico che
non richiede l’intervento medico, salvo rare complicazioni impreviste. Secondo la legge svizzera questi
parti possono avvenire anche a domicilio o in una casa della nascita o in un ospedale con una levatrice
di fiducia (aggiunta) come figura professionale di riferimento. E i costi sono almeno dimezzati!
Ci sono purtroppo anche i casi “ad alto rischio” (meno del 20% delle nascite) che richiedono invece un
intervento medico specializzato. Per questi ha sicuramente senso concentrare gli interventi in una o
due strutture ospedaliere del cantone.
Chiudere la maternità di Mendrisio priverebbe però un’intera regione di un punto nascita
su cui possano contare le future mamme che desiderano un travaglio spontaneo e un
parto naturale in ospedale, oppure anche un parto a domicilio, possibile solo se c’è un
ospedale a distanza di sicurezza! Si aumenterebbe per tutte loro il rischio di partorire in viaggio
verso Lugano, oppure quello di subire induzioni o cesarei programmati non necessari. Pratiche
applicate già ora a quasi i 2/3 di tutte le nascite, una preoccupante e costosa forma di
sovramedicalizzazione! È questo che vogliamo? Forse non è un caso se oggi il 30% delle mamme
ticinesi non sono soddisfatte della loro esperienza di parto, come denunciato nell’Appello per
un’esperienza positiva di parto lanciato dalla nostra associazione e confermato anche dall’indagine
di Mamma Nascita Libertà con 1300 risposte.
La maternità di Mendrisio non deve essere semplicemente chiusa! Caso mai si potrebbero
studiare modelli alternativi per mantenere comunque un punto nascita ospedaliero nella
regione pur riducendo i costi. Le soluzioni ci sono e sono già state applicate in situazioni
analoghe nel resto della Svizzera. A nome di molti futuri genitori chiediamo che la Commissione,
il Gran Consiglio e poi il Consiglio di Stato ascoltino il parere delle dirette interessate e si assumano
la responsabilità di salvaguardare il diritto fondamentale delle donne che lo desiderano di
vivere un parto naturale, e quello dei bambini di nascere quando i loro polmoni sono
davvero pronti, perché sono loro a scatenare il travaglio spontaneo!
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