La percezione che quest’anno ci sia stata meno gente in quel di Carì è stato argomento preferenziale nelle discussioni nei bar. Certo nei bar. In quei luoghi si trova la gente, si sente il polso della popolazione e si viene tuffati in realtà che i nostri politici non conoscono, vivendo solo in ambienti snob oppure nelle stanze dei bottoni dove il mondo reale non li sfiora minimamente. Bevendo un caffè una di queste mattine con un personaggio che è affidabile nei suoi commenti, lo abbiamo stimolato, investendolo di critiche sulla politica turistica estiva del luogo. Dopo qualche giorno, lo stesso personaggio ci ha avvicinato mostrandoci una sua inchiesta, della quale non dubitiamo minimamente della veridicità dei dati, anzi lo ringraziamo per il tempo dedicato e la sua dedizione.
La pensione della stazione turistica leventinese ha constatato una diminuzioni dei residenti, le famose casette secondarie, e di riflesso un aumento di turismo di giornata, fatto che ha permesso di mantenere la situazione simile all’anno 2017 per quanto riguarda il periodo estivo. Il panettiere, quello che ogni giorno effettua il giro e distribuzione del pane nelle buca lettere, un lusso per il turista residente, ha notato minor presenza dei residenti e un calo degli affari. Un altro ristorante sulla strada tra Faido e Carì, denota meno presenze e calo degli affari.
Il macellaio del paese si dice soddisfatto in quanto gli affari si sono mantenuti allo stesso livello del 2017 se non un leggero miglioramento. Il benzinaio mantiene la stessa cifra d’affari, dovuta anche alle immense ed infinite colonne che hanno stimolato i turisti che ritornano a casa all’estero, di frequentare la cantonale e se del caso fare benzina. La Capanna “Ganna Rossa” ha registrato incrementi di presenze. Pure il negozio di sport notifica un miglioramento degli affari rispetto la passata stagione. Il paesano di Carì parla di un forte incremento, dovuto anche alla possibilità di acquistare il proprio formaggio con il distributore automatico.
Tutto questo fa colorare la situazione in maniera non così pessimistica come la percezione delle persone. Fermarsi a queste affermazioni sarebbe molto riduttivo. La base dice che gli affari sono stabili, sempre considerando cifre basse nella sua complessità. Sulla bilancia andrebbe messo cosa spende il comune per stimolare il turismo, pensiamo all’animatore turistico e ad altri investimenti importanti, che probabilmente non hanno una rispondenza economica tale da giustificarne gli investimenti. O meglio, rubiamo le parole del presidente di Ticino Turismo, signor Rampazzi che in una riunione ha affermato quanto noi andiamo dicendo da anni: inutile investire soldi pubblici se poi i privati non investono pure loro in entusiasmo e strutture. Affinché gli affari possano incrementarsi soddisfacentemente vanno regolati i tre attori che sono l’anima pulsante del turismo. Investimenti pubblici, la politica deve attivarsi in tempi veloci adattandosi alle situazioni che il turista esige e il privato deve evidentemente mettere del proprio. Abbiamo l’impressione, personalmente, che nei tre pilastri che devono amalgamarsi affinché possiamo dire di essere un villaggio a vocazione turistica il lavoro da fare è ancora molto. La base che gli affari non sono regrediti, magra consolazione e forse specchietto per le allodole, dovrebbe essere un trampolino di partenza vera per un’analisi dei costi reali che sopporta il comune per il Turismo, e la risposta effettiva. Il fatto che i posti letto nella regione diminuiscono, le aziende chiudono e i posti di lavoro offerti regrediscono sono segnali concreti che si scontrano, con il detto “tout va bien madame la marquise”. Non è così!
Che si possa finalmente raggruppare i commerci e da loro sentire gli umori e che la politica agisca di conseguenza, e se vi sono posizioni inutili per il turismo, che si abbia il coraggio di prenderne atto e agire di conseguenza!
In conclusione le premesse per partire e migliorare incrementando gli affari ci sono tutte. Basta che con umiltà chi di dovere agisca, perché il turismo non è filosofia ma è economia e deve portare soldi al paese, tanto da poter investire, aprire nuove attività e garantire nuovi posti di lavoro come anche dare ai giovani opportunità di apprendere una professione in loco. Tutto il resto è aria fritta.