Dirigenti scolastici, docenti, maestre e maestri, educatori/trici e operatori/trici, organizzazioni del civismo attivo, associazioni e cooperative sociali attivi quotidianamente nel contrasto alla povertà educativa e nella promozione di un’ educazione di qualità per tutti dovrebbero coltivare delle pretese specifiche in questo ambito.
Le rimembranze, di cui viviamo e assistiamo inerti in questi ultimi anni, invece di essere indirizzate unicamente a migliorare condizioni salariali degli attori pubblici, dovrebbero tenere presente prioritariamente le tante e straordinarie esperienze educative presenti nelle varie regioni del cantone, spesso animate da una collaborazione virtuosa tra scuola e privato sociale, che avrebbero bisogno di un governo pubblico competente e lungimirante che sia in grado di renderle fare ordinario e prioritario della politiche pubbliche.
Si ritiene importante superare quella frammentarietà delle azioni che vede, troppo spesso, i diversi attori agire a compartimenti stagni, per dare risposte ai bisogni dell’oggi, rammendando le emergenze, senza però riuscire a costruire una rete fatta di solide alleanze, che tramite azioni durature consenta di dare continuità ai processi, pochi, faticosamente attivati, grazie ad una programmazione condivisa da tutti gli attori.
Patti educativi e contrasto alla povertà educativa
Vi sono delle idee che andrebbero condivise dopo discussioni proattive:
• le politiche della scuola e dell’educazione, e in esse il contrasto della povertà educativa nelle sue molteplici forme e dimensioni, sono politiche e investimenti che devono essere assunte come una delle priorità della politica scolastica cantonale;
• investire in scuola, educazione e contrasto della dispersione e del fallimento formativo è presupposto, condizione indispensabile, per garantire sviluppo giusto e benessere collettivo non solo del mondo scolastico;
• l’educazione, la formazione e la cura della crescita di bambine/i, adolescenti e giovani sono compiti complessi che, pur avendo al centro la Scuola, investono una molteplicità di attori che necessariamente devono connettersi per creare un sistema stabile di relazioni capace di far confluire, nell’ottica di una interprofessionalità e senza temere sovrapposizioni, le diverse competenze presenti sul territorio offrendo in tal modo una varietà di occasioni di apprendimento dentro e fuori la scuola nell’ottica di un sapere diffuso, senza che si creino gelosie e prevaricazioni di nessun genere tra gli attori coinvolti;
• la povertà educativa è un fenomeno grave per il Cantone Ticino per la sua complessità di dimensioni e determinanti richiama alla necessità che si strutturino risposte altrettanto forti e capaci di attivare – in un lavoro condiviso- più attori, più competenze, più sguardi con la scuola al centro, riconosciuta nella centralità della sua funzione educativa e allo stesso tempo consapevole della sua non auto-sufficienza a farsi carico da sola del fenomeno.
I Patti Educativi appaiono come lo strumento più idoneo e capace di garantire la gamma delle azioni necessarie per intervenire adeguatamente sulla multifattorialità della povertà educativa. I patti educativi sono l’occasione per permettere al sistema scolastico di arricchirsi delle specificità e delle chiavi di lettura che la dimensione locale suggerisce offrendo il contesto in cui la scuola è posta al centro di processi di rigenerazione degli spazi urbani in cui essa stessa, grazie alla connessione con le tante risorse presenti , si fa incubatrice di sviluppo.
Ma i Patti, per avere un impatto concreto, devono superare il terreno dell’azione sperimentale e straordinaria per diventare strumento di policy ordinario, per contribuire a processi di sviluppo delle reti territoriali intorno alla “scuola aperta” e allo sviluppo locale sostenibile.
Si tratta di aprire percorsi permanenti nei quali le istituzioni con i loro responsabili siano disponibili a condividere con gli altri attori della comunità educante potere sugli indirizzi, sulla programmazione e sull’uso delle risorse. Riconoscendo in primis le scuole e i soggetti del civismo attivo e del privato sociale come attori portatori di saperi centrati sul fare e sull’immersione nella realtà, evitando di sprecare quell’immenso patrimonio di esperienze capitalizzate nel passato e mai riprese nel presente per il futuro.
Messo a punto una politica scolastica globale degna di tale nome, come dalle osservazioni di cui sopra, diventerà pure una ridefinizione salariale e di prestazioni motivo di rivendicazione, in questo caso non sarà fine a se stessa ma sarà il globale del sistema scuola che vorrei vedere nell’immediato futuro, tralasciando le solite ignobili discussioni a cui assistiamo da anni, dove solo l’ideologia partitica tende a bloccare ogni sviluppo della scuola, limitandone di per se stesso il suo sviluppo positivo a favore dei giovani e della società tutta che verrà.
(red)