Oggi amici cari vi parlo con grande piacere e un sano entusiasmo di un’altra perla che potete trovare in Provincia di Cuneo e più precisamente nella città di Bra. Non vi segnalerò nulla legato alla celebre gastronomia o ai pregiati vini di questa terra ma vi porterò in un mondo straordinario che ha dell’incredibile.
Dovete sapere che all’interno dell’azienda Bra Servizi, situata al numero 25 di Corso Monviso, è stato allestito un museo, tra i più importanti in Europa nel suo genere, della scrittura meccanica, ovvero la storia della macchina per scrivere. Si tratta della “Collezione Domenico Scarzello” ricca di macchine restaurate e totalmente funzionanti che raccontano il progresso della società negli ultimi due secoli.
Domenico Scarzello è un personaggio interessantissimo, grande appassionato, ricercatore, restauratore ed esperto del settore. Ma chi fu invece ad inventare tale strumento? La storia della nascita della macchina per scrivere è ancora dubbiosa ma di certo sappiamo che tra i padri vi fu un piemontese, un avvocato novarese, Giuseppe Ravizza che nel lontano 1846 realizzò un prototipo di macchina a scrittura invisibile, brevettato poi nel 1855 con il nome di “Cembalo Scrivano”.
Da allora l’evoluzione dello strumento al passo con gli sviluppi tecnologici ha lasciato una serie di accorgimenti in uso ancora ai giorni nostri. Per esempio la tastiera di tipo “Qwerty” utilizzata su tutti i computer commercializzati nel nostro paese. Qwerty altro non è che la sequenza delle lettere dei sei tasti della riga superiore, schema brevettato da Christopher Sholes nel 1864.
Ma la macchina per scrivere ha avuto delle valenze storiche di assoluta importanza non solo dal punto di vista tecnologico ma anche e, soprattutto, sociale per l’emancipazione femminile. Le donne grazie all’utilizzo delle macchine per scrivere entrarono a pieno titolo negli uffici e nel mondo lavorativo con una maggiore parità rispetto agli uomini.
Nel locali adibiti a museo ampi spazi sono dedicati alla “Olivetti” la storica e celebre fabbrica italiana fondata ad Ivrea da Camillo Olivetto nel 1908. Sappiamo tutti molto bene che la Olivetti divenne leader nel mondo per la sua produzione di macchine per scrivere e non solo: nel 1965 fu la prima al mondo a produrre il personal computer “Programma 101” presente e funzionante all’interno del museo. L’Olivetti fu anche tra le prime aziende al mondo a produrre stampanti per ufficio già negli anni 60. Doveroso citare la “Olivetti M1” la prima macchina prodotta industrialmente in Italia, un modello importantissimo per i suoi contenuti tecnologici che hanno nel tempo agevolato la produzione e lo sviluppo aziendale. La M1 fu progettata dallo stesso Olivetti.
Al museo potrete apprezzare macchine meravigliose che abbracciano il periodo che va dal 1880 al 1960, tutte funzionanti e collezionate da Domenico con il quale avrete il piacere di sentirvi raccontare la storia di ogni pezzo con una attenzione ai minimi particolari storici e tecnici davvero straordinaria. Le macchine esposte provengono da ogni parte del mondo: Stati Uniti, Giappone, Messico, Africa del Nord e da tutta Europa. Le loro differenze sono entusiasmanti, tastiere, caratteri, movimenti, materiali un mondo che vi affascinerà ne sono certo.
Tra i modelli che potrete osservare e conoscere da vicino la Hammond n.1 prodotta quasi interamente in legno e dotata di tasti di ebano macchina americana del 1884. Del 1901 la Sholes visibile n.1 realizzata in poche unità e unica nel suo genere. La Sholes and Glidden del 1874 la prima prodotta commercialmente al mondo, la Franklin n.7 con tanto di raffigurazione di Benjamin Franklin, uno dei fondatori degli Stati Uniti d’America. E poi la Mignon n.2 del 1904 di provenienza tedesca, la madre di tutte le macchine per scrivere indice: una sorta di “touch” moderno a tutti gli effetti. La macchina per scrivere più piccola al mondo, la Taurus, italiana e datata 1908. Decine e decine di modelli uno più prezioso e interessante dell’altro; dalle macchine della prima guerra mondiale per i dispacci militari piccole e portatili, alle macchine della Germania Nazista con tanto di tasto con le Rune delle SS. Dalla Olivetti coloniale alle moderne degli anni più recenti. Dalla famosa “lettera 22”, alla 32 usata da Oriana Fallaci, dalla “Valentine” del 1969 alla più antica “Corona” tanto amata da Ernest Hemingway. Le macchine del ventennio italiano e quelle di fine 1800.
Grazie alla pregiatissima collezione scoprirete curiosità e particolarità delle quali mai avreste pensato, come per esempio quale fu il primo romanzo scritto a macchina o ancora: dove è nato il simbolo@ usato ai giorni nostri per la posta elettronica? Ma di questo ve ne parlerò in un altro articolo, sempre che prima non andiate a visitare il museo di persona.
L’esposizione è godibile tutti giorni, aperta per visite singole, di gruppo e scolaresche, grazie all’ausilio di stampe d’epoca e filmati moderni il museo ripercorre la storia della scrittura meccanica dagli albori ai giorni nostri. Visitarlo è una vera esperienza emozionale, è un arricchirsi di nozioni storiche, ed è un piacevolissimo modo di cimentarsi alla tastiera come facevano un tempo i grandi scrittori.
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