La gestione degli ungulati, cervi e cinghiali in particolare, da tempo è problematica. Con la scomparsa del bracconaggio (mestiere nell’illegalità, duro ed impegnativo, sempre meno ricompensato), gli ungulati, non avendo più segnali contrastanti, sono penetrati sul fondovalle a saccheggiare la produzione agricola e di fatto insediandosi. Lo Stato, in particolare la direzione dell’Ufficio preposto si è fatto trovare impreparato e dedito a tutt’altri obiettivi che il contenimento della specie sul fondovalle. Il Gran Consiglio nel 2004 con la modifica dell’art. 34 cpv2 della Legge sulla caccia ha messo l’Ufficio Caccia e Pesca (UCP) nella posizione di poter intervenire in modo efficace contro la colonizzazione del fondovalle. È stata determinata la possibilità di prelevare animali viziosi (quelli insediati sul fondovalle) e di fare capo anche alla guardiacampicoltura per prelevarli. Nonostante questo chiaro segnale non furono fatti prelievi particolari di cervi sino al 2013. In questi dieci anni il fondovalle è stato di fatto consegnato alle femmine di cervo portatrici di tradizione. Portatrici di tradizione in quanto insegnano e tramandano al gruppo dove insediarsi e dove sono le riserve di foraggio. I danni salirono alle stelle. Quelli all’agricoltura, solo in parte coperti, salirono oltre il milione e quelli alle auto non si sa ma il numero di incidenti triplicò. Nel periodo estivo si possono vedere cervi sul fondovalle durante il giorno, cose in precedenza mai accadute in quanto il cervo nella bella stagione è dedito a salire sulle cime.
A conferma di quanto si afferma in questa mozione si richiama il Messaggio 7411 del 6 settembre 2017.
Fin qui possiamo parlare di passivismo e anche di responsabilità dell’Ufficio nei confronti del problema, in quanto il legislatore è intervenuto per tempo dando la base legale e gli strumenti adeguati per affrontare la situazione.
L’insediamento degli ungulati sul fondovalle è stato controproducente per più parti e per gli animali stessi. I danni all’agricoltura sono esplosi. Impressionante è stata anche la crescita di incidenti con ungulati registrati negli ultimi 15 anni con effetti chiaramente anche sui premi delle assicurazioni pagati da noi tutti, ma soprattutto talvolta purtroppo con conseguenze gravi per i conducenti.
A dimostrazione di come il problema sia sfuggito di mano, nel 2008, con una popolazione di cervi in totale esubero, in Ticino, nell’inverno più di mille cervi morirono per stenti e incidenti vari (strade, treni, piscine,…).
La direzione dell’Ufficio Caccia e Pesca in quegli anni si era contraddistinta per essere riuscita a processare per infrazioni alla Legge sulla caccia i nostri anziani, tra cui anche un ultranovantenne, o giovanissimi. Nel frattempo gli ungulati, proprietà dello Stato, hanno pesato in misura importante sui cittadini.
Ma non è solo passivismo. La strategia per contenere i danni causati dalla fauna selvatica alle colture agricole, portata avanti dal Consiglio di Stato, per tramite dell’UCP sta evidenziando contraddizioni preoccupanti.
Di fatto l’agricoltura è stata costretta dallo Stato a recintare i vigneti. Con il recintare si sottrae agli ungulati un’importante superficie dove svernare. Per questo motivo praticamente i cervi sono ulteriormente spinti verso il fondovalle abitato e verso le principali vie di comunicazione.
Non a caso ora, avendo sottratto le superfici viticole, i cervi minacciano fortemente anche la campicoltura e cito:
“Il settore primario si sta vieppiù dimostrando disponibile ad adottare delle misure di prevenzione del danno, soprattutto in viticoltura, ma recentemente anche in campicoltura.”(Messaggio 7411)
Recintare non risolve il problema anzi lo acuisce in quanto sia dal lato del benessere dell’animale, sia dal lato della sicurezza degli automobilisti si ottiene l’effetto contrario.
I cervi, soprattutto in inverno, non avendo più spazi a disposizione, sottratti dalle recinzioni, si spingono nell’abitato e sulle arterie trafficate. Nel periodo dell’anno più difficile togliamo anche foraggio a questi animali oltre che a metterli nel pericolo.
Altro aspetto che non funziona è l’applicazione della modifica di legge adottata nel 2004 che permette di intervenire sui capi viziosi.
Il cervo non è un animale vizioso se non lo si lascia abituare a stare nel fondovalle. L’UCP ha permesso su di un lungo periodo che i cervi si insediassero sul fondovalle senza reagire. Ora rieducarli nell’interesse degli animali, dell’agricoltura e della sicurezza degli automobilisti è un lavoro lungo e costante da perseguire negli anni ma anche qui forse anche per la comodità della direzione del’UCP gli interventi stanno già scemando.
“Va inoltre evidenziato che le azioni di prelievo intraprese dall’UCP sono mirate e comportano la cattura di un numero contenuto di capi (in calo, vedi grafico sottostante). (Messaggio 7411)”
L’utilizzo della guardiacampicoltura avviene in modo per niente propositivo e incentivante. Permessi di pochi giorni e ricompensa praticamente nulla per chi deve rimanere sveglio la notte e poi andare al lavoro di giorno. Pagare a peso l’animale catturato. In questo modo anche qua per la pace della direzione dell’UCP si vanificano i buoni propositi indicati dal legislatore.
Un altro fondamento della strategia nella gestione degli ungulati è il recupero di habitat per gli ungulati. In questo ambito sarebbe prima di tutto bello riuscire a mantenere l’attuale habitat generato dall’agricoltura ma purtroppo anche qui abbiamo delle pecche. Infatti i danni da cinghiali alla cotica erbosa di pascoli non sono risarciti. Ripararli è costoso e senza risarcimenti questi danni di regola comportano l’abbandono e l’inselvatichimento di importanti superficie foraggiere. Indennizzando pascoli e prati sfalciati lo Stato sarebbe anche costretto ad essere maggiormente attivo nel prevenire i danni. Prevenzione che oggi nonostante le regolari richieste dell’agricoltura è ancora molto carente.
La regolamentazione dell’attività venatoria è eccessivamente burocratica e pedante e quindi conduce ad una minore cattura di animali e una minore messa a disposizione di cacciatori.
Considerato il contesto descritto e l’inerzia della direzione dell’UCP, la quale probabilmente predilige procedure amministrative al posto di applicare rigorosamente quanto necessario nell’interesse del paese e dei cittadini, con la presente mozione chiedo quindi al lod. Consiglio di Stato:
• Finanziare, al posto delle recinzioni, reti antigrandine sui filari efficaci anche contro gli ungulati. In questo modo ridaremmo per il periodo invernale i prati vignati agli ungulati e non si spingerebbero ulteriormente sul fondovalle. Alle viti i cervi non possono arrecare danni e nello stesso tempo i cervi possono fruire dell’ampio spazio prativo dove sorge il vigneto. La rete antigrandine protegge i germogli in primavera e l’uva in autunno. La superficie vignata in Ticino è di ben mille ettari! Lasciamo questi importanti spazi anche ai selvatici.
• Fare capo alla guardiacampicoltura per educare gli ungulati a lasciare il fondovalle dopo l’inverno. Prelievi mirati facilitano questo spostamento verso i pascoli montani. La guardiacampicoltura va però indennizzata per l’importante funzione che svolge. È necessario accrescere l’efficacia della guardiacampicoltura e riconoscerne l’importanza incentivandola anche economicamente.
• Fissare dei periodi, come ad esempio mesi di marzo ed aprile, in cui il gestore del vigneto e/o di altre colture minacciate da ungulati possa mettere per più tempo sul campo, previo avviso del guardiacaccia, un cacciatore di fiducia.
• Risarcire i danni causati dai cinghiali ai pascoli e prati sfalciati e mettere a disposizione preventivamente la guardiacampicoltura a loro tutela come per altre colture. Se non indennizziamo questi danni i pascoli in pochi anni scompaiono lasciando spazio all’avanzata del bosco e togliendo anche importanti risorse foraggere.
• Promuovere un cambio di mentalità nei confronti della direzione dell’UCP che possa mettere maggiore attenzione ed energia alle esigenze del paese, dei cittadini, del territorio e degli animali. Il problema degli ungulati è di difficile soluzione ma è possibile affrontarlo in modo adeguato con un semplice cambio di mentalità ossia riconoscere anche le fatiche, le risorse, la sicurezza altrui e il benessere degli animali.
• Il Fondo a disposizione per risarcire i danni da ungulati e altri selvatici, considerato l’importante responsabilità dell’UCP nella crescita degli stessi, che sia alimentato anche da mezzi finanziari dello Stato e per esso del Dipartimento e che copra anche indennizzi riconosciuti all’importante attività svolta dalla Guardiacampicoltura.
Cleto Ferrari, Franco Celio, Andrea Zanini, Paolo Pamini, Sergio Morisoli