Il 13 Febbraio andremo a votare sull’iniziativa “no alla sperimentazione sugli animali e sugli esseri umani” che chiede la fine della sperimentazione sugli esseri viventi e il divieto di importazione di futuri farmaci sviluppati con queste tecniche. Comincio col dire che sono contrario all’iniziativa, non tanto per principio (che condivido pienamente in realtà) ma quanto per la formulazione, che nasconde una visione ideologica naturalistica che non posso condividere, ma andiamo per gradi.
L’iniziativa è estrema principalmente per due ragioni: non ammette eccezioni di interesse pubblico e non tiene in considerazione che il resto del mondo continuerà a sviluppare farmaci con tecniche di sperimentazione su umani ed animali. Questo ci taglierebbe fuori dalla ricerca globale e dallo sviluppo di nuovi medicamenti efficaci per la cura di malattie che sono piaghe della nostra società. Penso al male incurabile, il cancro, ma anche a molte altre malattie tenute sotto controllo come l’HIV che in futuro potrebbero essere curate. Sarebbe quindi sconsiderato appoggiare un’iniziativa che chiede questo.
Tuttavia, è necessario superare la sperimentazione sugli animali e sugli esseri umani in un futuro più o meno lontano. Esistono delle alternative che sono valide ed efficaci che andrebbero maggiormente studiate cosicché possano diventano lo standard. Lo sviluppo di cellule umane in laboratorio è ad esempio un metodo scientificamente valido e che dà risultati ottimi, tuttavia ancora non è chiaro come mai non si vada verso un suo maggior utilizzo. È anche da considerare che è probabile che la sperimentazione su umani ed animali sia meno costosa e le industrie farmaceutiche decidano di scegliere il metodo meno costoso per approvare i propri farmaci. Questo atteggiamento non stupirebbe, e starebbe qui al CF, con i progetti sulle sperimentazioni alternative che finanziamo, costatarne se questo è il caso. Dopotutto la ricerca medica pubblica, come dimostrato dall’isola di Cuba, dà spesso risultati estremamente brillanti perché gli sviluppi del settore sanitario non vengono portati avanti da una logica del profitto.
Assolutamente da vietare è l’auspicio, che è alla base dell’estremizzazione dell’iniziativa, di alcuni proto-naturalisti che considerano gli animali delle entità “schiacciate” dal volere umano. Come società dovremmo volere il progresso, e la visione naturalistica di una giungla libera, per quanto romantica, non mi appartiene. Senza l’intervento umano in Cina i panda sarebbero estinti, come anche molte altre specie senza protezione e accudimento umano, senza parlare degli animali da compagnia che curiamo e gli interventi farmacologici e medici che servono anche per loro. In parole povere, la questione del freno agli abusi e della sofferenza non devono rientrare nella pianificazione anche della vita animale sul pianeta terra, altrimenti non è progresso ma un ritorno regressivo all’età della pietra.
Una piccola menzione alla fine va fatta a chi auspica che la sperimentazione sia unicamente umana, cosa che per fortuna l’iniziativa non prevede. C’è chi vorrebbe che la sperimentazione venga fatta sugli umani sotto compenso e “libera scelta”, un po’ come avviene negli Stati Uniti. Questa sarebbe una catastrofe che a sinistra non si può sostenere e che porterebbe le frange più povere della popolazione a mettere a rischio la propria salute per arrivare a fine mese. Chi, per proteggere gli animali, fa questo ragionamento, non è un progressista e non ha a cuore veramente nessuno, vuole solo soddisfare un bisogno egoista di essere il salvatore autoproclamato del mondo animale.
In sostanza quindi, i principi dell’iniziativa sono condivisibili, ma non com’è impostata. Quindi il mio invito è di votare NO all’iniziativa, ma è altresì un invito a riconsiderare seriamente il ruolo centrale che possono avere le alternative alla sperimentazione sugli esseri viventi nella ricerca scientifica.