Onorevoli Consiglieri di Stato,
l’epidemia del Covid-19 è un’immane tragedia che ha ucciso anche in Ticino un gran numero di persone, perlopiù molto anziane e malate, senza risparmiarne altre più giovani ed in buona salute. Centinaia sono le famiglie che hanno subito la perdita di congiunti ed amici. Per questa ragione, il dolore per chi è mancato è anche il nostro.
La gestione di questa emergenza da parte del Governo Federale è stata, sin dall’inizio, gravemente deficitaria. Quando il virus non era ancora giunto nel nostro Paese, sono stati persi mesi preziosi durante i quali nulla di serio è stato fatto per preparare la difesa. Non sono state date informazioni chiare alla popolazione, non sono stati implementati i necessari blocchi delle frontiere, non si è provveduto a fare scorta del materiale sanitario indispensabile e, quando il Covid-19 è arrivato, se ne è sottostimata la gravità. Contro ogni logica, si è addirittura giunti a sconsigliare alla popolazione l’uso delle mascherine. La verità è che non ce n’erano a sufficienza. D’altra parte, per mesi, sono mancati persino i camici ed i guanti monouso negli ospedali. La lista delle omissioni e degli errori commessi dall’Amministrazione Federale in questo frangente è talmente lunga da non poter essere riassunta in questo breve scritto.
Per fortuna, in Ticino, le autorità politiche e sanitarie hanno reagito in maniera molto più strutturata ed efficace e, grazie anche alla collaborazione tra sanità pubblica e privata, gli ospedali hanno retto e, nonostante i tanti lutti, abbiamo evitato la catastrofe sanitaria. I danni a livello sociale e finanziario sono stati, ovviamente, molto gravi. Il distanziamento sociale, il confinamento e la chiusura forzata di quasi tutte le attività produttive e di intrattenimento, della maggioranza degli esercizi pubblici e, ad un certo punto, persino degli studi medici, hanno riscosso un prezzo molto alto in un Cantone già molto fragile dal punto di vista economico e sociale. E non si tratta solo dei rischi di fallimento e dei posti di lavoro persi, ma dei danni alla salute fisica e mentale di tante persone che hanno visto le loro vite sconvolte e, a volte, irrimediabilmente rovinate. Al dolore si è aggiunto dolore, disperazione alla disperazione.
Il British Medical Journal, una delle riviste di medicina più autorevoli al mondo, ha pubblicato nei giorni scorsi una presa di posizione molto chiara: le chiusure ed i lockdown indiscriminati e prolungati, decisi dalle autorità politiche più per non essere accusate di “non aver fatto tutto” che sull’evidenza scientifica (che infatti manca) dell’efficacia di tali misure nel contenere la pandemia, hanno causato danni gravissimi a livello sociale e finanziario. Milioni di famiglie sono finite in miseria per il blocco delle attività lavorative ed i danni alla salute pubblica derivanti dall’esplosione dei casi di depressione, dall’aumentato abuso di alcool e stupefacenti, dal mancato accesso alle cure sanitare cosiddette non urgenti (i cosiddetti decessi silenziosi), dall’isolamento sociale e dalla violenza dentro e fuori le mura domestiche sono incalcolabili.
Su questi dati scientifici di grande rilevanza si è espresso con chiarezza anche il Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford che ha poi pubblicato lo studio sulla rivista The Lancet Psychiatric, confermando come a fronte del perdurare della pandemia, del distanziamento sociale e del malessere collegato, vi sia la necessità di implementare una importante risposta della rete pubblica della salute mentale. Sempre secondo il British Medical Journal la pretesa di azzerare i casi d’infezione da Covid-19 è pura illusione, anche in considerazione delle mutazioni in atto. È, invece, necessario ed urgente stabilire delle modalità di funzionamento della società che, basandosi su dati oggettivi e conoscenze scientifiche più solide di quelle impiegate sinora, permettano di convivere con il virus senza far crollare l’intera società. È molto sbagliato, sottolineano, contrapporre la difesa della salute pubblica a quella dell’economia nazionale.
Se l’economia non regge, infatti, vengono a mancare i mezzi per sostenere la salute e la socialità. È, questo, un concetto molto semplice che il Consiglio Federale sembra aver perso completamente di vista nel momento in cui sostiene la necessità di prolungare a marzo 2021 e, forse anche oltre, la chiusura forzata dei commerci e degli altri esercizi pubblici per il timore delle varie forme mutate di Covid-19.
Il fatto che Berna proponga dei “rimborsi” variabili tra il 6 ed il 20% del fatturato abituale a coloro – e neppure a tutti – che subiscono l’imposizione di chiudere (dimenticando quelli chiusi “di fatto” dalla desertificazione del territorio, come gli alberghi) costituisce una quasi incredibile dimostrazione d’incompetenza e d’irresponsabilità: con il prolungamento delle chiusure il fallimento di massa è assicurato. Per non parlare del fatto che detti “aiuti”, oltre ad essere del tutto insufficienti, vanno ad aumentare il debito dello Stato (che cresce di CHF. 6.000.000.- ogni ora) e quindi dei cittadini. Le nostre aziende devono poter sopravvivere col loro lavoro, dando occupazione e sostentamento ai nostri collaboratori e ricchezza all’intero Cantone!
Vi è, poi, un importante problema politico e giuridico che non può essere sottaciuto e che occupa sempre più la letteratura giuridica: la reiterata, sistematica e imponente limitazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Federale e Cantonale (dalla libertà di commercio a quella personale, dalla libertà artistica a quella di riunione, e via almanaccando) che si perpetua da oramai un anno e che la Legge Covid-19 avalla dal settembre 2020 delegando al Consiglio Federale, sino almeno al 31 dicembre 2021, il potere quasi assoluto di adottare provvedimenti incisivi senza che vi sia un particolare ed efficace controllo giudiziario, escludendo di fatto un potere fondamentale dello Stato di diritto. Ritenuto poi che in Svizzera non sussiste il diritto ad una verifica costituzionale di una legge federale e che per ottenere il giudizio di un tribunale ci vogliono anni, allorquando l’emergenza sarà terminata e la questione diverrebbe priva di oggetto e verosimilmente inutile ai fini di una richiesta di risarcimento contro lo Stato per i danni economici e morali subiti. Il che è molto grave perché costituisce una devianza di tipo autoritario che non può e non deve essere tollerata nel nostro Paese.
Sulla base di quanto sopra, consapevoli dei diritti e dei doveri che ci derivano dalla condizione di liberi cittadini di questo Cantone e di questo Paese, in particolare del nostro diritto-dovere di esigere il rispetto delle libertà sancite dalla nostra Costituzione, di vedere ripristinato lo Stato di Diritto e di opporci alla distruzione economica e sociale della società di cui siamo parte integrante, vi chiediamo di intervenire con la massima determinazione sul Governo Federale affinché rinunci a proseguire la sua politica di chiusure indiscriminate quanto arbitrarie dei commerci e dei pubblici esercizi (negozi, ristoranti, hotel, palestre, musei, etc.).
Esse stanno già creando una pericolosissima frattura tra società civile e potere esecutivo. Un prolungamento delle chiusure oltre il 28 febbraio non è più sostenibile dal punto di vista finanziario né tollerabile dal punto di vista politico.
È un vostro preciso dovere intervenire prima che sia troppo tardi, pianificando la ripresa delle attività economico-produttive nel nostro Cantone, che dovranno svolgersi con il rigoroso e verificato rispetto delle norme preventive che attualmente sono: il distanziamento, la disinfezione, il porto della mascherina.
Da parte nostra vi è la più completa disponibilità a collaborare con le Autorità Cantonali in modo da imparare come gestire insieme una situazione che, indipendentemente dall’efficacia dei vaccini, non è sicuramente destinata ad esaurirsi nell’arco di qualche mese. Anzi, secondo l’OMS, è probabile che questo virus rimarrà con noi a lungo e se ne aggiungeranno altri, secondo modalità e tempistiche diverse.
In fede:
Albertoni Luca Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato
e dei servizi del Cantone Ticino
Cattaneo Rocco Consigliere Nazionale
Doninelli Marco Unione Professionale Svizzera dell’Automobile Ticino
Fontana Carlo Imprenditore e membro HotellerieSuisse Ticino
Frapolli Giovanni Imprenditore
Heim Jürg Delegato Federazione Svizzera Centri Fitness e di Salute
Lucibello Enzo Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI)
Mazzantini Roberto Imprenditore e membro Associazione ImprendiTi
Nacaroglu Rupen Società dei Commercianti di Lugano
Pianezzi Lorenzo HotellerieSuisse Ticino
Pin Ivan Imprenditore e membro FSCFS
Regazzi Fabio Consigliere Nazionale
Sommaruga Lorenza Federcommercio Ticino
Suter Massimo Gastroticino
Tarchini Silvio Imprenditore
I virus uccidono le persone, i lockdown l’intera società.