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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Il nostro pensiero questa settimana va alle migliaia di vittime del gravissimo terremoto in Myanmar: speriamo che la terra smetta di tremare e che i dispersi possano essere tutti vivi.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia dalla constatazione che questa mattina vi siete alzati un’ora prima… Era il 1784 quando Benjamin Franklin propose di risparmiare candele sfruttando meglio la luce naturale del sole e quindi anticipando il risveglio mattutino. Questo suggerimento per aumentare la produttività fu percepito come una provocazione e fu solo durante la Prima guerra mondiale che diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, introdussero per la prima volta l’ora legale come misura di risparmio energetico. Il principio era semplice: spostare in avanti le lancette in primavera per avere più luce alla sera riduceva l’uso dell’illuminazione artificiale. In Svizzera l’abbiamo introdotta negli anni Quaranta, per poi sospenderla e reintrodurla nel 1981 per mantenere l’allineamento con i Paesi confinanti, evitando disagi nei trasporti e nei mercati. Se in passato il risparmio era più evidente, oggi, con l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti nelle abitudini di consumo, molti studi indicano un impatto limitato. A livello europeo, il dibattito rimane aperto: nel 2018 l’Unione Europea ne aveva deciso la fine a tavolino, ma tra gli Stati membri non si raggiunse mai un accordo. E quindi, anche per quest’anno spostiamo le lancette in avanti di un’ora.
Chi non si sposta, neppure di proprietà, è il Canale di Panama. Il Canale di Panama è uno dei passaggi più strategici al mondo e collega l’Oceano Atlantico e il Pacifico. Dal 1999 è gestito dalla Repubblica di Panama, uno Stato indipendente confinante con Colombia e Costa Rica. Il canale, da cui transita oltre il 5% del traffico marittimo del mondo, è lungo circa 80 chilometri e profondo fino a 18 metri (nella sua sezione più recente). Da giorni si discute di una possibile cessione dei porti di Balboa e Cristóbal, punti nevralgici alle due estremità del canale. A gestirli è al momento CK Hutchison, un gruppo con sede a Hong Kong. L’accordo ipotizzato prevedeva il passaggio di proprietà a un consorzio formato da due colossi occidentali: BlackRock, società finanziaria statunitense, e MSC, compagnia di navigazione svizzera tra le più importanti al mondo nel trasporto container. L’operazione però ha attirato l’attenzione della Cina che ha aperto un’indagine antitrust. La paura, più che fondata, è che la cessione possa ridurre l’influenza cinese in un punto troppo strategico per essere lasciato nelle mani altrui. Di fatto, la firma prevista per aprile è stata bloccata. L’accordo è al momento sospeso e Panama si ritrova nel mezzo di un confronto/scontro tra le due più grandi potenze mondiali. Un piccolo paese con una grande responsabilità. Perché lo sappiamo: i porti non sono solo infrastrutture. Sono strumenti di potere: decidono chi passa e chi aspetta.
E passiamo da un potere all’altro. La società di Elon Musk che lavora sull’intelligenza artificiale, xAI, ha acquisito X, il social network che una volta si chiamava Twitter anch’esso proprietà di Musk. Le due realtà si uniranno con l’idea di far lavorare in modo ancora più stretto tecnologia e piattaforma. L’obiettivo è chiaro: usare ciò che accade ogni giorno su X — post, commenti, immagini, interazioni — per allenare i modelli sviluppati da xAI, in particolare Grok. Grok è la chatbot (una sorta di assistente virtuale) già integrato nel social X che può migliorare imparando direttamente dal comportamento degli utenti. Per Musk è un’importante mossa strategica: ha dati, strumenti e pubblico nello stesso posto. Questo gli permette di sviluppare e sperimentare in tempi rapidi. Ma anche in questo caso, come ogni volta che si tratta di intelligenza artificiale, rimane aperto il punto delicato della gestione dei dati degli utenti. Fino a che punto i nostri comportamenti possano essere usati per addestrare l’AI?
E chi non si è mosso probabilmente utilizzando l’intelligenza artificiale è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che questa settimana ha annunciato nuovi dazi del 25% su tutte le automobili importate negli Stati Uniti. In “Le auto crollano, l’oro brilla” spieghiamo quali sono state le conseguenze sulle aziende produttrici di automobili e quale è il legame con il prezzo dell’oro che ha raggiunto il suo massimo storico.
Trovate qui gli articoli della settimana
Le auto crollano, l’oro brilla
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Svizzera? Bene, ma non benissimo
Ticino & Lavoro: un’opportunità in più per chi non vuole arrendersi
Il cammino è ancora lungo, ma non più in solitaria
Addio a Skype: la fine di una “rivoluzione”
Il PIL sale, ma il tuo benessere scende: cosa c’è dietro i numeri del 2024
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante