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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Nonostante anche questa domenica il sole sembra non volerci raggiungere, non ci abbattiamo! Due passi all’aria aperta e un buon libro, ci faranno trascorrere una serena domenica.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia dando uno sguardo all’elezione di Netumbo Nandi-Ndaitwah, 72 anni, prima Presidente donna della Namibia che ha avuto grande eco sui media internazionali. Un evento storico che va oltre la novità simbolica. La Namibia è infatti un Paese strategico, ricchissimo di risorse: diamanti, uranio, e ora anche petrolio e gas scoperti di recente. Un potenziale enorme, finora però mai davvero tradotto in benefici concreti per la popolazione, che continua a vivere in larga parte in condizioni di povertà. La neopresidente promette di invertire la rotta. Il suo programma si basa su pragmatismo, responsabilità, integrità e inclusione. Tra gli obiettivi principali: ridurre dell’80% le importazioni alimentari entro tre anni, potenziare la sanità pubblica, garantire l’accesso gratuito all’istruzione terziaria e costruire 50.000 case a basso costo. Si tratta di progetti ambiziosi, dichiarati come sostenibili, che puntano a rendere il Paese meno dipendente dall’estero e più equo al suo interno. Ma tutto questo sarà davvero possibile senza cedere qualcosa in cambio? Le mire internazionali sulle risorse namibiane sono forti, e la Cina non le ha mai nascoste. Non a caso, il ministro degli Esteri cinese ha scelto proprio la Namibia come prima tappa del suo viaggio in Africa. Un segnale chiaro che i grandi attori globali sono già in movimento. Ora la sfida per la presidente sarà riuscire a portare avanti il suo progetto senza finire stretta nella morsa degli interessi esterni.
A passiamo dall’Africa all’Europa. La Germania ha deciso di dire addio al pareggio di bilancio, una regola che aveva rispettato per anni e che l’aveva resa un simbolo di rigore e stabilità in Europa. È un cambiamento importante soprattutto perché arriva in un momento in cui l’economia tedesca fatica, ma non tanto per colpa dei conti pubblici, quanto per problemi più profondi: il rallentamento dell’industria, la crisi dell’auto, la transizione energetica. Anche Berlino, quindi, sceglie di aumentare la spesa pubblica per provare a rilanciare l’economia. Fin qui, nulla di strano. Non siamo mai stati fan dell’austerità cieca o delle regole imposte a tavolino. Ma crediamo anche che avere finanze solide sia essenziale. Serve per poter aiutare davvero famiglie e imprese nei momenti difficili. Se si è già troppo indebitati, non si ha margine di manovra quando serve davvero. Ma la domanda importante da porsi è come userà la Germania questi soldi in più. Se li investirà in infrastrutture, innovazione, sanità, istruzione e cose che servono anche nel lungo periodo, benissimo. Ma se finiranno in spese inutili o in misure pensate solo per ottenere consensi rapidi, allora rischia di essere un’occasione persa. Infine, un altro aspetto da tenere d’occhio è la riconversione industriale: molte aziende tedesche stanno passando dalla produzione di automobili a quella di armamenti. Una scelta che risponde a una domanda crescente e a nuove priorità geopolitiche, ma che apre anche interrogativi sul futuro dell’economia tedesca. Vedremo se questa sarà una scelta vincente oppure un ritorno al passato che ci allontanerà ancora di più dallo sviluppo tecnologico degli altri Paesi.
E finiamo con la Pasqua che sarà purtroppo più cara. Le famiglie dovranno fare i conti con aumenti notevoli, soprattutto per le uova di cioccolato, le colombe e persino per le uova di gallina. I rincari sono il risultato di una serie di fattori: capricci del clima, malattie che hanno colpito coltivazioni e allevamenti, inflazione e costi energetici (che non ci hanno veramente ancora lasciati). Le uova di cioccolato, ad esempio, in certi casi costano il 40% in più rispetto all’anno scorso. Il cacao ha subito un’impennata nei prezzi a causa di El Niño, che è il sensibile aumento delle temperature dell’acqua dell’Oceano pacifico e che ha danneggiato i raccolti in Africa occidentale. Anche burro e zucchero, ingredienti fondamentali, sono aumentati molto. Le cose non vanno meglio per le colombe pasquali. Quelle classiche sono leggermente più care, ma per le versioni farcite o “gourmet” si arriva a rincari ben più pesanti. Anche in questo caso, il burro è uno dei principali responsabili, insieme agli imballaggi sempre più elaborati e costosi. Ma persino le uova di gallina hanno subito forti aumenti. L’influenza aviaria ha colpito duramente gli allevamenti e la scarsità ha spinto i prezzi verso l’alto. Insomma, la Pasqua di quest’anno sarà meno economica, ma questo non ci toglierà il piacere di trascorrere questa festività in serenità.
E chi è un po’ meno serena è la Svizzera. Le previsioni appena pubblicate dalla Segreteria di Stato dell’Economia (SECO) e di cui abbiamo scritto in “Svizzera? Bene, ma non benissimo” indicano un leggero peggioramento della crescita economica per i prossimi anni. Il Prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe aumentare quest’anno dell’1.4%, crescita purtroppo insufficiente a garantire la stabilità nel mondo del lavoro. E in effetti, il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare dal 2.4% al 2.8%.
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Svizzera? Bene, ma non benissimo
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Anche se i prezzi non aumentano, la statistica deve risparmiare…
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante