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Care amiche, cari amici, buona domenica!
So che molti di voi saranno in vacanza, ma per questa settimana, l’economia con Amalia, non si è fermata. Vedremo per la prossima 😉
A chi oggi sarà al magnifico e tradizionale corteo dei carri a Bellinzona, buon carnevale! A chi invece approfitterà del bel tempo per una passeggiata, buon relax!
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia questa settimana comincia dando uno sguardo all’andamento dei prezzi, in particolare in Italia dove l’inflazione ha registrato un aumento dell’1.7% a febbraio 2025, rispetto all’1.5% di gennaio. L’impatto più rilevante è attribuito al costo dell’energia. A gennaio 2025, il Prezzo Unico Nazionale (PUN), che rappresenta il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica sulla borsa italiana e che determina quello fatturato alle famiglie e alle imprese, ha raggiunto una media di 143 euro per megawattora (134 CHF), con un aumento del 44% rispetto ai 99 euro (93 CHF) dello stesso periodo del 2024. Come sappiamo il costo dell’energia non incide solo sulle bollette delle famiglie e imprese, ma si riflette anche sui costi di produzione e trasporto causando un aumento dei prezzi di tanti beni e servizi. Per questa ragione il governo italiano ha deciso un pacchetto di aiuti (3 miliardi di euro, 2.8 miliardi CHF) destinato a sostenere famiglie e piccole e medie imprese (PMI). Le misure comprendono sconti sulle bollette per le fasce più vulnerabili, aiuti diretti alle PMI per ridurre il peso dell’aumento delle tariffe e la proroga della riduzione dell’IVA al 5% sulle forniture di gas metano per usi civili e industriali. Questa misura era già stata sperimentata negli scorsi anni per contenere l’impatto della crisi energetica che evidentemente, purtroppo, non è stata ancora risolta. L’indipendenza energetica richiede tempo.
Chi invece non ha perso tempo è Apple che ha annunciato un grande piano di investimenti per riportare parte della produzione negli Stati Uniti. Nei prossimi quattro anni spenderà più di 500 miliardi di dollari (450 miliardi CHF) per rafforzare il settore tecnologico americano e creare circa 20’000 posti di lavoro. Uno dei progetti principali è la costruzione di una fabbrica in Texas per produrre server e componenti per l’intelligenza artificiale. Inoltre, in Michigan sorgerà un’accademia tecnologica per formare nuovi esperti del settore. Questa decisione è sicuramente influenzata dalle politiche del Presidente Donald Trump e in particolare da quelle che andranno ad aumentare i dazi sulle importazioni dalla Cina. Apple, che finora ha prodotto soprattutto in Asia, vuole evitare costi aggiuntivi e sta rivedendo le sue strategie. Apple investirà anche in Arizona per sviluppare la produzione di semiconduttori, rendendo questa zona un punto chiave per la microelettronica. Questo piano segna un importante cambiamento per Apple che punta ora a rafforzare la sua presenza industriale negli Stati Uniti e a ridurre la dipendenza dalla Cina, adattandosi alle nuove sfide economiche e geopolitiche. Possiamo immaginare che questo sia solo il primo di tanti importanti ritorni in patria: speriamo che l’Europa non perda anche questo treno.
E chi sembra aver perso lo slancio è il Bitcoin, che ha registrato nell’ultima settimana un calo del 28% rispetto al massimo storico di 109’000 dollari (903000 CHF), raggiunto il 20 gennaio 2025. Attualmente, la criptovaluta è scesa sotto gli 80.000 dollari (72.000 CHF). Nell’ultima settimana il suo valore ha subito un forte calo, perdendo circa il 28% rispetto al massimo toccato il 20 gennaio 2025 (oltre 109’000 dollari, 98’000 CHF). Il prezzo della criptovaluta più famosa sta vivendo un periodo difficile, scendendo sotto gli 80’000 dollari (72’000 CHF). Ma quali possono essere le cause di questa flessione? Uno dei motivi principali è l’incertezza economica globale. Le recenti tensioni commerciali tra Stati Uniti, Canada e Messico hanno alimentato i timori su inflazione e crescita spingendo molti investitori a ridurre l’esposizione su attività rischiose come le criptovalute. A questo si è aggiunto un attacco informatico all’exchange Bybit, una piattaforma per acquistare e scambiare criptovalute, dal quale sono stati sottratti 1,5 miliardi di dollari in Ether. Ether è la seconda criptovaluta più importante dopo Bitcoin, e il furto ha scosso la fiducia nel settore, innescando vendite massicce nonostante le rassicurazioni del CEO di Bybit. Un altro fattore è stato il ritiro di capitali dagli ETF su Bitcoin (Exchange-Traded Fund, fondi di investimento che replicano il prezzo del BTC e si scambiano in borsa come azioni). Gli investitori istituzionali hanno liquidato posizioni per oltre 1 miliardo di dollari in un solo giorno. In questo contesto, il presidente della Banca Nazionale Svizzera (BNS), Martin Schlegel, ha ribadito la sua contrarietà all’iniziativa che vorrebbe obbligare la BNS a detenere Bitcoin tra le riserve, definendolo troppo volatile e insicuro. Infine, il crollo del “cash and carry trade” ha amplificato la discesa. Questa strategia di arbitraggio finanziario sfrutta la differenza di prezzo tra il mercato diretto spot e i future (contratti per acquistare o vendere un asset a un prezzo prestabilito in futuro) che ha spinto alla vendita di quasi 2 miliardi di dollari in Bitcoin. Nonostante il momento difficile, Bitcoin ha già mostrato capacità di ripresa in passato. Gli esperti restano divisi: alcuni prevedono un rimbalzo, mentre altri ritengono che la volatilità continuerà.
E ciò che non continuerà è Skype. Nel nostro articolo settimanale Addio a Skype: la fine di una “rivoluzione”, commentiamo la notizia che Skype, la prima piattaforma per la comunicazione digitale, cesserà la sua esistenza nel mese di maggio. Microsoft, suo proprietario, ha ora in effetti uno strumento migliore e leader di mercato come Teams, con cui sostituirlo facilmente.
Trovate qui gli articoli della settimana
Addio a Skype: la fine di una “rivoluzione”
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Il PIL sale, ma il tuo benessere scende: cosa c’è dietro i numeri del 2024
Anche se i prezzi non aumentano, la statistica deve risparmiare…
Il Monopoly del settore bancario italiano
L’economia europea arranca tra stagnazione e ricatti
Conti risparmio meno redditizi: «Preoccupazione, anche per l’economia»
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante