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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Buona terza domenica dell’avvento. Anche oggi molti di voi si staranno dedicando ai regali di Natale. Sono tanti i mercatini nel nostro Cantone e tante le attività da poter fare all’esterno, data anche la bella giornata di sole.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia dando uno sguardo alle decisioni delle banche centrali. Questa settimana la Banca nazionale svizzera (BNS) un po’ a sorpresa ha deciso di ridurre il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base portandolo allo 0.5%. La riduzione è stata maggiore di quella che si aspettavano gli analisti e probabilmente è dipesa più dal tentativo di contenere la forza del franco svizzero che dalla necessità di alimentare la crescita del prodotto interno lordo (PIL) che appare un po’ in affanno. Questo anche perché sappiamo che la politica monetaria, ossia la manipolazione dei tassi di interesse, funziona meglio per abbassare i prezzi in caso di inflazione che non per convincere i consumatori e le aziende a investire. Soprattutto in questo ultimo caso le decisioni degli imprenditori dipendono principalmente dalle aspettative che hanno sul futuro economico: se i consumatori non hanno intenzione di comperare, difficilmente gli imprenditori faranno investimenti per aumentare la produzione, anche se i tassi di interesse sono bassi e quindi il credito costa meno. Anche la Banca centrale europea (BCE) ha deciso questa settimana di ridurre il tasso di interesse di 0.25 punti percentuali, portandolo tra il 3% e il 3.4%. La prossima settimana toccherà alla Federal Reserve e alla Banca d’Inghilterra prendere le loro decisioni. Nel primo caso l’abbassamento dei tassi sembra abbastanza scontato, mentre alcuni dubbi potrebbero sorgere nel Regno Unito dove l’inflazione nel mese di ottobre è aumentata al 2.3% rispetto all’1.7% di settembre, arrivando al livello più alto degli ultimi sei mesi. Non suonano campanelli d’allarme, ma questo dato potrebbe avere un impatto sulla decisione del 18 dicembre.
E anche se di decisioni ufficiali non ne sono ancora state prese, sta suscitando molto interesse e dibattito l’idea del presidente Donald Trump di creare una riserva strategica di Bitcoin. Ricordiamo che dalle elezioni le criptovalute hanno mostrato una crescita molto importante: addirittura i Bitcoin hanno toccato il record storico dei 100’000 dollari (89’200 CHF). Ora si fa sempre più strada la possibilità che anche questa criptovaluta diventi una risorsa strategica da detenere in caso di necessità. Tendenzialmente i paesi hanno riserve strategiche di risorse particolari come oro, petrolio, gas, moneta estera. Queste riserve hanno scopi e obiettivi differenti. Per esempio, nel caso delle riserve di oro, le banche centrali possono venderle o acquistarle per modificare la liquidità nel sistema economico e quindi per fare politica monetaria (una piccola curiosità: è dal 1971, quando l’allora presidente americano Nixon annunciò la fine del gold exchange standard, che l’oro non serve più a garantire il valore dei dollari). La riserva strategica di petrolio negli Stati Uniti è stata creata nel 1975 dopo la crisi petrolifera del 1973-74 con lo scopo di garantire la sicurezza energetica nel caso di possibili interruzioni di forniture e petrolifere dall’estero e in particolare dall’OPEC. In realtà, negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno utilizzato questa risorsa anche per contrastare gli aumenti ingiustificati dei prezzi sul mercato accrescendone temporaneamente l’offerta. L’importanza di avere risorse stoccate di gas l’abbiamo compresa anche noi in Europa negli ultimi anni dopo l’invasione dell’Ucraina con le conseguenti sanzioni nei confronti della Russia.
Per quanto riguarda i Bitcoin, il tesoro americano ne detiene già circa 200’000, frutto di beni confiscati alle attività criminali. Il loro valore si colloca circa attorno ai 20 miliardi di dollari (18 miliardi CHF). Discorso diverso è quello di prevedere, come chiede la senatrice del Wyoming Cinthia Lummis, una riserva strategica nazionale pari al 5% dell’offerta totale di Bitcoin da detenere per almeno 20 anni. Molti Stati americani, si stanno già muovendo in questa direzione proponendo disegni di legge: tra questi la Pennsylvania e il Texas. In questo caso, lo Stato sarebbe obbligato ad accettare tutti i pagamenti in Bitcoin e a detenerli per almeno cinque anni senza convertirli. Segnaliamo che altri stanno già investendo molto in Bitcoin, come nel caso del Michigan che ha investito il fondo pensione statale in questa ed altre criptovalute. Se ben comprendiamo la necessità per gli Stati di avere delle riserve in valuta estera, metalli o materie prime che possano aiutare le politiche economiche, garantire la stabilità finanziaria di un paese o anche solo contenere inflazione, abbiamo più difficoltà a vedere nelle criptovalute questo tipo di legame con l’economia reale e le sue variabili. Eppure, la strada sembra essere tracciata: qualche giorno fa diverse analisti hanno previsto che anche la Cina aprirà alla riserva di Bitcoin. Come detto, per quanto ci concerne, rimaniamo piuttosto scettici, ma d’altronde non si potrà che adattarsi al volere dei “giganti”.
E concludiamo con il nostro articolo settimanale pubblicato da L’Osservatore che ringraziamo. In “L’economia nel nuovo anno fra ottimismo e prudenza” parliamo di come Stati Uniti, Unione Europea e Svizzera si avvicinano al nuovo anno. Se l’inflazione sembra essere ormai alle spalle, alcune nubi paiono addensarsi sul prodotto interno lordo e sull’occupazione, soprattutto per l’Eurozona la Svizzera. Speriamo che il vento le dissolva.
Trovate qui gli articoli della settimana
L’economia nel nuovo anno fra ottimismo e prudenza
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Quando la debolezza degli Stati causa problemi alle aziende
Jaguar: nuovo inizio o inizio della fine?
La disoccupazione cresce: non facciamo gli struzzi!
L’effetto Trump sull’economia
Ticinesi? Sempre più poveri
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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L’economia nel nuovo anno fra ottimismo e prudenza
Quando la debolezza degli Stati causa problemi alle aziende
Jaguar: nuovo inizio o inizio della fine?
La disoccupazione cresce: non facciamo gli struzzi!
L’effetto Trump sull’economia
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante