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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Nonostante la mattinata uggiosa, il pomeriggio dovrebbe portare un po’ di schiarite. Quindi armiamoci di giacconi pesanti e tutti a mangiare castagne in una delle tante castagnate offerte oggi nei nostri Comuni. Io sarò a Cadro…
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia inizia con una notizia “svizzera”. Il Consiglio Federale ha deciso di dimezzare in 150.– franchi il limite della franchigia sugli acquisti fatti all’estero. Anche questa decisione si inserisce chiaramente in un contesto di misure protezioniste di cui abbiamo parlato spesso nella nostra newsletter. L’obiettivo di politica economica dichiarato dal governo è quello di limitare il turismo degli acquisti sostenendo il commercio nazionale. È evidente che questa misura toccherà principalmente i cantoni di confine e in particolar modo il Canton Ticino. Pur riconoscendo la necessità del sostegno ai commerci locali, non va dimenticata la situazione dei cittadini del nostro Cantone che a causa di redditi mediamente più bassi del 20% di quelli nazionali mostrano livelli di povertà maggiori che si riflettono anche nell’età di pensionamento. Se in aggiunta consideriamo che ancora una volta i cittadini ticinesi hanno visto aumentare i premi cassa malati di oltre il 10%, comprendiamo come sia difficile non ricorrere all’aiuto dello Stato. Il grido d’allarme dei pensionati che devono emigrare e dei giovani che vanno oltre Gottardo diventa sempre più forte. La possibilità di fare la spesa all’estero non sanerà queste gravi situazioni, ma di certo contribuisce ad attenuarle. Sul risultato di questa politica siamo molto scettici, come pure sulla sensibilità a geometria variabile del nostro Consiglio Federale. In particolare, ci riferiamo al fatto che pur di accettare gli accordi con l’Unione Europea, molto probabilmente darà un ulteriore schiaffo alle misure di protezione del mercato del lavoro. È ancora una volta, a pagarne il prezzo più alto saranno i ticinesi.
E mentre alcuni Stati continuano a guardare indietro, le grandi aziende come sempre fanno esattamente il contrario. È notizia di questi giorni che Google, Amazon e Microsoft stanno concretizzando attraverso diverse strategie la maniera di diventare completamente indipendenti e autonomi dal profilo energetico. Nei primi due casi, le aziende stanno facendo accordi con imprese specializzate nel settore per progettare nuove soluzioni nucleari, tra cui la costruzione di piccoli reattori modulari. Per quanto riguarda Microsoft invece già qualche settimana fa aveva siglato un accordo con Constellation Energy, colosso nel settore della produzione energetica, per garantirsi per vent’anni l’approvvigionamento energetico per un suo centro dati legato all’intelligenza artificiale, grazie alla riattivazione di una vecchia centrale nucleare in Pennsylvania dismessa nel 2019. Le aziende, quindi, cercano indipendenza anche dagli Stati. Paradossalmente a differenza dei governi che sembrano sonnecchiare, le imprese hanno ben compreso che l’approvvigionamento energetico è un settore chiave che non può essere messo a repentaglio. E in questo la transizione energetica mal pensata e messa in atto fino ad oggi non ha aiutato. Ma gli accordi tra le grandi aziende non si limitano solo al settore energetico. Qualche giorno fa General Motors ha siglato un accordo garantendosi per vent’anni l’estrazione esclusiva di alcune miniere di litio così da garantirci l’autonomia e indipendenza dalla fornitura di queste materie prime necessarie per i veicoli elettrici, ma attualmente nelle mani di paesi poco stabili dal punto di vista geo-politico.
Equilibrio geo-politico precario che è stato sicuramente una delle cause della crisi che stanno affrontando molte industrie storiche svizzere. Ci riferiamo in particolare al settore dell’acciaio che ancora qualche giorno fa ha mandato un grido d’allarme. Stahl Gerlafingen, acciaieria storica nata oltre 200 anni fa e oggi più grande azienda del settore in Svizzera che occupa circa 500 persone nel Canton Soletta, ha annunciato che ridurrà il personale di circa 100 unità. Nel suo comunicato, purtroppo, non esclude la possibilità che l’azienda interrompa definitivamente la sua produzione in Svizzera, in particolare a causa dei prezzi estremamente elevati del settore energetico. Il messaggio mandato dal proprietario Antonio Beltrame era indirizzato al Consiglio Federale che tuttavia per il momento sembra aver fatto orecchie da mercante. La Svizzera, a differenza di altre nazioni europee, ha deciso di non sussidiare questo tipo di industria, ritenendola non strategicamente orientata al futuro. Eppure, abbiamo visto negli ultimi anni quanto sia stata sbagliata l’idea di delocalizzare tutte la produzione all’estero. Pensiamo al fatto che in Europa durante la pandemia non eravamo neppure in grado di produrre mascherine e che la crisi sui farmaci odierna non è da meno. Non per nulla, proprio gli Stati Uniti attraverso leggi, dazi e incentivi stanno cercando di riportare sul suolo nazionale gran parte delle attività produttive in tutti i settori, anche nell’industria pesante.
E concludiamo con il nostro articolo settimanale. In “Speriamo che Natale arrivi in fretta…” abbiamo commentato la notizia che la Banca Centrale Europea ha abbassato ulteriormente i tassi di interesse. Se da una parte l’inflazione pare oggi essere sotto controllo, dall’altra le preoccupazioni per un rallentamento economico aumentano. Per questa ragione ci auguriamo un po’ più di entusiasmo da parte dei consumatori, sperando che magari siano trascinati dall’euforia dell’arrivo del Natale.
Trovate qui gli articoli della settimana
Speriamo che Natale arrivi in fretta…
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
E se tassassimo Paperon de’ Paperoni?
La fine delle auto elettriche e le mille contraddizioni dell’Unione Europea
Finanziamento dei sistemi previdenziali: dalle urne un invito a trovare nuovi modelli
Previsioni economiche Svizzera: bene, ma non benissimo…
II pilastro: basta un poco di zucchero la pillola va giù?
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante