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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Oggi è tornato il bel tempo e quindi sarà una domenica dove potremo passare ancora qualche ora all’aperto. Anche questo fine settimana non sono mancate le occasioni per stare insieme. Tra sagre e mercati si sta avvicinando il periodo di Natale. E noi lo attendiamo con la speranza nel cuore che i conflitti internazionali trovino presto una soluzione.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia inizia dando uno sguardo internazionale. Questa settimana la Federal Reserve (Fed, che è la banca centrale degli Stati Uniti), in analogia a quanto fatto la settimana scorsa dalla Banca centrale europea (BCE), ha deciso di lasciare i tassi invariati. Ricordiamo che quelli statunitensi sono al momento tra i più alti e si situano tra il 5.25-5.5%. Probabilmente a influire su questa decisione sono stati i dati dell’inflazione che sembra ridurre notevolmente la sua corsa, il prodotto interno lordo (PIL) in crescita e un mercato del lavoro ancora robusto che segna una buona creazione di posti di lavoro e anche salari in crescita. Situazione molto diversa invece quella che sta vivendo l’Eurozona che mostra dei dati piuttosto preoccupanti. Al di là della buona notizia di un indice dei prezzi al consumo per il mese di ottobre previsto al +2.9% rispetto all’anno scorso (+0.1 su base mensile), gli altri dati macroeconomici, al contrario, fanno suonare sempre più forte il campanello d’allarme. Il PIL del terzo trimestre ha segnato una crescita negativa dello -0.1% rispetto all’anno scorso, mentre la previsione di crescita rispetto al trimestre precedente rimane molto bassa (+0.1% che paragonato allo +0.5% del trimestre precedente ci fa capire il rallentamento). Sul fronte del settore manifatturiero tutti gli indicatori di ottobre hanno mostrato dati tra i più bassi negli ultimi anni. Questo segnala un forte peggioramento.
E purtroppo la debolezza dei nuovi ordini, dell’attività di acquisto e del lavoro inevaso, sono diffuse nella maggioranza delle piccole medie imprese delle economie più avanzate. In questo la nazione che registra il peggior risultato è la Germania, seguita dalla Francia. Ma i cali non risparmiano nemmeno Italia, Spagna e Irlanda. Per avere delle riduzioni così grandi nella domanda bisogna risalire a quelle durante la pandemia, la crisi finanziaria del 2008 o ancora quella energetica fine 2022. Situazioni queste che evidentemente non si stanno verificando in questo momento. Di pari passo si registrano peggioramenti nell’indicatore della fiducia dei consumatori, delle imprese e anche dell’occupazione. I dati tedeschi prevedono per il terzo trimestre una crescita negativa del prodotto interno lordo rispetto al periodo precedente dello -0.3%, accompagnato da un rallentamento della bilancia commerciale (ricordiamo che questa misura la differenza tra esportazioni e importazioni) e da un conseguente aumento della disoccupazione. La locomotiva d’Europa, purtroppo, ha decisamente rallentato la sua corsa e nessun’altra nazione pare essere in grado di prendere il suo posto.
Ma il rallentamento sembra essere una condizione diffusa. Anche la Cina pare far fatica a rilanciare la sua economia. L’11 novembre per i cittadini della Repubblica cinese si celebra il Single’s day, una festa esclusivamente commerciale creata nel 2009 da Alibaba, uno tra i più grandi venditori online. I principali giganti dell’e-commerce hanno già cominciato a lanciare vendite con grandi sconti soprattutto per quanto riguarda i prodotti di lusso. Le vendite stanno registrando una buona crescita, tuttavia si segnala come la disponibilità di acquistare beni di lusso da parte della classe media si sia indebolita nel corso di quest’anno. Dai primi dati sembrerebbe anche che ci sia una certa cautela pure da parte delle classi più benestanti. In aggiunta alcuni analisti mettono in evidenza come finito il periodo della pandemia i cinesi più ricchi vogliano tornare a fare gli acquisti di lusso direttamente nelle città europee. Queste ipotesi sono confermate anche dai dati che registrano le spese “tax free” (rimborso dell’IVA) all’estero dei cinesi e che per esempio hanno visto aumentare il volume degli acquisti nella prima settimana di ottobre di quasi 2.5 volte nella città di Firenze (+226%). L’Italia rimane una delle mete privilegiate dai cinesi.
E chiudiamo proprio con l’Italia anche nel nostro articolo settimanale. In “L’inflazione in Italia è finita! O forse no?” abbiamo parlato e spiegato perché il tasso di inflazione annunciato per il mese di ottobre di solo l’1.8% vada analizzato e letto con la dovuta cautela prima di parlare di fine dell’inflazione. Questa è stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione in Svizzera.
Trovate qui gli articoli della settimana
L’inflazione in Italia è finita! O forse no?
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Svizzera e Ticino: l’anno che sta arrivando…
Le nuove incertezze geopolitiche e il loro prezzo economico
I consumi rallentano, l’economia trema…
Ticino: la povertà nella ricca Svizzera
Svizzera 2024: salari troppo bassi e prezzi troppo alti
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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L’inflazione in Italia è finita! O forse no?
Svizzera e Ticino: l’anno che sta arrivando…
Le nuove incertezze geopolitiche e il loro prezzo economico
I consumi rallentano, l’economia trema…
Ticino: la povertà nella ricca Svizzera
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante