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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Purtroppo, questa domenica iniziamo con la drammatica notizia dell’attacco a Israele e della guerra in corso. Sabato mattina, Israele è stato colpito da un attacco a sorpresa da parte di Hamas. Migliaia di missili sono stati lanciati in contemporanea a incursioni terrestri che hanno seminato distruzione e morte. La risposta di Israele non è tardata e, purtroppo, ora si riapre la lunga guerra tra questi due popoli. Si contano già centinaia di morti, migliaia di feriti e molti ostaggi. A complicare la situazione geopolitica, già tesa per la guerra in Ucraina, si è aggiunto questo altro dramma che potrebbe allargare lo scontro anche oltre questi confini. L’Iran avrebbe riconosciuto il suo aiuto ad Hamas per l’attacco. Speriamo che tutto finisca il prima possibile. Alle persone in pena per la sorte dei loro cari, va il nostro sostegno e la nostra solidarietà.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia questa settimana si dedica agli Stati Uniti. I dati appena pubblicati sulla creazione di nuovi posti di lavoro nel mese di settembre hanno stupito tutti quanti. Gli esperti si aspettavano la creazione di 170 mila nuovi posti di lavoro; la realtà ne ha conteggiati ben 336 mila. E questo nonostante gli alti tassi di interesse e l’inflazione non ancora sotto controllo. Questo aumento è il più alto dal mese di gennaio e ha consentito di mantenere il tasso di disoccupazione stabile al 3.8%. Gli incrementi più grandi sono stati registrati nel settore del tempo libero e del turismo (anche alloggio e ristorazione), dove è stato registrato un aumento di ben 96 mila occupati. Altri 73 mila posti di lavoro sono stati creati nell’amministrazione pubblica, in particolare tra gli insegnanti, 41 mila nell’assistenza sanitaria, 21 mila nei servizi professionali alle imprese e 20 mila nel commercio al dettaglio.
Questi dati positivi però non devono illuderci troppo. La Banca Centrale degli Stati Uniti, la Fed, non ha ancora sciolto le sue riserve sui possibili nuovi aumenti dei tassi di interesse. Se da una parte la creazione di nuovi posti di lavoro è una notizia estremamente positiva, che scongiura anche in parte il rischio di recessione causato dalle politiche monetarie restrittive, dall’altra l’aumento dei salari preoccupa i banchieri centrali. Come la teoria ci spiega, quando aumentano i salari, aumenta la possibilità di acquistare beni e, quindi, la domanda; di conseguenza, potrebbero aumentare anche i prezzi. Questo significherebbe vanificare la politica “aggressiva” messa in atto finora dagli Stati Uniti. Ad oggi, gli aumenti dei salari negli Stati Uniti sono stati circa del 4.2%, a fronte di un tasso di inflazione che è sceso dal 6.4% nel mese di gennaio al 3.7% nel mese di agosto. Ancora una volta comprendiamo come i meccanismi economici siano complessi e, di conseguenza, come le decisioni di politica economica siano semplici solo in apparenza. In aggiunta, ricordiamo le prossime sfide che appaiono all’orizzonte, in particolare quelle legate ai possibili aumenti in inverno dei prezzi dei prodotti energetici che renderanno la vita più difficile a tanti.
E rimaniamo sempre negli Stati Uniti, dove l’ondata di scioperi sembra non arrestarsi. Abbiamo parlato qualche settimana fa dello sciopero dei metalmeccanici delle tre più grandi imprese automobilistiche (Ford, General Motors e Stellantis). La strategia di coinvolgere le aziende in contemporanea ha anche un riscontro negativo, poiché le mette una contro l’altra. Ad esempio, il sindacato UAW (United Auto Workers) ha interrotto lo sciopero dei collaboratori di Stellantis perché essa ha mostrato segnali di apertura nelle trattative. Il lato negativo di questa questione è che nel frattempo altri lavoratori che non centrano nulla con lo sciopero perdono il loro posto di lavoro. Le tre aziende hanno già licenziato quasi 4’000 lavoratori che stavano a monte del processo produttivo, mentre 3’000 potrebbero essere i licenziamenti nel settore dei piccoli fornitori di pezzi di ricambio. Ma sono anche altri i settori in sciopero da qualche mese, come per esempio le lavoratrici degli hotel di Los Angeles che si astengono dal lavoro già da più di tre mesi, o ancora i sceneggiatori cinematografici e televisivi. Segnaliamo infine che qualche giorno fa negli Stati Uniti si è svolto il più grande sciopero di sempre nel settore sanitario. Più di 75’000 lavoratori hanno manifestato per tre giorni, chiedendo principalmente un aumento salariale e un miglioramento delle condizioni di lavoro. L’azienda coinvolta era la più grande azienda privata non profit del settore sanitario, la Kaiser Permanente.
E chiudiamo occupandoci del Cantone Ticino. Nell’articolo ‘Ticino: la povertà nella ricca Svizzera’, abbiamo cercato di spiegare e analizzare il fenomeno della povertà nel nostro Cantone. In particolare, abbiamo avuto ancora una volta la triste conferma che in Ticino, purtroppo, viviamo in condizioni molto più precarie rispetto al resto della Svizzera. Per questo, è ora di parlare seriamente di soluzioni per far sì che i nostri salari, che poi diventano le nostre pensioni, si allineino al resto del Paese. Un ringraziamento a Soccorso d’Inverno che ci ha invitati al loro convegno sulla povertà, dove ho potuto parlare di questo tema..
Trovate qui gli articoli della settimana
Ticino: la povertà nella ricca Svizzera
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Svizzera 2024: salari troppo bassi e prezzi troppo alti
Un filo tra scuole e lavoro – La formazione è decisiva
Casse malati: soluzioni, non slogan
Svizzera: il PIL stagna, la disoccupazione sale
UBS e Credit Suisse: ogni posto di lavoro conta
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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Ticino: la povertà nella ricca Svizzera
Svizzera 2024: salari troppo bassi e prezzi troppo alti
Un filo tra scuole e lavoro – La formazione è decisiva
Casse malati: soluzioni, non slogan
Svizzera: il PIL stagna, la disoccupazione sale
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978