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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Mi scuso per il ritardo, ma eccoci qui, anche oggi! Quest’ultima domenica di agosto sarà un po’ diversa: domani ricominciano le scuole! Ci sono i piccolini che inizieranno il loro lungo percorso formativo dalla scuola dell’infanzia, i più grandicelli che entreranno nelle scuole medie e i “grandi” che sceglieranno tra la formazione scolastica e la formazione professionale. E proprio a loro, di cui spesso i nostri media si dimenticano, un augurio di cuore per questa grande nuova avventura! Grande avventura che potrebbe portarli tra qualche anno agli SwissSkills, i campionati svizzeri delle professioni, che avranno luogo proprio questa settimana Berna e di cui parleremo nei prossimi giorni.
Dimenticavo…auguroni a tutti i docenti e le docenti che con amore, passione e professionalità si prenderanno cura dei nostri scolari!
Sintesi della settimana ed evoluzione
In attesa di conoscere questa settimana i dati sull’andamento dei prezzi al consumo e del Prodotto Interno Lordo (PIL) in diverse nazioni europee, il primo tema che tratta l’Economia con Amalia è quello delle dichiarazioni del Presidente della Banca Nazionale degli Stati Uniti (FED), Jerome Powell. Qualche giorno fa Powell ha annunciato che la lotta alla stabilità dei prezzi richiederà molto tempo e misure forti. Pur riconoscendo che gli effetti di una politica monetaria restrittiva (per semplificare, che rende il costo del denaro più caro e quindi riduce la domanda di consumatori e aziende) potranno essere importanti sul lavoro e sulla situazione delle famiglie americane, la FED ritiene che le conseguenze di un’inflazione sarebbero ancora più gravi. Per questa ragione, pur non dichiarandolo espressamente, è facilmente intuibile che l’aumento del tasso di interesse del mese di settembre sarà tra 0.5 e 0.75 punti percentuali. Improbabile, ma non totalmente escludibile, un aumento ancora più grande. Le reazioni a questo discorso e soprattutto alla fermezza nel voler contrastare l’aumento dei prezzi anche a costo di frenare la crescita economica non sono tardate. Il valore dei titoli delle aziende quotate in borsa è sceso notevolmente: dal Dow Jones (indice di cui fanno parte le 30 società con la maggiore capitalizzazione della borsa di New York) al Nasdaq (mercato dove sono quotate oltre 3’000 società americane), dalla borsa di Milano a quella di Francoforte, tutti hanno registrato cali di oltre il 2% con punte anche di quasi il 4%. Leggiamo che questi crolli, per esempio, sono costati 5.5 miliardi di dollari a Elon Musk e 6.8 a Jeff Bezos (circa 5.3 e 6.5 miliardi di franchi), i due uomini più ricchi degli Stati Uniti. Ma quello che preoccupa non sono tanto le perdite in borsa quanto gli effetti sull’economia reale. L’aumento dei tassi di interesse renderà consumi e investimenti più costosi e questo causerà una riduzione della domanda che di conseguenza necessiterà di meno produzione e quindi possibili licenziamenti.
E se ai licenziamenti aggiungiamo l’aumento vertiginoso dei prezzi energetici causati dalla crisi del gas, di certo non sarà un autunno facile per tutti noi. Cerchiamo di capire come si forma il prezzo del gas di cui abbiamo sentito parlare tanto negli ultimi mesi (se dovesse esserci qualche errore nelle definizioni tecniche, cari amici, scrivetemi). Il wattora indica l’energia utilizzata in un’ora da un dispositivo che ha la potenza di 1 watt. Il megawattora rappresenta 1 milione di wattora. Il prezzo del gas contrattato sulla borsa olandese in Europa ha raggiunto qualche giorno fa il livello record di 341 euro al megawattora (ca. 330 franchi svizzeri). Un anno fa il suo prezzo era di 26 euro al megawattora (25 franchi). Avete letto bene, 26 euro. Sappiamo che gli aumenti dipendono dalla maledetta guerra in Ucraina e dalle risposte che la Russia dà alle sanzioni economiche che le sono state imposte, ma non solo. La Russia con una certa regolarità annuncia interruzioni di forniture di gas che dipenderebbero da ragioni tecniche. Questo fa sì che l’offerta si riduce proprio nel momento in cui la domanda è massima. In effetti, i Paesi in questi mesi stanno cercando di comperare il gas e di immagazzinarlo per evitare di rimanere senza in inverno. Il mercato virtuale in cui viene negoziato il prezzo per il gas in Europa, che è il Ttf (Title Transfer Facility), ha sede ad Amsterdam. Qui vengono stabiliti contratti di vendita che definiscono il prezzo a una scadenza futura, i futures. Concretamente ad esempio decidiamo il prezzo per il gas che fisicamente compreremo in settembre o in ottobre o anche l’anno prossimo. È come se fissassimo un prezzo futuro. Proprio perché a questo mercato oltre ai commercianti all’ingrosso di gas hanno accesso anche gli operatori finanziari con tutti i loro strumenti, la speculazione non è esclusa, anzi. In aggiunta manca anche una certa trasparenza sui termini contrattuali: non sappiamo con precisione quali quantità e a quali prezzi sono comperate dai fornitori. Purtroppo quindi i vantaggi enormi in termini di profitto di pochi sono realizzati a scapito dei cittadini e delle aziende che necessitano di questa materia prima essenziale come fonte energetica.
Ma la speculazione non finisce qui. Può avere molte facce. Così leggiamo dal quotidiano economico-finanziario Financial Times che sarebbe in corso una tra le più grandi speculazioni finanziarie ai danni dell’Italia. La causa principale sarebbe l’incertezza che nasce dalla forte dipendenza dell’economia italiana dal gas russo e l’esito delle elezioni previste per il 25 settembre. Così i fondi speculativi (hedge fund) sarebbero pronti a sfruttare al massimo queste debolezze per scommettere contro l’Italia. E il ricordo torna al 2008 quando vi fu l’ultimo grande attacco al debito pubblico italiano che causò conseguenze importanti, prime tra tutte l’aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato necessario per convincere i sottoscrittori a comperarlo. Ora si parla di 40 miliardi di euro scommessi contro i titoli di Stato italiani. Se questo trovasse conferma in parte giustificherebbe la pressione verso l’aumento del differenziale tra l’interesse dei titoli di Stato tedesco e quelli italiani (spread) registrato negli ultimi giorni. Anche perché dal punto di vista macroeconomico la Germania non mostra una situazione migliore dell’Italia, anzi è semmai il contrario. Ricordiamo che la bilancia commerciale tedesca in luglio ha registrato un valore negativo (esportazioni inferiori alle importazioni), fatto che non capitava dal 1991.
E di situazione non troppo positiva abbiamo parlato nel nostro articolo settimanale che sostiene che “Gli Stati Uniti sono in recessione. Senza se e senza ma”. In effetti, la seconda previsione sull’andamento del PIL americano nel II trimestre di quest’anno conferma una crescita negativa dello 0.6% rispetto al trimestre precedente che aveva già segnato un -1.6%. E questo, due trimestri di fila con segno meno, significa recessione. Speriamo che il trend si inverta, perché come sappiamo che “quando gli Stati Uniti starnutiscono, il mondo prende il raffreddore”…
Trovate qui gli articoli della settimana:
Gli Stati Uniti sono in recessione. Senza se e senza ma
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Commercio estero: bene, ma non benissimo
L’inflazione rallenta: tutto passato? Non ancora
L’economia e la scuola
Unione Europea: L’inflazione cresce, il PIL si riduce
Ticino: primo in classifica … per povertà e debiti
Proverbiali mosse impreviste della Banca Nazionale Svizzera
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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Gli Stati Uniti sono in recessione. Senza se e senza ma
Commercio estero: bene, ma non benissimo
L’inflazione rallenta: tutto passato? Non ancora
L’economia e la scuola
Unione Europea: L’inflazione cresce, il PIL si riduce
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978