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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Anche questo fine settimana il sole ci accompagna nelle nostre passeggiate domenicali tra mercatini, alberi di Natale e profumo di biscotti e vin brulé. Intanto, quasi dall’altra parte del mondo, in Argentina, oggi si festeggiano i 40 anni del ritorno della democrazia dopo che il Paese era stato vittima di un golpe e posto sotto il regime militare fino al 1983. E proprio oggi entra in carica il governo del Presidente Milei. Speriamo che questa nazione possa trovare la giusta via per ridare serenità ai suoi cittadini.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia dando un’occhiata a ciò che accade a livello internazionale. Mentre a Dubai si sta concludendo la ventottesima Conference of the Parties (COP), ossia la riunione annuale tra i Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, da questa parte del mondo leggiamo la notizia che potrebbe esserci una collaborazione storica tra due colossi europei per la produzione di automobili elettriche a basso costo. Il gruppo Volkswagen sta cercando dei possibili partner e pare aver cominciato a discutere con Renault. Le indiscrezioni parlano di un obiettivo di produzione annuale di un massimo di 250’000 veicoli all’anno che dovrebbero costare al massimo 20’000 euro (19’000 CHF). Evidentemente i produttori automobilistici sanno che per poter mantenere la loro quota di mercato e sopravvivere non possono e non devono fare affidamento sui tentativi protezionistici messi in atto dall’Unione Europea che cerca di contrastare la potenza di produzione cinese attraverso indagini burocratiche e atti politici. In realtà, chi fa impresa sa che l’unica possibilità di sopravvivere è quella di essere concorrenziali offrendo ai consumatori i prodotti migliori ai prezzi più vantaggiosi. Sempre dalla COP28 arriva la notizia che i Paesi facenti parte dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) avrebbero fatto pressione perché dalla conferenza non escano accordi per abbandonare le fonti fossili. La maggioranza dei rappresentanti politici europei ha gridato allo scandalo; da parte nostra la posizione dell’OPEC, seppur non condivisibile, è abbastanza scontata e ovvia essendo un gruppo di pressione con chiari interessi nel mantenimento degli enormi profitti che nascono da questa fonte energetica.
Potrebbe apparire invece è un po’ strano leggere i titoli che riguardano la Cina. Avevamo già parlato nelle scorse settimane delle difficoltà di questa economia e ora i dati del mese di novembre indicano ancora una volta una riduzione dei prezzi di ben dello 0.5% su base annuale. Anche i prezzi alla produzione mostrano un forte rallentamento del -3%. Già il mese scorso i prezzi avevano mostrato una flessione, ora sembra che però le cose stiano accelerando… Ma come, non dovrebbe essere una buona notizia la riduzione dei prezzi? Sono mesi che le autorità monetarie ci spiegano quanto sia importante mettere in atto politiche monetarie restrittive (alzamento dei tassi di interesse) per far tornare i prezzi a livelli bassi; e allora perché le notizie non sono positive in Cina? La riduzione dei prezzi diventa un indicatore preoccupante in economia quando dipende da una mancanza di domanda. In questo caso se i consumatori non chiedono più di comprare i beni, la produzione sarà ridotta e questo significa licenziamenti. Non siamo ancora in questa situazione in Cina, tuttavia la crescita del prodotto interno lordo del 4.9% nel terzo trimestre 2023 è stata un po’ inferiore a quanto sperato. Inoltre, non dimentichiamo le difficoltà legate al mercato immobiliare e all’incertezza dell’andamento economico in generale dei partner commerciali cinesi, tra cui i paesi dell’Unione Europea.
E pure se ben lontani dai problemi cinesi, anche la Svizzera non può e non deve sottovalutare i campanelli d’allarme che suonano. Questa settimana la segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha pubblicato i dati del tasso di disoccupati iscritti presso gli uffici regionali di collocamento. A livello nazionale il tasso nel mese di novembre è salito al 2.1% rispetto al 2% del mese precedente. Su base annuale il numero di disoccupati è aumentato di quasi 7’000 persone, l’equivalente di un aumento del +7.3%. In Ticino si registra un tasso di disoccupazione al 2.7% , in aumento rispetto al mese precedente (+0.4 punti percentuali), ma in leggera riduzione rispetto all’anno prima (-0.1 punti percentuali). Gli analisti sono corsi a rassicurarci dicendoci che questi momenti sono di natura stagionale e quindi di non preoccuparci. Da parte nostra tendiamo a essere un po’ più prudenti, soprattutto se leggiamo questi dati guardando alle prospettive del prossimo anno. Anche se regna un po’ di ottimismo rispetto alla ripresa internazionale, la situazione sul fronte dei consumi sembra ancora fragile. Certo, fortunatamente nelle prossime settimane l’euforia del Natale ci contagerà portandoci a spendere qualcosina in più e alimentando così il settore del commercio. Tuttavia, non possiamo chiudere gli occhi di fronte agli annunci di aziende in Svizzera e in Ticino che parlano di difficoltà economiche e licenziamenti. Da parte nostra cercheremo di non ridurre troppo i consumi, ma un po’ di prudenza per affrontare l’anno prossimo sarà comunque richiesta.
Chiudiamo infine con l’articolo di questa settimana che riprende un’intervista di Laura Incandela, che ringraziamo, pubblicata su Femenews il 19 novembre 2023. In questo articolo “La Svizzera si oppone alla violenza di genere” parliamo della violenza di genere, mettendo in evidenza anche i costi diretti e indiretti che questa genera agli Stati, riferendoci in particolare alla situazione svizzera.
Trovate qui gli articoli della settimana
La Svizzera si oppone alla violenza di genere
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Il Ticino sempre più un’economia sussidiata dallo Stato
La crisi mondiale si manifesta nelle nostre esportazioni
Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?
L’inflazione in Italia è finita! O forse no?
Svizzera e Ticino: l’anno che sta arrivando…
120 secondi
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Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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La Svizzera si oppone alla violenza di genere
Il Ticino sempre più un’economia sussidiata dallo Stato
La crisi mondiale si manifesta nelle nostre esportazioni
Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?
L’inflazione in Italia è finita! O forse no?
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978