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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Grazie di cuore per tutti i messaggi di auguri che mi avete inviato e scusate per il ritardo…
Eccoci nella terza domenica dell’avvento. Dopo la spolverata di neve di qualche giorno fa, oggi la meteo è amica e il sole splende. Così potremo fare una bella passeggiata (naturalmente rispettando tutte le norme sanitarie), magari comperando anche qualche regalo di Natale nei mercatini dove tanti produttori locali fanno bella mostra delle loro creazioni. Se possiamo, sosteniamo in questi momenti molto difficili e incerti i nostri artigiani e i piccoli commercianti che già soffrono delle situazione pandemica.
Sintesi della settimana ed evoluzione
Apriamo la nostra sintesi settimanale confermando che purtroppo ancora una volta l’inflazione segna record storici. Nel mese di novembre in Germania l’indice dei prezzi al consumo è salito al 5.2%: mai così alto negli ultimi 30 anni. Ancora peggio hanno fatto gli Stati Uniti registrando un tasso del 6.8%, livello più alto dal 1982. La crescita dei prezzi è trainata dagli aumenti su base annua dell’energia (+33.3%, con un picco dei carburanti di oltre il 58%), dei generi alimentari (+ 6.4%) e dei ristoranti (+5.8%). Ad eccezione di quest’ultima voce, purtroppo i beni sono di prima necessità per cui risulta davvero difficile far quadrare i conti per le famiglie. Famiglie che innanzitutto devono avere un lavoro. Anche in questo caso, i dati americani sono stati ancora una volta deludenti. Gli esperti stimavano in novembre una creazione di oltre 570 mila posti di lavoro; la realtà ne ha invece visti nascere solo 210 mila. E allora come è possibile che il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti sia sceso notevolmente dal 4.6% al 4.2%? Il “trucco” sta nel fatto che prima della pandemia c’erano più persone disposte a lavorare e di conseguenza la percentuale dei disoccupati risultava più alta. In effetti, leggiamo che ancora oggi sono molte le persone che dopo la crisi legata al Covid-19 hanno deciso, e stanno decidendo, di smettere di lavorare; questo fenomeno, di cui abbiamo parlato qualche mese fa, è stato ribattezzato con il termine di Great Resignation. I dati sembrerebbero mostrare che le aziende per rispondere a questa mancanza di offerta di lavoro, stiano tentando di convincere le persone aumentando i salari. Non possiamo che salutare positivamente questi miglioramenti nel mercato del lavoro.
Lavoro che purtroppo nelle ultime settimane sembra dare il peggio di sé. Qualche giorno fa, Vishal Garg, l’amministratore delegato della Bettter.com, azienda americana che si occupa di prestiti online, ha pensato, male, di licenziare 900 collaboratori attraverso la piattaforma per videoconferenze Zoom. Non solo ha dato la drammatica notizia proprio in dicembre, mese in cui tutti noi, dopo un anno di duro lavoro, attendiamo di trascorrere in serenità qualche giorno in famiglia. Ma lo ha pure fatto mettendo l’accento sulla sua, e sottolineiamo sua, sofferenza nel compiere questo atto. Insomma, il Sig. Garg ha fatto il peggio che un dirigente potrebbe fare. Così a poco è servita la lettera di scuse scritta qualche giorno fa: l’eco mediatico internazionale e il danno di immagine per questa azienda, che vale circa 7 miliardi di dollari, non sono tardati ad arrivare. Dopo questo fatto pare che siano stati molti i collaboratori a denunciare i modi del tutto inappropriati del delegato di condurre l’azienda. Tanto che ora il Sig. Garg avrebbe deciso di prendersi una pausa dal lavoro. Pausa che forse dovrebbero prendersi anche i responsabili di Yazaki Italia, multinazionale con sede a Torino, che produce cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli. Venerdì i responsabili di questa azienda hanno avviato una telefonata in Teams (altra piattaforma per le videoconferenze) per licenziare tre collaboratori che stavano lavorando da casa. Immediatamente ai tre dipendenti sono stati negati gli accessi informatici all’azienda, l’accesso al pc ed è stata sospesa la posta elettronica aziendale. La collaboratrice che ha denunciato il fatto lavorava per questa azienda da 18 anni. Azienda che evidentemente non ritiene che i propri collaboratori debbano essere trattati con un minimo di rispetto e dignità.
Ma Fortunatamente non tutto va così male. Negli Emirati Arabi dal primo gennaio la settimana lavorativa sarà solo di quattro giorni e mezzo, quindi il fine settimana si allungherà di una mezza giornata. È il primo Paese al mondo a fare questa scelta che è stata dettata da ragioni religiose, economiche e anche di benessere. Vediamole. Il giorno di preghiera nei paesi arabi è il venerdì, fatto che li ha portati finora a considerare il fine settimana venerdì e sabato. Tutto il resto del mondo, o quasi, invece riposa il sabato e la domenica. Per questo, allinearsi maggiormente ai tempi produttivi mondiali risulta un vantaggio economico. Ma i vantaggi economici non sono tutto. Nel nome del rispetto della religione, il lavoro sarà interrotto il venerdì a mezzogiorno così da consentire la preghiera. Di fatto, questo aumenta il tempo libero delle persone e va incontro alle esigenze sempre più manifestate della ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Ben vengano queste novità! Come ben venga la novità della normativa europea che prevede nuove regole a tutela dei fattorini che fanno le consegne a domicilio e dei lavoratori delle piattaforme (per esempio Uber e Deliveroo). Questo settore è denominato Gig Economy; in italiano potremmo parlare dell’economia dei lavoretti. Di certo non per sminuire il lavoro che devono fare le persone interessate; al contrario. Le caratteristiche di questi “nuovi” lavori sono che utilizzano gli strumenti digitali e fanno uso di internet per combinare al meglio la domanda e l’offerta di lavoro, sgravando principalmente le aziende dei costi legati ai tempi non produttivi dei collaboratori. Detto in parole semplice, se il fattorino non vi sta consegnando la cena, l’azienda non deve pagarlo. Ora la normativa dell’Unione Europea cerca di mettere ordine definendo il livello di retribuzione, l’orario di lavoro, come pure gli obblighi dei datori di lavoro e dei collaboratori. E ben vengano questi correttivi.
Chiudiamo con il nostro articolo settimanale,Che tempo farà l’anno prossimo? L’incertezza regna in economia, il centesimo dall’apertura dell’ Economia con Amalia. Grazie alle previsioni economiche pubblicate dalla Segreteria di Stato dell’Economia (SECO) siamo stati in grado di riflettere sull’incertezza che regna anche a livello produttivo. L’aumento dei contagi, le possibili restrizioni, l’incremento dei prezzi, i ritardi negli approvvigionamenti, tutto fa sì che non ci sia più certezza e garanzia. Ma non disperiamo: rispetto a un anno fa, almeno dal profilo sanitario, abbiamo un’arma in più contro questa maledetta malattia. Per cui, per noi, i nostri cari, ma anche per l’economia che ci consente di lavorare e vivere dignitosamente, la strada è chiara.
Trovate qui gli articoli della settimana:
Che tempo farà l’anno prossimo? L’incertezza regna in economia
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Piccole e medie imprese: Grazie!
La tempesta perfetta
Il calendario dell’avvento ci porta… il salario minimo!
L’emigrazione giovanile impoverisce il Ticino
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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Che tempo farà l’anno prossimo? L’incertezza regna in economia
Piccole e medie imprese: Grazie!
La tempesta perfetta
Il calendario dell’avvento ci porta… il salario minimo!
L’emigrazione giovanile impoverisce il Ticino
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante