Messi o Mbappe? Martinez o Lloris?. Parliamo dei finalisti, ma vi sono altri giocatori che hanno lasciato il segno. Non sono arrivati alla finale ma come dimenticare Modric, qualche giocatore Marocchino, Kane e altri giocatori di squadre cosiddette minori. Di certo Messi ha coronato il sogno, vincendo anche il Mondale, unica perla che mancava. Entra di fatto nel ristretto novero di giocatori immortali, pensiamo al suo predecessore Maradona, pensiamo a Pelé, pensiamo a Rivera, pensiamo a Eusebio, pensiamo ai due Bobby inglesi tali Cjarlton e Moore, pensiamo al tedesco Beckenbauer e potremmo continuare con altri nomi.
Messi ha vinto tutto, proprio tutto ed era questa l’ultima opportunità per mettere la mani sulla Coppa del Mondo. Ma l’Argentina ha vinto non solo grazie a Messi ma ad un novero di giocatori straordinari che assieme al loro capitano hanno completato questo capolavoro.
Anche al Marocco il merito di essere riuscito ad entusiasmarci, proprio come Davide contro Golia. Non ci sono piaciuti i gesti religiosi in campo, non solo loro ma anche da parte dell’Europa e America del Sud. La religione come la politica dovrebbero, ripeto, dovrebbero restarne fuori. Purtroppo così non è.
Ma non solo note positive: la Svizzera è stata una enorme delusione, non certo per la sconfitta, chiamiamola batosta, contro il Portogallo, ma per l’atteggiamento avuto di cui grande responsabilità anche all’allenatore, che se fosse intellettualmente onesto si dimetterebbe. Ma anche i gesti di alcuni giocatori durante la partita (derby) contro la Serbia sono stati ingiustificabili, e meriterebbero l’allontanamento a vita di questi giocatori dalla Nazionale. Vestire una maglia della propria Nazione è un onore e da parte del giocatori ci aspettiamo riconoscenza, amore e sudditanza alla maglia.
Il peggiore in assoluto non poteva essere che CR7, arrogante, pieno di se stesso, gioca solo per lui e non certo per la squadra e quando è stato eliminato dal piccolo Marocco, non si è stretto alla squadra ma è uscito da solo con le lacreme agli occhi, non certo per il Portogallo ma per se stesso. Campioni si è nello sporto e nella vita, altrimenti che esempio sarebbe.
Ultima nota da prendere esempio: il Giappone che pulisce lo stadio a fine partita, i suoi giocatori che lasciano lo spogliatoio dopo averlo pulito, l’allenatore e il suo inchino. Insomma da questi giocatori abbiamo tutto da imparare!
Meditiamo su cosa sia lo sport e/o cosa vogliamo che sia, e non solo nel calcio….
(ETC/rb)