“Un signore con pochi soldi in tasca e molta voglia di divertirsi, si accorda con una gentile signora per una prestazione da 20.- fr.
Nel bel mezzo dell’affare avverte una terribile pizzicata e rivolgendosi alla donna le chiede se per caso avesse una piattola. Senza scomporsi più del tanto lei risponde:
Con 20.- pretendevi un’aragosta?
Ecco, questa irriverente barzelletta, ben si addice alla filosofia di acquisto di una gran parte dei Ticinesi.
Fresco, della riunione per il nuovo progetto LIA, mi sento di esprimere alcune considerazioni.
Il nuovo progetto LIA è stato venduto, quella sera, come la soluzione di tutti i problemi di concorrenza sleale e con l’importante prospettiva di alzare il livello della qualità dei prodotti che vengono forniti per il mercato Ticinese.
Nella pratica, ogni iscritto all’albo deve pagare 2’000.- di tassa annuale e produrre una miriade di documenti che alla fine produrrà altri1’000.- di spesa. A tutti gli effetti anche un piccolo artigiano dovrà comperarsi la sua fetta di qualità. Ma non spettava al cliente acquistare la qualità?
Mi sorge una domanda: Con i troppi nulla facenti “stipendiati” che risiedono nel nostro cantone
qualsiasi artigiano deve pagare per poter lavorare? Ergo: vale ancora la pena lavorare?
Inoltre, chi ritiene di aver fatto bene i compiti come me: ditta attiva da più di 100 anni, unica ditta ticinese in possesso di un marchio federale di qualità sul prodotto finestra dal 1989, cosa deve dimostrare ancora? E a chi? È la serietà, l’impegno e la responsabilità verso la propria clientela che differenziano un vero professionista dal “Brick e Brack”.
Da luglio 2016 nessuno potrà più girare con un cacciavite nel furgone: pena un’ammenda fino a Fr 30’000.- fr. . Cosa dirà un non iscritto ad un suo fedele cliente allorquando gli verrà chiesta, grazie alla fiducia instaurata, non acquistata, un’ulteriore prestazione? Mi spiace doverle comunicare che non essendo iscritto all’albo LIA non potrò più servirla. Mettetevi nei panni di tutti e due.
Il primo smetterà di lavorare: conviene di più. Il secondo probabilmente si dovrà rivolgere ad un iscritto che avrà acquistato sia la qualità che il diritto di lavorare.
Io purtroppo non ho la bacchetta magica per risolvere il problema, ma alla base di tutto c’è la filosofia di acquisto illustrata in entrata, anche dettata dal parere comune che i soldi scarseggiano sempre più. Forse è proprio qui che si dovrebbe intervenire. A sostegno di ciò, spesso confrontato con prezzi in totale disaccordo con i miei, mi rivolgo alla mia corretta clientela (a proposito, la corretta clientela, è spesso frutto di una selezione) dicendo che non troveranno mai un albergo che servirà loro un filetto di vitello al prezzo di un cervelat. Il contrario è già più facile…