Il nostro articolo dell’altro giorno ha stimolato molti assicurati a scriverci inviandoci documentazione varia. Diciamo subito che alcuni hanno delle lamentele che non possono essere sposate da chi vi scrive, tipo non ho la macchina, orari di lavoro, ho tre figli e via dicendo. Signori miei il lavoro va cercato veramente, con insistenza e con voglia di adattamento nel caso si trovi un lavoro non sotto l’uscio di casa propria, ma ragionevolmente fattibile con le proprie situazioni personali. Se poi una persona ha tre figli e usa la disoccupazione per ricevere soldi, ma ben lungi dal voler lavorare, tra l’altro con tre figli, bisognerebbe pensarci prima, e lo Stato non ha l’obbligo di mantenimento dei figli, d’altra parte abbiamo ricevuto corrispondenze toccanti, di persone che hanno sempre lavorato e che per un motivo o l’altro si trovano in strada, a volte anche per insensibilità dei datori, che lasciano a casa i residenzi per attingere a mercati del lavoro economicamente più attrattivi. Questa è una giusta premessa per iniziare una esposizione di un caso speciale che ci ha particolarmente toccati. Mamma di un bambino, che ha sempre lavorato, che lavora a ore, ma con un datore di lavoro che “gioca” con il proprio personale ausiliario, tutto per non pagare le ore giuste e per limitare i costi sociali personali, si trova all’URC, spiegando la situazione e dall’altra parte funzionari insensibili, o forse che hanno direttive severe per risparmiare sui costi dell’assicurazione disoccupazione. L’assicurato che si trova al colloquio, già di per se stesso umiliante, in quanto bisogna “denudarsi” di una situazione personale a volte imbarazzante, ma che desidera lavorare, viene liquidato senza tante discussioni, con le deve, lei non ha capito, lei cerchi poi di lavorare, chi ha voglia di lavorare lo trova e avanti di questo passo. Ti senti oltre che disoccupato anche una “merdaccia” fantozziana. Così non va bene. Questi uffici con i loro funzionari strapagati e staccati dal mondo reale delle sensazioni e degli stati d’animo, vuoi anche per direttive calate dalla politica che se ne “impippa” delle situazioni personale e dei suoi cittadini, parliamo di residenti da decenni, non di rifugiati politici tanto per usare una lingua a tutti nota, stimolano con questo atteggiamento arrogante e maleducato al lavoro nero e a fare domanda all’assistenza sociale. Se si vuole statisticamente dire che la disoccupazione diminuisce per farsi belli presso i propri superiori, va bene, ma nelle statistiche devono anche essere menzionati quanti fanno capo all’assistenza sociale, che sono indirettamente proporzionali con la disoccupazione. Meno disoccupati, più in assistenza. Ma il problema viene risolto statisticamente e basta e la società svilisce dei suoi veri valori di democrazia e lavoro per tutti. Noi siamo solidali a quei disoccupati che vogliono lavorare, che non vogliono essere un “peso” per la sociatà ma che in un momento particolare della loro vita sono entrati in una spirale pericolosissime. Se poi chi è preposto ad aiutarli la “mazza” di legnate, non lamentiamoci poi delle conseguenze, che presto si faranno sentire su tutta la società civile…. (ETC/rb)
Nella foto, scattata a San Antonino davanti ad un grande magazzino, la povertà che dilaga….. (non è foto del terzo mondo ma del nostro ovattato Ticino)
I casi che citiamo non sono di fantasia; in redazione abbiamo tutta la documentazione che ci permette di dimostrare quello che scriviamo.