Anche in Ticino la peste suina africana sta suscitando preoccupazione. Si tratta di una malattia letale e non curabile, circoscritta al mondo selvatico e non pericolosa per l’uomo né per altre specie animali. Tuttavia, la paura è sanitaria (per questi animali) ed economica (per l’uomo): è noto che qualora il virus raggiungesse gli allevamenti di suini, provocherebbe ripercussioni devastanti per la filiera sopraccitata.
Considerato che i virus non si fermano ai confini, e che i nostri vicini sono colpiti dalla peste suina africana, è importante un approccio transfrontaliero.
In questo senso, si rivela interessante e degno d’approfondimento lo studio condotto di recente in Polonia (“Valutazione della presenza di peste suina africana nelle feci di lupo raccolte da aree in Polonia con persistenza di Psa”) pubblicato nell’ottobre del 2021 su Viruses, secondo il quale pare che il virus di questa peste non sopravviva al passaggio nel tratto intestinale del lupo. Detto in altre parole, il migliore amico dei maiali e dei cinghiali, pare essere proprio il lupo.
Il che, sempre secondo questa pubblicazione scientifica, significherebbe due cose: la prima è che un lupo che si ciba di un cinghiale malato, successivamente non andrebbe a infettare i boschi. E ciò confermerebbe che i lupi non sono vettori del virus.
La seconda è che gli animali indeboliti dalla malattia potrebbero rappresentare una preda ideale per il lupo, perché non comportano uno scontro pericoloso, non lo impegnano in una caccia estenuante, sono facili da individuare. Il che avrebbe il doppio pregio di favorire la permanenza del lupo nel bosco e di ripulire gli ecosistemi dalla presenza del virus, arginandone di fatto la diffusione.
E se è vero che la buona salute dei cinghiali è condizione essenziale per salvare i maiali, significa che la migliore medicina viene (ancora una volta) dalla natura.
Alla luce di quanto esposto rivolgiamo al lodevole Consiglio di Stato i seguenti quesiti:
1. ritenuta la presenza della peste suina africana anche in Ticino, il Consiglio di Stato ritiene opportuno approfondire altre modalità di azione volte ad arginare questo fenomeno, oltre alla prevenzione, attualmente in atto, anche a livello federale?
2. Ritenuto che, stando allo studio sopraccitato, il lupo si rivelerebbe un efficace avversario naturale relativamente alla problematica della peste suina africana, come si posiziona in questo senso il Consiglio di Stato?
3. Anche nell’ottica della protezione del lupo e considerata l’importante funzione che svolge in qualità di predatore alfa, il Consiglio di Stato intende approfondire la direzione indicata in questo studio? Se sì, come?
Tamara Merlo