(in fondo all’articolo, video introduzione di Omar Pedrini, pres UCT)
Il 22 settembre ci sarà in votazione l’iniziativa popolare federale “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio” (iniziativa biodiversità). Per il Consiglio federale, il Parla-mento e l’economia intera (inclusa quella agricola), l’iniziativa si spinge troppo oltre. Limite-rebbe gravemente la produzione di energia e cibo sostenibili, renderebbe più difficile la ge-stione delle foreste e lo sviluppo delle infrastrutture turistiche e farebbe lievitare ovunque i costi per le costruzioni. Esistono già oggi strumenti e disposizioni legali sufficienti ed effi-caci per promuovere la biodiversità. Nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi oggi a Mezzana, un’ampia Alleanza trasversale ha esposto chiaramente gli argomenti contro l’ini-ziativa in questo cruciale mese prima della votazione.
Con l’iniziativa sulla biodiversità verrà messa in votazione ancora una volta un’iniziativa popolare estrema, inadeguata, controproducente e, considerata la situazione in Svizzera, anche inutile. Sia il Consiglio federale che il Parlamento la respingono nettamente, così come la maggioranza delle forze politiche, tra cui anche il Partito Comunista, e un numero molto elevato di Associazioni e Enti legati al nostro territorio.
Alla conferenza stampa odierna dell’Alleanza ticinese contro l’iniziativa sulla biodiversità tenutasi in un luogo simbolo dell’agricoltura ticinese, cioè alla Scuola professionale del verde di Mezzana, un’ampia Alleanza del mondo economico, agricolo e politico, ha spiegato chiaramente i propri ar-gomenti contro un’iniziativa che propone soluzioni semplicistiche con un titolo fuorviante a un pro-blema estremamente complesso a scapito anche del benessere delle future generazioni.
Argomento 1: Il 30% del territorio nazionale sarebbe praticamente intoccabile
L’obiettivo degli iniziativisti è chiaro: vogliono, anche se fanno finta di negarlo, che il 30% del terri-torio nazionale sia a disposizione soltanto per la biodiversità. Gli iniziativisti ritengono che attual-mente solo l’8% sia adeguatamente protetto (vedi p.es. l’articolo di ProNatura del 18.12.2023). Per loro manca quindi una superficie che corrisponde alle dimensioni dei Cantoni Berna, Friburgo, Neuchâtel e Soletta messi assieme. Su questa superficie, le produzioni alimentare, di energie rin-novabili e di legname non sarebbero possibili o lo sarebbero solo in misura molto limitata. Ciò met-terebbe a repentaglio due obiettivi assolutamente prioritari di questa fase storica per la collettività: la sovranità alimentare e la sovranità energetica. L’Alleanza è d’accordo che ci sia margine di mi-glioramento. Tuttavia, questo margine non riguarda la quantità, ma piuttosto la qualità delle super-fici da tutelare.
Argomento 2: L’agricoltura fa già molto a favore della biodiversità
Attualmente già il 19% delle superfici agricole vengono specificatamente utilizzate per la promo-zione della biodiversità. Ciò corrisponde a 195’000 ettari di superficie, pari alle dimensioni dei Can-toni Zurigo e Zugo messi assieme. Per poter ottenere i pagamenti diretti, attualmente è obbligato-rio dedicare alla biodiversità il 7% delle proprie superfici. Inoltre, in Svizzera ci sono 220’000 ettari di superfici inerbite ricche di biodiversità nella regione d’estivazione che non vengono calcolati dai promotori dell’iniziativa. Le Donne contadine e i Giovani contadini ticinesi hanno esposto chiara-mente le loro opposizioni all’iniziativa, da un punto di vista della pratica agricola, in particolare ri-cordando che il tasso di autoapprovvigionamento continua a ridursi, aumentando così le importa-
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zioni, in contraddizione con l’articolo costituzionale 104a sulla sicurezza alimentare, adottato dal popolo nel 2017, dove si sono introdotti importanti pilastri a favore della produzione agricola.
Argomento 3: Ci sarebbero enormi ripercussioni anche sull’orticoltura e la frutticoltura
Tutti i settori sono sicuramente attenti e interessati alla salvaguardia della natura e della sua biodi-versità, lavorando nella natura e con la natura non potrebbe essere altrimenti! Le piante hanno bisogno di insetti per l’impollinazione, per la lotta a parassiti e malattie, è quindi fondamentale col-tivare in un ambiente sano e prospero come lo è il nostro Ticino e la nostra Svizzera.
Si è contrari a una biodiversità a tutti i costi e imposta, obiettivo di questa iniziativa. Ci sono infatti anche degli altri interessi in gioco, per esempio dei produttori e dei consumatori, che non possono essere messi in secondo piano in nome di un principio, seppur giusto. Negli ultimi decenni, la Sviz-zera ha visto la sua popolazione crescere da 7 a 9 milioni di abitanti e in Europa siamo al penulti-mo posto, dopo di noi solo i Paesi Bassi, per superficie agricola pro capite! Abbiamo bisogno di frutta e verdura fresche, basi di una dieta sana ed equilibrata, e i ticinesi hanno voluto inserire an-che nella Costituzione cantonale la garanzia della sovranità alimentare. Non vogliamo nutrirci solo dall’estero. Non vogliamo veder morire le aziende agricole, che ricordiamoci, oltre a darci da man-giare svolgono un ruolo fondamentale nella salvaguardia del nostro territorio e creano posti di lavo-ro a favore di tutta l’economia. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un ettaro di suolo agricolo e nemmeno un agricoltore che lo coltivi!
Argomento 4: La produzione di energia locale e sostenibile verrebbe ostacolata
L’estrema protezione di ampie zone richiesta dall’iniziativa comporta un brusco arresto nell’approvvigionamento di energia rinnovabile locale. L’iniziativa esige un grado di protezione tal-mente elevato che bloccherebbe lo sviluppo di energie rinnovabili tanto importante quanto impe-gnativo. Il popolo svizzero ha ribadito chiaramente sia nell’estate 2023 (Legge sul clima e l’innovazione), sia nell’estate 2024 (Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili), la volontà popolare di promuovere le energie rinnovabili; con questa iniziati-va tutto ciò è a rischio.
Argomento 5: L’economia forestale e del legno verrebbero limitate
In caso di accettazione dell’iniziativa, il settore forestale si troverebbe confrontato con nuove restri-zioni e requisiti dovuti all’espansione delle riserve forestali. Il bosco come fornitore di materie prime verrebbe messo in secondo piano e l’accesso a diversi luoghi sarebbe ristretto.
Argomento 6: L’impatto ambientale verrebbe spostato all’estero
Un’accettazione dell’iniziativa indebolirebbe la produzione nazionale di cibo, energia e legno. All’insegna del motto “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, la produzione verrebbe delocalizza-ta all’estero, dove spesso vengono adottati standard ecologici minori dei nostri. Per l’ambiente non ci sarebbe nulla da festeggiare, considerando che già adesso il 75% della nostra impronta legata al consumo è generata all’estero.
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Argomento 7: I prezzi e le restrizioni edilizie aumenterebbero – anche nelle aree d’insediamento urbane
L’iniziativa non si riferisce esclusivamente alle superfici e alle strutture al di fuori della zona edifi-cabile. Ciò significa che sarebbero toccate anche le aree di insediamento e quindi anche le PMI e le aziende industriali, che si troverebbero a dover fare i conti con requisiti aggiuntivi, procedure di autorizzazione ancora più lunghe e maggiori costi di costruzione. Evviva la burocrazia.
Argomento 8: I Patriziati verrebbero ostacolati nelle loro attività
Se dovesse essere accettata, molte attività degli Enti patriziali verrebbero limitate in modo impor-tante o bloccate. Dai sentieri, alla ristrutturazione di Alpi, ecc. per giungere quindi alle produzioni delle nostre eccellenze agroalimentari. Ciò sarebbe distruttivo proprio in quanto in questi anni stiamo assistendo allo sviluppo di nuove possibilità, nelle quali i Patriziati possono svolgere un ruolo di primaria importanza a beneficio della collettività e dello sviluppo delle proprie regioni. Ve-dasi l’eccezionale utilizzo dei Fondi per la Gestione del territorio e di aiuto patriziale. È quindi un altro modo per indebolire ulteriormente le capacità delle regioni periferiche di essere propositive e di investire nel loro territorio, valorizzandolo e creandovi posti di lavoro ed indotto.
Argomento 9: Pesanti conseguenze per la ristorazione e l’albergheria
La diminuzione della produzione porterebbe delle difficoltà importanti nel reperire prodotti locali (p.es. la produzione interna di patate, cereali panificabili e colza diminuirebbe di circa il 15%, men-tre per le verdure come cipolle o carote, le perdite potrebbero arrivare fino al 20%). Ciò significhe-rebbe che occorrerebbe importare più cibo dall’estero e progetti come Ticino a Tavola o Fatto in casa proprio per promuovere la lotta agli sprechi, oltre all’utilizzo dei prodotti ticinesi nella ristora-zione sarebbero a rischio o comunque più difficili da implementare. Senza contare gli aumenti di prezzi che fatalmente e inevitabilmente si ripercuoterebbero sulla popolazione. Non solo i clienti dei ristoranti, ma anche quelli dei commerci in generale.
Argomento 10: Le regioni di montagna e il turismo verrebbero indeboliti
il Ticino è apprezzato dai turisti per la bellezza del paesaggio lacustre e montano, per una natura incontaminata che fa anche da cornice a produzioni di eccellenze agroalimentari. In tutte le regioni del Cantone troviamo una ricchezza davvero importante e variata di scenari dalla bellezza unica. E molte sono le iniziative per rendere sempre più sostenibile il turismo. Le regioni di montagna e il turismo dipendono però da infrastrutture adeguate, che devono essere funzionali, innovative e al passo coi tempi. L’iniziativa limita fortemente la loro realizzazione. Infine molte attività sportive e ricreative si svolgono nella natura, anche in questo caso ci sarebbero nuove restrizioni a causa delle vaste aree protette a uso limitato.
Argomento 11: I principi federali verrebbero calpestati
Un’accettazione dell’iniziativa limiterebbe le competenze e il margine di manovra di Cantoni e Co-muni, siccome la sovranità esecutiva sarebbe regolata a livello federale e non più dai Cantoni. Il nostro modello federalista verrebbe scombussolato, soffocando la progettualità di Comuni, regioni e persino Cantoni sostituendola con divieti, burocrazia e ordinanze emanate da Berna, che cause-rebbero tra l’altro numerosi costi supplementari a tutti noi e che indebolirebbero la competitività delle aziende elvetiche rispetto ai loro concorrenti nei Paesi vicini al punto che buona parte di loro getterà la spugna. Minacciando proprio quel rapporto pratico, efficace e bilanciato che ha permes-so alla Svizzera di diventare ciò che è.
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Argomento 12: Costi importanti indeboliscono le finanze federali e/o quelle dei privati
Il settore pubblico dovrebbe affrontare una spesa aggiuntiva annua dai 375 ai 440 milioni di fran-chi, senza contare i costi indiretti. Chi li pagherebbe?
Per mostrare alla popolazione l’«inutilità» e le conseguenze negative dell’iniziativa, con la confe-renza stampa odierna l’Alleanza lancia la votazione del 22 settembre con argomenti oggettivi.
Alla conferenza stampa hanno preso parola (nell’ordine delle loro dichiarazioni):
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Omar Pedrini, presidente Unione Contadini Ticinesi (UCT) e agricoltore Bio, moderatore
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Tanja Bisacca, presidente Associazione Donne Contadine Ticinesi (ADCTI)*
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Giacomo Bassetti, presidente Giovani Contadini Ticinesi (GCT)
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Tiziano Zanetti, presidente Alleanza Patriziale Ticinese (ALPA)
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Andrea Gehri, presidente Camera di Commercio del Canton Ticino (CC-TI)*
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Massimo Suter, presidente GastroTicino
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Alice Croce, presidente Federazione Ortofrutticola Ticinese (FOFT)
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Fabio Regazzi, Consigliere agli Stati “Il Centro” e presidente Unione Svizzera delle Arti e Mestieri (USAM)*
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Marco Chiesa, Consigliere agli Stati UDC
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Simone Gianini, Consigliere Nazionale PLR
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Levi Morosi, membro Comitato Centrale del Partito Comunista (PC)
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Daniele Piccaluga, vicecoordinatore Lega dei Ticinesi
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Andrea Zanini, presidente Associazione Orticoltori Ticinesi (OrTI)
*: assenti per forza maggiore, tuttavia le loro dichiarazioni sono riportate nel testo seguente e si possono trovare nella cartella stampa allegata
Vedi video intro al tema di Omar Pedrini;