Potremmo dire le solite cose, potremmo inneggiare i movimenti operai di 40 anni fa e tanto altro. No, nulla di tutto questo. La festa dei lavoratori oggi come oggi serve solo per dare sfogo ai soliti tromboni, che usano questa festa e la delicatezza del momento per farsi amici di una classe che loro di fatto non difendono. Leggiamo le cronache parlamentari, sappiamo come votano i parlamentari eletti dal popolo per la difesa del popolo (imprenditori e lavoratori, donne e casalinghe, invalidi e disoccupati, ecc.) e poi leggiamo dagli stessi parlamentari sui Socials che scrivono che bisogna intervenire a favore del popolo! Esattamente il contrario di come hanno votato nelle sale dei palazzi che contano e dove altri interessi segnano il corso della politica. O sentiremo i soliti proclami di sindacalisti con 7 e oltre mila franchi al mese, che sul pulpito, non in piazza in mezzo ai lavoratori, danno sfogo al fiato tanto perché il loro ruolo (stipendio) impone che in queste circostanze devono intervenire e farsi amici i lavoratori. Quegli stessi lavoratori che pagano obbligatoriamente delle quote per essere difesi e non presi in giro. Senza parlare di quegli artigiani e in maniera ossessiva e quasi fanatica, inneggiano all’economia locale, minacciando che se non ci si serve da loro licenzieranno. Noi pensavamo che inneggiavano al commercio locale per etica e coerenza reciproca. Quegli stessi che poi lasciano a casa i locali per assumere personale differentemente residente. Con la benedizione dei sindacalisti, naturalmente.
Forse cancellando tutto, resettando come si dice oggi, e ripartendo su basi diverse, con il buon senso da parte di imprenditori e da parte degli stessi lavoratori, mettendo in un angolo i movimenti sindacali o estremisti della politica rossa e chiedendo ai parlamentari di fare meno rumore ma essere più ensibili ai problemi che attanaglia la gente (ripetiamo imprenditori e lavoratori), riusciremo a venirne a capo.
Perché se non si cambia totalmente registro e non si pone l’uomo al centro del discorso come valore aggiunto a qualsiasi valore puramente economico, si perderanno i valori e si entrerà in una spirale dove ognuno cercherà il meglio per se stesso, tralasciando la carità e la coerenza che impone, questione di cuore, solidarietà con i più deboli. E sia chiaro che solidarietà va anche verso a quegli imprenditori onesti (e sono molti) che hanno grosse difficoltà nel gstire la propria azienda con pochi collaboratori. A questi imprenditori, anche a loro, va la nostra solidarietà e ci fa male quando vediamo milioni gettati in Start UP inutili, in modernizzazioni di Università ticinesi dal livello …, oppure milioni in Piste sportive sparse in tutto il Cantone e via dicendo, invece di mettere loro a disposizione soldi e risorse per le loro attività. Ma nelle zone rurali pensate che sia più importante avere la fibbra ottica o degli ottimi artigiani che formano apprendisti e danno benessere al territorio? Le soluzioni ci sono, basta volerle, ecco basta veramente volerle…
Nella foto: privilegiamo il nostro rapporto umano con la natura, unica vera risosrsa di Benessere globale.