A livello Cantonale e Comunale le autorità politiche e gli operatori sanitari sono sempre più confrontati con un invecchiamento della popolazione, un aumento delle malattie croniche e una maggior complessità dei singoli casi. In Ticino tra il 2000 e il 2010 gli anziani con più di 90 anni sono aumentati del 19.1% (532), gli 80enni del 27.5% (4’094) e i 65enni del 24.7% (13’523). Secondo le stime disponibili si prevede per il 2020 un aumento complessivo del 4% della popolazione generale e del 33.3% degli ultraottantenni (6’242), configurando un reale problema sociale che dobbiamo affrontare al più presto. Se da un lato ci conforta sapere che sempre più si invecchia in buona salute, sappiamo anche che il 10% dei pazienti è all’origine del 70-80% delle prestazioni sanitarie erogate e che solitamente sono affidati alle cure di un ampio ventaglio di operatori (medico di base, specialisti, terapisti, ospedali e altri istituti). In questo gruppo il rischio di doppioni, di prestazioni inutili o di carenze nelle transizioni (ad esempio il ricovero, la dimissione, il trasferimento o il consulto specialistico) è considerevole. Ragion per cui una assistenza medica ben coordinata è fondamentale. Dobbiamo dunque ricercare nuovi modelli di assistenza per questo tipo di pazienti. Si tratta di coinvolgere i principali attori della sanità territoriale, trovare alleanze e sinergie con lo scopo di sviluppare le cure di prossimità nel nostro caro Cantone. Con l’88% di sì a livello Federale e l’87,3% a livello Cantonale, il 18 maggio 2014, è passato il nuovo articolo costituzionale che vuole favorire lo sviluppo della medicina di famiglia e in particolare il miglioramento delle cure mediche di base. Questo si associa alle iniziative federali che mirano a migliorare la qualità delle cure tra cui la strategia eHealth che in Ticino si traduce nel progetto reTisan, oppure il progetto di garanzia della qualità a livello Nazionale al fine di prevenire gli errori nelle prestazioni mediche e migliorare la qualità riducendo la spesa sanitaria. Un modo di curare costoso non è direttamente correlato con una cura di qualità e per questo molto si può fare per arginare la spesa pur migliorando le prestazioni. Io credo in una medicina che metta al centro dell’attenzione il paziente e non i duri e spietati interessi di un’economia sempre più cinica. Sono convinto che attualmente il paziente non è il vero titolare della sua cartella clinica, non gli è garantita completamente l’autodeterminazione nella sua cura e gli interessi economici dei principali attori della sanità sono anteposti ad una medicina efficiente, efficace e razionale. Il modello va ripensato e ricostruito in una vera rivoluzione che riporti al centro i malati e i loro problemi.
Quale medico sento il dovere di rappresentare politicamente al meglio coloro che mi insegnano quotidianamente il vero significato di “Cura”: i miei pazienti.