Doppia maggioranza o niente!
I Giovani UDC chiedono il referendum obbligatorio con la doppia maggioranza sull’accordo quadro 2.0 con l’UE. In una azione coordinata a livello nazionale in più parlamenti cantonali, tra cui in Ticino, è stata presentata in tal senso delle mozioni.
I Giovani UDC e l’UDC si battono in prima linea contro il trattato di sottomissione con l’Unione Europea. In una campagna di atti parlamentari coordinati a livello nazionale in vari cantoni, i parlamentari cantonali dei Giovani UDC chiedono ora tramite una mozione che i cantoni si impegnino attivamente presso il Consiglio federale e il Parlamento federale per richiedere la doppia maggioranza (maggioranza popolare e cantonale, referendum obbligatorio). Inoltre, nel caso in cui l’accordo quadro con l’UE fosse sottoposto solo a referendum facoltativo, i cantoni dovrebbero intraprendere tutte le misure legalmente possibili (ad esempio perizie legali, ricorsi, ecc.) per imporre la necessità della maggioranza cantonale e promuovere il referendum ai sensi dell’art. 141 della Costituzione federale e far sì che almeno otto cantoni aderiscano all’iniziativa referendaria. In Ticino la mozione è stata presentata da tutto il gruppo parlamentare dell’UDC Ticino (primo firmatario Alain Bühler).
La Svizzera è un esempio unico al mondo di libertà e democrazia diretta. Tuttavia, l’accordo quadro 2.0 con l’UE rappresenta un pericoloso trattato di sottomissione: secondo il “Common Understanding”, i giudici dell’UE avrebbero la supremazia sul popolo svizzero, minacciando così la fine della libertà e dei diritti democratici dei cittadini. Per questo motivo, è essenziale che tale accordo venga sottoposto a un referendum obbligatorio, affinché popolo e cantoni abbiano l’ultima parola. Il primo articolo della Costituzione federale è chiaro: “La Confederazione Svizzera è composta dal popolo svizzero e dai cantoni.” È quindi evidente che un accordo così significativo come quello con l’UE richiede la doppia maggioranza di popolo e cantoni”, dichiara Diego Baratti, presidente dei Giovani UDC “È nell’interesse dei cantoni avere voce in capitolo sul futuro legame tra la Svizzera e l’Unione Europea.”
Anche il professor Andreas Glaser, che non si esprime né a favore né contro l’accordo quadro, conferma la necessità del referendum obbligatorio: “Sulla base di ciò, il Parlamento dovrebbe, a mio parere, sottoporre il nuovo accordo a referendum obbligatorio, poiché è qualitativamente paragonabile all’adesione allo SEE.”
Il previsto accordo quadro con l’UE 2.0 riguarda il nostro ordinamento statale, la giurisdizione, un collegamento di tutti gli accordi esistenti e futuri (come, ad esempio, nei settori dell’energia elettrica, della sicurezza alimentare e della salute), nonché un “contributo finanziario” miliardario regolare della Svizzera all’UE. Si tratta quindi di un trattato con effetti massicci sulla Svizzera. Tuttavia, la classe politica vuole evitare un voto popolare obbligatorio e aggirare così la maggioranza dei cantoni.
Ora è necessario che i cantoni si schierino a favore della democrazia diretta e garantiscano la partecipazione democratica e costituzionalmente prevista dei cantoni. Il progressivo collegamento della Svizzera all’UE deve essere impedito a tutti i costi. Se ciò dovesse avvenire attraverso modalità politicamente insostenibili, i cantoni sono chiamati ora ad intervenire e agire.
Nei prossimi giorni e settimane, diversi rappresentanti dei Giovani UDC presenteranno iniziative simili in vari parlamenti cantonali, come Berna, Vaud, Friburgo, Svitto.
Ecco il testo presentato in Ticino:
Per quanto riguarda l’eventuale sottoscrizione di un accordo istituzionale tra la Svizzera e l’Unione Europea, il Consiglio di Stato è incaricato di:
1. di esercitare pressione sul Consiglio federale e sull’Assemblea federale affinché, in caso di un’eventuale votazione federale, oltre alla maggioranza del Popolo sia richiesta anche la maggioranza dei Cantoni (referendum obbligatorio relativo ai trattati internazionali).
2. nel caso in cui il decreto federale corrispondente non sia soggetto al referendum obbligatorio sui trattati internazionali, avviare tutte le misure possibili dal punto di vista legale (ad es. pareri legali, ricorsi, ecc.) atti a far rispettare il requisito della maggioranza dei Cantoni
3. nel caso in cui il decreto federale corrispondente non sia soggetto al referendum obbligatorio, avviare un referendum a nome del Cantone di Ticino ai sensi dell’art. 141 della Costituzione federale e adoperarsi affinché almeno altri sette Cantoni aderiscano al referendum.