Oggi 27 ottobre si celebra la giornata internazionale dell’ergoterapia chiamata anche terapia occupazionale. In Ticino la professione risulta ancora poco riconosciuta in particolare tra i medici e il resto del personale sanitario e di conseguenza a livello politico e manageriale. In ambito educativo poi, il pregiudizio è sempre quello di terapisti che fanno svolgere “solo lavoretti”.
In realtà l’ergoterapia è basata su livelli di teorie scientifiche: la conoscenza di base, che comprende i principi filosofici, i fondamenti teorici e il dominio di interesse cioè la conoscenza applicata costituita da linee guida basate sull’occupazione e la pratica che comprende le procedure di ragionamento clinico e la pratica clinica stessa (Tafani 2010).
L’ergoterapia è l’arte e la scienza di permettere all’essere umano di riuscire a svolgere le sue occupazioni, che favoriscono la salute e il benessere e di promuovere una società giusta e comprensiva in modo che ogni individuo possa partecipare alle occupazioni quotidiane della vita secondo il proprio potenziale (Towsen e Polatajko 2007).
L’ergoterapista fa si che le persone che presentano disabilità fisiche o psichiche che trovano difficoltà a compiere attività anche banali o scontate possano vivere in modo degno le proprie giornate.
Secondo l’ergoterapia, le occupazioni costituiscono l’essenza della vita quotidiana. Il fare procura soddisfazione, motivazione e senso di vita.
Gli ambiti in cui possono intervenire gli ergoterapisti sono: bambini e adolescenti, salute e benessere, salute mentale, senescenza, riabilitazione, disabilità e partecipazione, lavoro e istruzione. Gli ambiti diretti degli interventi sono nella cura di sé, produttività, tempo libero, riposo, lavoro, gioco, istruzione e partecipazione sociale.
In periodo di pandemia da Coronavirus l’ergoterapista è quel professionista sanitario che andrebbe introdotto in qualsiasi team ospedaliero, in casa per anziani, i cliniche private, in istituti sociali per disabili e nelle scuole per dare un supporto di alta qualità ai colleghi infermieri, fisioterapisti, psicologi e psicoterapeuti, logopedisti, neuropsicologi, medici e medici specialisti, educatori e docenti.
Si auspica quindi una presa di coscienza da parte dei manager sanitari e sociali e della politica ticinese del potenziale che questa professione possa apportare.
Elisa Chiapuzzi, ergoterapista BSc SUPSI