Il Lugano ha salvato il posto nel massimo campionato Svizzero, terminando al quinto posto, garantendosi per l’anno prossimo la permanenza nell’elite del calcio Svizzero. Con i se e i ma non si va da nessuna parte e a bocce ferme sarebbe ora che il presidente Renzetti metta in tavola le carte e la smetta di dire e non dire. Il Lugano come club ha storia, ha gioco e ha un compito importante nel contesto calcio Ticino che non può permettersi un presidente che un giorno dice che vende, un giorno dice che non ce la fa, un giorno dice che tiene, un giorno dice A e l’altro giorno dice B. Il fatto che il Lugano con Renzetti sia decollato, e questo lo dobbiamo solo al presidente, non giustifica che sia merce di scambio per chissà che scopi. Ha avuto molte possibilità, da cosa è risaputo dai media, di vendere ma ha messo condizioni inaccettabili per chi compera. Ha sempre detto di voler aiuti ma di voler comunque comandare solo lui. Nella vita, come nel calcio, chi “caccia” i soldi di regola dispone e questi tergiversamenti e cambi di rotta continui del presidente, hanno di certo nuociuto al clima disteso della squadra e molti punti persi sul campo, a nostro parere, sono proprio da addebitare al Presidente e conseguentemente all’allenatore, che con molte pecche ha cercato di fare del suo meglio, pur sbagliando molto e lasciando sul campo punti preziosi. Il Lugano, questo Lugano con il suo potenziale, vale molto di più del 5 posto, e se avesse avuto un ambiente tranquillo lo avrebbe dimostrato. Parlare ora di prossima stagione ci sembra ridicolo, proprio come ridicole le interviste rilasciate in questi giorni. Sarebbe ora che il presidente si decidesse, continua o lascia e da qui ripartire con un Lugano solido e molto ambizioso. Ma il Ticino lo sappiamo come è: personaggi pieni di EGO, che fanno i bambini solo perché hanno qualche spicciolo. Grazie a queste politiche bieche il calcio Ticino ha subito disonori continui, con fallimenti, retrocessioni e altro. La storia anche del Ticino Calcio di qualche mese ha ha dimostrato come in Ticino del calcio giocato importa poco. Importante avere le poltrone, alzare la voce perché si ha un qualche franchetto e chiudere ogni porta a chi magari voleva un Ticino calcistico conseguente ai tempi.
Lo scenario che si presenta oggi è un Chiasso relegato perché quelli del Chiasso non hanno mai voluto discutere di unità di intenti, un Bellinzona che sembrava facesse tutto e di più ed è ancora lì a sgambettare sui campi di calcio che non contano, il Lugano, unica vera forza ticinese del calcio che ora ha bisogno concretezza e decisione per non vanificare tutto il lavoro fatto in questi anni dal Presidente Renzetti. Fa stato che del Lugano non si parla mai di comitato, di responsabili di settore ma tutto è accentrato su una persona. Con questa dinamica, anche il Lugano sarà destinato a scoppiare e questo sarebbe gravissimo per tutto il movimento calcistico ticinese. Forse è ora che il presidente ne arrivi a una. Per continuare a sentire i suoi soliti piagnistei da anni e le frustrazioni inventate, che ritardano solo l’agonia di un club glorioso, provveda finalmente a costruire un comitato vero e non di specchio oppure a vendere e farsi da parte. Anche questo gesto di farsi da parte sarebbe un gesto di maturazione e di amore verso il Lugano. (ETC)
Nella foto il presidente Renzetti, primo da destra, durante l’incontro con i dirigenti dell’Inter