m.a.x. museo, CHIASSO (SVIZZERA); DAL 25 FEBBRAIO AL 6 MAGGIO 2018-LA MOSTRA ERCOLANO E POMPEI: VISIONI DI UNA SCOPERTA
In occasione dei 280 anni dalla scoperta di Ercolano e dei 270 anni da quella di Pompei, la mostra mette in luce come il ritrovamento di due tra i siti archeologici più importanti al mondo sia stato comunicato, studiato e documentato, tra il Settecento e gli inizi del Novecento, attraverso lettere, taccuini acquerellati, incisioni, litografie, disegni, rilievi, matrici, gouaches, le prime fotografie e le prime cartoline, che vengono affiancati, nel percorso espositivo, da 23 preziosi reperti archeologici.
La mostra propone oltre 300 opere provenienti da più di 20 istituzioni di 4 paesi (Svizzera, Italia, Francia e Stati Uniti), fra cui diversi inediti esposti per la prima volta, come l’anello di re Carlo di Borbone, il taccuino con disegni acquerellati e annotazioni del nobiluomo inglese William Gell e la prima raffigurazione cartografica di Pompei ad opera del naturalista-botanico François de Paule Latapie, ma anche il corpus, riunito per la prima volta, di tre piante di Pompei ed Ercolano dell’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber.
INAUGURAZIONE m.a.x. museo: sabato 24 febbraio 2018, ore 16.30
In occasione dei 280 anni dalla scoperta di Ercolano e dei 270 anni da quella di Pompei, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) ospita dal 25 febbraio al 6 maggio 2018 la mostra Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta, nell’ambito della stagione 2017–2018 dedicata a I visionari.
L’esposizione traccia un singolare profilo, mettendo in luce come il ritrovamento di due tra i siti archeologici più importanti al mondo sia stato comunicato, studiato e documentato, tra il Settecento e gli inizi del Novecento, attraverso lettere, taccuini acquerellati, incisioni, litografie, disegni, rilievi, matrici, gouaches, le prime fotografie e le prime cartoline, che vengono affiancati in mostra da 23 preziosi reperti archeologici di Ercolano e Pompei, conservati nei depositi del MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli e presentati per l’occasione, risalenti al I secolo a.C. – I secolo d.C.: l’anello di re Carlo di Borbone esposto per la prima volta, il bracciale serpentiforme d’oro della celebre “Casa del Fauno” di Pompei, un cammeo, un bassorilievo in marmo, una scultura, un busto, statuette, oggetti di uso quotidiano (una lucerna con tappo con Cupido seduto, un calderone, un tripode, una patera, un candelabro, un oinochoe con testa di cavallo) e 8 diversi lacerti di affreschi.
Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta, promossa e realizzata dal m.a.x. museo di Chiasso in collaborazione con il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MiBACT-Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) – che accoglierà la tappa italiana dal 29 giugno al 30 settembre 2018 –, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano, è curata da Pietro Giovanni Guzzo, già soprintendente di Napoli e Pompei, Maria Rosaria Esposito, responsabile della Biblioteca del MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo.
L’improvvisa eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. interruppe non solo la vita degli abitanti di Ercolano e Pompei, colti nel pieno delle loro attività e molti con indosso i segni della propria identità o in mano gli strumenti dei propri mestieri, ma anche lo sviluppo delle due cittadine che, rimaste ormai disabitate, non continuarono a modificarsi come Roma o altre città di antica fondazione. Per quanto distrutte, e poi depredate, conservarono tracce della vita reale più cospicue di qualsiasi altro luogo del mondo romano, così che a quanti iniziarono a scoprirle, svelarono manufatti e forme urbane in parte poco o nulla conosciuti.
Ercolano e Pompei hanno perciò esercitato un grande fascino fin dai primi anni dei ritrovamenti, e continuano tuttora a ispirare l’arte, l’architettura, gli arredi e la moda.
La trasmissione della conoscenza dei due siti – focus della mostra con oltre 300 opere, alcune inedite ed esposte per la prima volta – inizia quindi con le lettere per giungere alle prime immagini fotografiche e alle prime cartoline, prova di una ininterrotta curiosità e passione per le scoperte.
Da Johann Joachim Winckelmann a Karl Jakob Weber, da Giovanni Battista a Francesco Piranesi, da François Mazois a William Gell, da Luigi Rossini a Pietro Bianchi, furono numerosissimi i disegnatori, gli incisori e i cultori dell’antico, fino a Giorgio Sommer, Robert Rive, Giacomo Brogi e i fratelli Alinari, che cercarono di promuovere gli scavi e le ricerche, intuendo la portata delle scoperte e contribuendo così alla fortuna storica e critica delle due città dissepolte.
L’esposizione si avvale di importanti prestiti da oltre 20 istituzioni e privati di 4 diversi paesi: Svizzera, Italia, Francia e Stati Uniti.
Si ringraziano per la preziosa collaborazione il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la sua Biblioteca, il Museo Nazionale San Martino di Napoli (Polo Museale della Campania), il Dahesh Museum of Art di New York, la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – Castello Sforzesco di Milano, il Museum Casa di Goethe di Roma, l’Archivio di Stato di Napoli, l’Archivio di Stato di Bellinzona, l’Archivio storico Città di Lugano, la Bibliothèque municipale de Bordeaux, la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli, la Società Napoletana di Storia Patria di Napoli, la Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio, la Biblioteca cantonale di Lugano, Casa Porta-Fraschina di Manno, Alinari Archives di Firenze, cui si aggiunge la collezione del m.a.x. museo.
Si ringraziano inoltre per la collaborazione i collezionisti privati che hanno generosamente prestato le loro opere.
Per la novità dei materiali esposti, la mostra, nata in collaborazione con il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sarà presentata presso lo stesso nella prestigiosa Sala della Meridiana dal 29 giugno al 30 settembre 2018, dopo la tappa al m.a.x. museo. A Napoli i documenti d’archivio verranno affiancati da numerosi reperti archeologici conservati nei depositi e presentati per la prima volta al pubblico, come pure da un particolare percorso espositivo segnalato all’interno della collezione permanente del MANN.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue italiano-inglese (Éditions d’Art Albert Skira, Ginevra, 2018).
L’esposizione è resa possibile grazie al Dicastero Educazione e Attività culturali del Comune di Chiasso, grazie a Sintetica in qualità di main sponsor, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino-Fondo Swisslos, dell’AGE SA, dell’associazione amici del m.a.x. museo (aamm) e, come sponsor tecnico, di Helvetia Assicurazioni.
Si ringrazia la SUPSI-Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, e in particolare il Laboratorio cultura visiva del Dipartimento ambiente costruzioni e design, per la collaborazione nell’ambito del progetto grafico.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo prende avvio dalla metà del Settecento, quando studiosi e appassionati dell’antico incominciano a descrivere i ritrovamenti, inizialmente sporadici e casuali, poi sempre più consistenti, attraverso le lettere. È il caso di Johann Joachim Winckelmann, a cui si aggiungono nel 1762 i commenti sulla conduzione degli scavi, come nelle lettere del Conte di Caylus, collezionista e archeologo, di Goethe o, più tardi, a inizio Ottocento, delle puntuali osservazioni di Stendhal.
Il viaggio del Grand Tour a fine Settecento annovera ormai come tappa obbligata Napoli, Pompei ed Ercolano. Molti artisti, architetti e cultori d’arte di tutta Europa sono incuriositi dalle notizie che circolano e dalla divulgazione delle prime incisioni promosse dal sovrano illuminato Carlo di Borbone con soggetto Le Antichità di Ercolano esposte. Nell’esposizione vengono presentate anche le matrici in rame rimaste inedite, provenienti dal MANN di Napoli, di alcuni tomi mai pubblicati ad illustrare le Antichità di Ercolano esposte, come pure prove di stampa che dovevano teoricamente completare il piano dell’opera.
In relazione a tale fenomeno, si inserisce la produzione delle splendide acqueforti di Giovanni Battista Piranesi e del figlio Francesco; 12 sono presenti in mostra (1804-1807), fortemente emozionali e con immagini chiaroscurate.
I colti viaggiatori del Grand Tour iniziano a disegnare dal vivo, appuntando sul proprio taccuino di viaggi note scritte, schizzi e disegni acquerellati. Sono necessari permessi speciali per visitare i siti e le preziose notizie su Ercolano e Pompei fanno il giro del mondo, come nel caso del nobiluomo inglese William Gell, che lascia un taccuino inedito denso di disegni e annotazioni – esposto in mostra per la prima volta e prestato dalla Biblioteca del MANN – che confluirà in diverse pubblicazioni, fra cui la celebre Pompeiana. La colonia degli inglesi è, in effetti, molto attiva nel disegnare e ritrarre gli scavi, con l’obiettivo di pubblicare testi corredati da incisioni per far conoscere l’antico.
A partire dalla metà del Settecento è il Corpo del Genio civile a occuparsi degli scavi, capeggiato dall’ingegnere militare Roque Joaquín de Alcubierre, coadiuvato nel 1750 dall’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber. Quest’ultimo con singolari iniziative, anche di carattere privato, dà un forte impulso alle scoperte archeologiche, portando alla luce la famosa “Villa dei Papiri” di Ercolano. Memorabili sono le planimetrie della Villa di Giulia Felice a Pompei, le piante della Villa dei Papiri e del Teatro di Ercolano eseguite da Weber (1754-1758), riunite per la prima volta nella mostra al m.a.x. museo.
Vengono inoltre esposti per la prima volta un manoscritto mai pubblicato – proprietà della Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria di Napoli – dell’abate Ferdinando Galiani, socio dell’Accademia Ercolanese, sulle Pitture antiche che si conservano nella Real Villa di Portici (1756) e la pianta disegnata dal naturalista-botanico François de Paule Latapie (1775-1776) che costituisce la prima raffigurazione cartografica di Pompei, affiancata dal quadro che ritrae Latapie (pure inedito).
Nel periodo dell’occupazione francese, tra fine Settecento e inizio Ottocento, gli scavi vengono fortemente incentivati. In particolare, la regina Maria Carolina, sorella di Napoleone, con grande passione finanzia François Mazois per realizzare un’opera omnia che rappresenti, con i suoi disegni incisi basati su rilievi effettuati sul posto, la summa della conoscenza scientifica del momento, intitolata Les ruines de Pompéi (1812-1838).
La divulgazione delle scoperte e degli scavi archeologici viene documentata da numerose pubblicazioni a stampa, come nel caso di Luigi Rossini con le sue Antichità di Pompei (1831), o di piante topografiche con magistrali litografie acquerellate e bellissime gouaches estemporanee che ritraggono scene quotidiane di scavi, fra cui quelli di Luigi Capaldo, Giacinto Gigante, Jacob Philipp Hackert, Gabriele de Sanctis e Achille Vianelli.
Nel periodo della Restaurazione, la Real Casa Borbonica, dopo Antonio Bonucci, affida la direzione degli scavi (1831-1844) al ticinese Pietro Bianchi che, studiando preventivamente le aree di scavo, accelera i lavori e scopre la celeberrima “Casa del Fauno” di Pompei. Tutto viene documentato da piante e disegni molto precisi, realizzati dai suoi collaboratori in scala e acquerellati.
D’altro canto, Michele Arditi e la Società ercolanese promuovono un dibattito che coinvolge anche le varie Accademie europee; sempre più giovani si recano a Ercolano e Pompei con borse di studio per rilevare e disegnare l’antico (i concorsi delle Accademie di Belle Arti prevedono la conoscenza diretta dello scavo).
Nello spirito nascente dell’Ottocento romantico, il tema della ricostruzione delle case di Pompei – ambientazioni suggestive fra realtà e immaginazione – riscuote grande successo, come nella celebre opera Un interno pompeiano del 1882 di Luigi Bazzani, proveniente dal Dahesh Museum of Art di New York.
Il tema dell’antico e di Ercolano e Pompei entra anche nelle esposizioni nazionali con gouaches di grandi dimensioni, come quelle di Antonio Coppola esposte a Roma nel 1893 che propongono un raffronto fra “com’era e com’è”.
A fine Ottocento fa capolino la fotografia, che si afferma come il nuovo mezzo di riproduzione dei reperti e delle aree archeologiche. Le immagini realizzate da Giorgio Sommer, Robert Rive, Giacomo Brogi e dai fratelli Alinari (con cavalletto e un punto di vista molto alto) ritraggono Ercolano e Pompei, a seconda della prospettiva adottata, con una certa visionarietà e ampiezza d’orizzonte, mostrando il Foro, le domus, il Teatro, l’Anfiteatro, la Casa dei gladiatori, le Terme, come già era avvenuto in precedenza con i disegni acquerellati.
All’inizio del Novecento sarà poi il turno delle prime cartoline in litografia o cromolitografia a veicolare le immagini dei luoghi visitati. Ercolano e Pompei sono diventate, infatti, tappe obbligate del nascente fenomeno del turismo.
LA MOSTRA IN CIFRE
In mostra 23 reperti archeologici di Ercolano e Pompei risalenti al I secolo a.C. – I secolo d.C., ovvero: 8 lacerti di affreschi, 1 anello di re Carlo di Borbone, 1 bracciale serpentiforme d’oro della “Casa del Fauno” di Pompei, 1 cammeo, 1 bassorilievo in marmo, 1 scultura di fauno peloso, 1 testa di Gaio Cesare, 1 statua di satiro, 1 statuetta di Minerva, 1 busto di Demostene, 1 tripode, 1 patera, 1 calderone, 1 oinochoe con testa di cavallo, 1 candelabro, 1 lucerna con tappo con Cupido seduto.
Inoltre sono presenti 20 matrici, 20 acquerelli, 50 disegni autografi, 7 gouaches, 15 incisioni acquerellate, 17 acqueforti, 2 taccuini, 2 quadri ad olio, 24 foto storiche, 1 album fotografico, 112 cartoline storiche, 2 manoscritti di lettere, 23 volumi.
CATALOGO BILINGUE (ITALIANO/INGLESE)
Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta / Herculaneum and Pompeii: visions of a discovery a cura di Pietro Giovanni Guzzo, Maria Rosaria Esposito e Nicoletta Ossanna Cavadini, con testi dei curatori, di Paola D’Alconzo, Angela Windholz, Christopher Parslow, Gilles Montègre, Pierluigi Panza, Pierre Pinon, Ernesto De Carolis e Simone Foresta, a corredo una ricca sezione iconografica, bilingue italiano/inglese, Éditions d’Art Albert Skira, Ginevra, 2018, 24 x 24 cm, p. 352, CHF/Euro 38.-
VIDEO
Come per tutte le mostre del m.a.x. museo, in una delle sale è possibile visionare alcuni filmati: un video dedicato all’esposizione a cura di 3D Ultrafragola – Sky Arte con interviste ai curatori e al direttore del MANN di Napoli Paolo Giulierini e un filmato dal titolo Pompei. Il plastico e la città / Pompeii. Model and the city, Altair Multimedia Srl, 2017, per gentile concessione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
In riferimento ai primi, sporadici scavi a Pompei, viene mostrato un estratto del documentario Domenico Fontana, ingegnere, architetto, urbanista di Adriano Kestenholz, Aleph Film in coproduzione con RSI Radiotelevisione svizzera, 2007, per gentile concessione di RSI Radiotelevisione svizzera.
INAUGURAZIONE
L’inaugurazione della mostra Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta ha luogo sabato 24 febbraio 2018 alle ore 16.30, alla presenza del Min. Plen. Marcello Fondi, console generale d’Italia a Lugano, Davide Dosi, capo Dicastero Educazione e Attività culturali di Chiasso, Paolo Giulierini, direttore del MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e dei curatori: Pietro Giovanni Guzzo, già soprintendente di Napoli e Pompei, Maria Rosaria Esposito, responsabile della Biblioteca del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo di Chiasso.
Al termine, un aperitivo sarà offerto a tutti i presenti.
Dopo l’aperitivo, alle 18.30 è in programma una conferenza pubblica di Pietro Giovanni Guzzo dal titolo Le scoperte di Pompei: diverse visioni, presso il Foyer del Cinema Teatro di Chiasso (di fronte al m.a.x. museo), in collaborazione con il Circolo “CULTURA, insieme” di Chiasso.
Per l’occasione il m.a.x. museo resta aperto fino alle 20.30.
PER I PIÙ PICCOLI: IL BABY-TROLLEY AL MUSEO
I mini-visitatori potranno percorrere le sale del m.a.x. museo muniti di un baby-trolley con un kit per disegnare e copiare le grafiche e i reperti archeologici. I bambini avranno così l’occasione di soffermarsi davanti alle loro opere preferite. Al termine della visita, ogni mini-visitatore potrà portare a casa con sé il proprio disegno.
PER TUTTI: SCEGLI LA TUA IMMAGINE PREFERITA
Il concorso è promosso fra tutti i visitatori che potranno segnalare la loro opera favorita. Il giorno del finissage verrà estratta a sorte una tessera omaggio dell’associazione amici del m.a.x. museo. La tessera (Carta Plus Guest), con validità annuale, dà diritto all’ingresso gratuito a tutte le mostre e a varie altre facilitazioni.
Chiasso (Svizzera), febbraio 2018
ERCOLANO E POMPEI:
VISIONI DI UNA SCOPERTA
m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6), Chiasso (Svizzera)
25 febbraio – 6 maggio 2018
Informazioni
t +41 91 695 08 88, info@maxmuseo.ch, www.centroculturalechiasso.ch
Orari
martedì–domenica, ore 10.00–12.00 e 14.00–18.00
lunedì chiuso
Aperture speciali
lunedì 19 marzo 2018 (San Giuseppe)
domenica 1° aprile 2018 (Pasqua)
lunedì 2 aprile 2018 (Pasquetta)
Chiuso
venerdì 30 marzo 2018 (Venerdì Santo)
sabato 31 marzo 2018 (Sabato Santo)
martedì 1° maggio 2018 (Festa del lavoro)
Ingresso
Intero: CHF/Euro 10.-
Ridotto: CHF/Euro 7.-
(AVS/AI, over 65 anni, studenti, FAI SWISS, FAI, TCS, TCI, convenzionati)
Scolaresche e gruppi di minimo 15 persone: CHF/Euro 5.-
Metà prezzo: Chiasso Card
Gratuito: bambini fino a 7 anni, Aiap, associazione amici del m.a.x. museo, giornalisti, ICOM, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte
Entrata gratuita: ogni prima domenica del mese
Parcheggio gratuito
Presso il Centro Ovale di Chiasso (livello -1), 4 minuti a piedi dal m.a.x. museo
RailAway FFS – offerta combinata
All’entrata del m.a.x. museo, su presentazione di un ordinario biglietto del treno, una carta giornaliera, un biglietto risparmio, un abbonamento di una comunità tariffaria oppure un abbonamento generale, si beneficia del 10% di sconto sul biglietto d’ingresso della mostra in corso.
Dalla stazione di Chiasso al m.a.x. museo: circa 10 minuti a piedi.
Informazioni: nelle stazioni o su ffs.ch/maxmuseo.