Tempo di lettura: 8 minuti
Care amiche, cari amici, buona domenica!
Il sole splende meravigliosamente e questa è un’occasione d’oro per andare alla tradizionale Fiera di san Martino che si svolge in autunno da quasi quattrocento anni. Prodotti locali, trattori e tantissimi animali saranno il contorno di una bellissima giornata all’aperto.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia oggi si dedica al tema del lavoro. inizia con una notizia che sembra un po’ bizzarra. In Italia, tiene banco e anzi sembra aumentare la tensione tra il governo e i sindacati che stanno discutendo del rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Ricordiamo che in Italia la presenza e il ruolo dei sindacati è molto più marcato rispetto a quanto conosciamo alle nostre latitudini. Anche le contrattazioni che ne derivano non assumono le sembianze delle nostre che rimangono saldamente ancorate sulla pace del lavoro. Questo concetto si fonda sull’idea che fintanto che c’è in vigore un contratto collettivo, i possibili conflitti tra salariati e datori di lavoro devono essere risolti attraverso negoziati pacifici e non ricorrendo a forme di lotta come gli scioperi. Il concetto di pace del lavoro fu sancito la prima volta in un contratto collettivo di lavoro nel 1900 nel Canton Ginevra. A livello nazionale divenne una prassi e realtà consolidata solo a partire circa dagli anni 40. Ben presto, però questa maniera di affrontare le problematiche relative agli interessi contrapposti delle parti nel mercato del lavoro, diventò addirittura una caratteristica fondante dell’identità nazionale svizzera. Dal punto di vista giuridico, seppure una sentenza del tribunale federale riconosca l’esistenza della pace del lavoro relativa (ossia per quanto attiene a quanto prescritto nel contratto collettivo) già nel 1919, la sua entrata ufficiale nel codice delle obbligazioni risale al 1956. Da allora formalmente nel Codice delle Obbligazioni i datori di lavoro e i salariati si impegnano ad astenersi “da qualsiasi mezzo di lotta per ciò che riguarda gli oggetti disciplinati dal contratto collettivo; l’obbligo di mantenere la pace è assoluto soltanto se pattuito espressamente.” (art. 357a). Storicamente e forse anche un po’ in maniera mitologica attribuiamo al ruolo della pace del lavoro un ruolo fondamentale per il successo e la prosperità Svizzera.
La situazione è molto diversa in Italia, dove il tasso di sindacalizzazione; quindi, la proporzione di persone che lavorano iscritte a un sindacato rispetto al numero totale degli occupati, seppur in costante diminuzione nel corso degli anni, è molto più alto che in Svizzera. Anche qui dobbiamo essere piuttosto prudenti perché la stima che parla di circa un 32% di persone sindacalizzate si basa sui dati forniti dai principali sindacati e non facilmente verificabili. Altri studi internazionali stimano questi dati decisamente più bassi. Ma torniamo alle nostre contrattazioni dei dipendenti pubblici. Ciò che è accaduto è abbastanza raro: i sindacati si sono scontrati tra di loro. Una parte di sindacati (Cisl-Fp, Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp) rappresentante più della metà degli iscritti dei dipendenti pubblici ha deciso di sottoscrivere un nuovo contratto collettivo con il governo. Al contrario, Cgil (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) e Uil (Unione Italiana del Lavoro) che sono due dei sindacati storici hanno confermato di non aderire alla proposta e di mantenere lo sciopero generale indetto per il 29 novembre. Anche i toni delle discussioni come quelli usati dal segretario della Cgil Maurizio Landini che ha dichiarato che “È il momento della rivolta sociale” richiamano a battaglie che difficilmente troveranno una soluzione pacifica. Nel frattempo, segnaliamo che l’accordo sottoscritto dall’altra parte sindacale prevede un aumento mediamente dei salari mensili del 6%, la possibilità di svolgere su quattro giorni la settimana lavorativa a parità di ore di lavoro, nonché agevolazioni per lo smart working. Vedremo nelle prossime settimane se le battaglie sindacali in piazza porteranno al miglioramento di queste condizioni.
E continuiamo a parlare di mercato del lavoro, ma questa volta guardando a quello svizzero e a quello ticinese. Se sul fronte dei consumi abbiamo appreso qualche giorno fa che la fiducia dei consumatori rimane a livelli bassi e quindi le prospettive future di produzione non sono tra le più rosee, anche la situazione attuale non sembra tra le migliori. Qualche settimana fa avevamo citato le gravi difficoltà in cui si trova l’acciaieria Stahl Gerlafingen che nel frattempo ha chiesto aiuto alla politica, ma senza ottenere risposte. Ultima in ordine di tempo la notizia di Meyer Burger, azienda che produce impianti fotovoltaici e che si trova in grave crisi a causa della forte concorrenza cinese. Ma già nelle scorse settimane sono stati annunciati importanti piani di ristrutturazioni e licenziamenti fatti da Autopostale, La Posta, Migros, Rieter (macchine per l’industria tessile), Swiss Steel (fonderia), Tamedia, l’assicuratore Baloise. Insomma, nessun settore sembra essere risparmiato. E le cose non sembrano andare meglio neppure nel Cantone Ticino. Pensiamo agli annunci fatti dalla produttrice di grafite Imerys di Bodio dove dovrebbero venir soppressi 25 posti di lavoro o da Bally, noto marchio d’abbigliamento e accessori di lusso appena venduta a un fondo americano che ha dichiarato una riduzione di 70 posti di lavoro. E ancora Guess e Sintetica. A tutte le persone e le famiglie che sono toccate dal dramma di perdere il posto di lavoro, vada la nostra massima solidarietà.
E terminiamo con la notizia della settimana che tratta de “L’effetto Trump sull’economia” a seguito della sua elezione a presidente degli Stati Uniti. Nel nostro articolo descriviamo l’impatto di breve termine su alcune variabili come il rafforzamento del dollaro, guadagni delle borse, l’effetto positivo sulle criptovalute e l’aumento vertiginoso del valore di Tesla, azienda di proprietà di Elon Musk, grande sostenitore della campagna del presidente. Ma i guadagni non sono stati solo per lui: in totale dieci dei più importanti miliardari americani hanno visto crescere la loro ricchezza di 64 miliardi di dollari (56 miliardi CHF) in poche ore.
Trovate qui gli articoli della settimana
L’effetto Trump sull’economia
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Ticinesi? Sempre più poveri
Speriamo che Natale arrivi in fretta…
E se tassassimo Paperon de’ Paperoni?
La fine delle auto elettriche e le mille contraddizioni dell’Unione Europea
Finanziamento dei sistemi previdenziali: dalle urne un invito a trovare nuovi modelli
120 secondi
Non avete voglia di leggermi? Nessun problema: potete guardarmi e ascoltarmi. Trovate i mini video di spiegazione qui e su Instagram (qui).
TikTok
E che dire delle pillole di economia di un minuto su TikTok? A voi il giudizio! Trovate “L’economia con Amalia” (AmaliaMirante555) qui: https://vm.tiktok.com/ZMdg6eHsb/
L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
Ascoltami
Ma sapete che trovate “L’economia con Amalia” anche su Spotify? Cliccate qui! E se non avete accesso a questa piattaforma, nessun problema: potrete ascoltare la versione audio in fondo agli articoli scritti sul sito. Qui sotto gli ultimi.
L’effetto Trump sull’economia
Ticinesi? Sempre più poveri
Speriamo che Natale arrivi in fretta…
E se tassassimo Paperon de’ Paperoni?
La fine delle auto elettriche e le mille contraddizioni dell’Unione Europea
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante