Come funghi non si contano gruppi e gruppetti che vengono costituiti a favore di una ben non definita categoria; piccole aziende, PMI, artigiani e vai con altre terminologie. Noi pensiamo ai piccoli, a quelli che hanno dovuto rimanere chiusi e vivere del loro stipendio, già bassino, per due mesi praticamente azzerato e che hanno a loro carico famiglia e figli. Vedere assurgere a paladini di queste categorie di disperati, mi ci metto dentro anch’io, gente che opera professionalmente con stipendi pubblici, che veleggia in ambienti che nulla hanno a che vedere con le categorie che, passata l’emergenza sanitaria si trovano in emergenza economica, scivolando nella categoria dei nuovi poveri. Vediamo poi che per la macchina parlamentare al di là dei proclami, stà marciando esattamente come prima, con proposte locali di investimenti a modo di cerottini. Abbiamo dei settori che vanno salvaguardati, per il turismo e per la nostra cultura stessa, penso ai grotti, ai piccolissimi commerci di artigianato in ogni forma, a gente che si è messa per conto proprio qualche anno fa non per desiderio ma per necessità, licenziata e consigliata dai vari uffici di collocamento ad avviare una loro piccola attività e che oggi stanno cadendo dalla pianta a frotte. Questi piccoli sono la causa di una gestione folle e egoistica di uno Stato che, forse in buona fede, ha pensato di creare una rete di micro imprenditoria, convinto che sarebbe stata la soluzione. Questa rete è a rischio esistenza, lo vogliamo capire una volta per tutte? Mi faccio una domanda? Mi metterei io, povero disperato, nelle mani di chi mi promette di perorare la mia causa e si presenta in Porsche con maglietta Lacoste… Difficile! Mi metterei nelle mani di chi, trovatosi nel fango, ha saputo, per circostanze varie, uscirne lottando e facendo un percorso tortuoso in una società che onora i grandi e minimizza quelli in difficoltà. Mi rimetto a gente che opera collateralmente nei sindacati? Difficile. Una persona per capire la gravissima situazione in cui si trovano almeno 50mila persone in Ticino, deve aver investito nella sua vita almeno un franco di suo e con quel franco deve essere riuscito a campare… Di politici (tutti praticamente benestanti o figli di tali), di liberi professionisti affermati, di operatori nel campo finanziario, di gente che ha lo stipendio garantito dal settore pubblico, ecc. io personalmente non mi fido! Poi vi sono sicuramente le eccezioni, ma in generale, e ve lo scrive uno che segue tutte le varie conferenze stampe e riceve come redazione i vari comunicati stampa di questi gruppi, difficilmente se non vi sono interessi particolari, mi fiderei…
Poi assistiamo a proclami politici su riprese di investimenti pubblici che erano già bocciati. Tentativi subdoli dei partiti di volersi mettere in mostra, lo hanno fatto con una straordinaria insensibilità durante il Blocca tutto, con richieste di investimenti, raccolte firme popolari (tra di loro naturalmente) pensando che una semplice Museo di qua, una stradina di là, un alberghetto di su e un impianto di risalita di giù basti per risolvere il tema turismo. Illusi, sapendo di illudere subdolamente la popolazione, unicamente in funzione di votazioni politiche.
Noi piccolissimi abbiamo bisogno di ben altro e se quegli investimenti abbracciassero una politica globale con visione reale potrebbe essere l’inizio di un qualcosa di nuovo, ma tutti questi interventi dei parlamentari sono solo cerottini che nascondere la mala partitica fine a se stessa. Noi piccoli vorremmo almeno essere ascoltati per rivendicarne il ruolo prioritario del benessere sociale sul nostro territorio. Forse sono un illuso anche io…. E non sono proprio di primo pelo!
(ETC/rb) Faido, 30 maggio 2020