Per la libertà degli artigiani ticinesi
Consegno oggi la petizione che chiede l’abrogazione della legge LIA nelle mani del Presidente del Gran Consiglio ticinese Walter Gianora, davanti al Palazzo delle Orsoline a Bellinzona alle ore 13,30.
Alla petizione firmata da me allego un brevetto notarile che certifica l’esistenza di altre 4602 firme, che con una consegna simbolica farò vedere al Presidente Gianora. Non lascio le 4602 firme a Bellinzona come richiestomi da alcuni firmatari. Inoltre vorrei portare le firme a Berna in quanto la LIA colpisce tutte le ditte svizzere che vogliono lavorare in Ticino.
Chiedo gentilmente al nostro Parlamento cantonale l’abrogazione della LIA perché la libertà economica è sancita nella nostra Costituzione all’Art. 27 e la legge LIA erode questo importante principio che è stato ed è tuttora fondamentale per il successo della Svizzera. Ad esempio può preclude la possibilità di trasmissione di un’azienda agli eredi. Svantaggia le aziende ticinesi nei confronti delle aziende d’oltralpe (tasse).
Discrimina le aziende ticinesi nei confronti di quelle italiane (differenze di responsabilità per il titolare dell’azienda). Carica degli stessi costi aziende con dimensioni diverse favorendone dunque una piccola parte…
I problemi percepiti o reali e/o particolari che vivono i singoli Cantoni non possono essere o diventare una giustificazione alla prevaricazione della nostra Costituzione o agli interessi degli altri Cantoni.
La legge LIA è uno strumento che in soli nove mesi ha mostrato tutti i sui limiti e difetti, infatti ha già dovuto essere rimaneggiata più volte. La LIA ha creato problemi alla popolazione elvetica, in particolare agli artigiani ticinesi che voleva “tutelare” senza per contro raggiungere nessuno degli scopi dichiarati. Cito l’Art. 1 della legge: “La presente legge mira a favorire la qualità dei lavori delle imprese artigianali che operano sul territorio cantonale, a migliorare la sicurezza dei lavoratori e a prevenire gli abusi nell’esercizio della concorrenza.” Questi obiettivi sono già previsti da leggi e strumenti precedenti la LIA a carico della comunità.
La LIA ha altri scopi?
Se la risposta è NO mi aspetto che il Parlamento faccia tutto quanto in suo potere per abrogare una legge che genera solo burocrazia e costi supplementari per raggiungere degli scopi già perseguiti da altri enti, leggi e regolamenti.
Se la risposta è SÌ Parlamento e Governo devono fare abrogare questa legge perché in uno stato di diritto non può trovare spazio una legge che non dichiara palesemente i suoi fini.
In qualsiasi caso Parlamento e Governo non possono restare indifferenti davanti a una legge che per sua natura concede un potere di deroga illimitato a una commissione dove il conflitto di interessi non può essere escluso e può quindi influire sul diritto alla libera scelta di un’attività economica.
La legge LIA è una prima svizzera, sia per nascita che per tipologia, che scardina le abitudini della ponderazione, mediazione, valutazione accurata e magari tediosa, che però hanno reso la Svizzera un paese stupendo. Queste 4602 firme che chiedono l’abrogazione della legge LIA raccolte da un semplice artigiano in due mesi e mezzo, solo mediante qualche mail e il passaparola, sono un messaggio fortissimo di quella maggioranza di aziende ticinesi con meno di dieci dipendenti che sono anche la spina dorsale della Società civile che il Parlamento ha il dovere di ascoltare e considerare. Spero che il Parlamento faccia quanto in suo potere per non lasciare in eredità alle generazioni future questa legge e non apra le porte al proliferare di leggi simili che intaccano la nostra libertà.
Io, Andrea Genola, residente in Astano TI, sono un artigiano ticinese che non ha mai avuto una carica istituzionale. Non sono iscritto a nessuna associazione, politica, sportiva o ludica ma sono iscritto alla LIA.