Una Convenzione (ev. quale aggiunta al contratto di lavoro) sul telelavoro per codificare un’attività in forte espansione
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artiginato e dei servizi del cantone Ticino, unitamente alle Camere di commercio e dell’industria e altre organizzazioni economiche della Svizzera romanda, ha elaborato delle raccomandazioni per il telelavoro, che ha conosciuto uno sviluppo enorme a causa della pandemia di Coronavirus.
Le raccomandazioni sono semplici, immediatamente utilizzabili, modulabili e basate sull’adesione volontaria.
La Convenzione proposta è un modello adattabile in funzione delle specificità delle imprese. Essa è il frutto della collaborazione fra i servizi giuridici delle Camere di commercio e dell’industria della Svizzera latina (CLCI), l’Unione delle associazioni padronali ginevrine (UAPG) attraverso la Federazione delle imprese romande (FER), del Gruppo delle imprese multinazionali e della Convenzione dei datori di lavoro dell’Industria orologiera svizzera. Il lavoro è stato coordinato dall’Antenna romanda dell’Unione svizzera degli imprenditori.
La pratica del telelavoro ha subito un forte impulso questa primavera durante la crisi del COVID-19. In Svizzera, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, quasi una persona attiva su due ha utilizzato il lavoro a distanza durante il semi-confinamento. I sondaggi condotti tra le aziende mostrano che tale forma di lavoro diventerà stabile in un numero crescente di imprese. Questa tendenza risponde visibilmente anche ai desideri dei dipendenti stessi, come ha potuto evidenziare un sondaggio di Deloitte, il quale ha riportato che la maggior parte dei dipendenti desidererebbe continuare a lavorare da casa anche dopo che la crisi sarà passata.
Da un punto di vista legale e pratico, tuttavia, l’aumento del telelavoro solleva molte questioni su più livelli; sulle normative applicabili (orari, pause, riposo, spese professionali, salute sul lavoro, ecc.), sull’ambito assicurativo sociale, sulla fiscalità (questione dei lavoratori frontalieri) e sulla sicurezza informatica e confidenzialità.
Con l’espansione di questa forma di organizzazione del lavoro, è nell’interesse dei datori di lavoro e dei dipendenti disporre rapidamente di un quadro per la pratica del telelavoro. Questo è il motivo per cui le organizzazioni economiche francofone, ovvero tutte le Camere di commercio e industria latine (CLCI, che includono le Camere di Ticino, Berna, Giura, Vaud, Friborgo, Neuchâtel, Vallese e Ginevra), L’Unione delle associazioni padronali ginevrine (UAPG), il Gruppo delle imprese multinazionali (GEM) e la Convenzione dei datori di lavoro dell’industria orologiera svizzera (CP) hanno redatto, coordinati dall’antenna romanda dell’Unione svizzera degli imprenditori (USI), una “Convenzione di telelavoro”, e messa a disposizione delle loro decine di migliaia di aziende associate.
Creata in stretta collaborazione tra i servizi legali di queste organizzazioni, la “Convenzione sul telelavoro” risponde a un bisogno urgente formulato da un gran numero di aziende. Il suo obiettivo principale è regolamentare e facilitare l’attuazione del telelavoro.
Progettata come una soluzione “chiavi in mano”, può essere adattata a qualsiasi tipo di azienda, qualunque sia il suo settore di attività o la sua dimensione.
La presente Convenzione vuole anche essere un modello, adattabile secondo le specificità delle aziende e basato sul principio dell’adesione volontaria.
La “Convenzione sul telelavoro” è completata da “Note esplicative”, che rispondono alle principali questioni giuridiche sollevate da questa pratica.
Le aziende associate alle organizzazioni economiche coinvolte nella redazione del presente documento possono farne richiesta.