Mozione: Il Consiglio di Stato si attivi per una riforma della formazione per l’abilitazione all’insegnamento
Introduzione
Il recente caso dei tredici aspiranti docenti di italiano, che dopo aver completato il percorso di abilitazione presso il Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) di Locarno si sono trovati senza prospettive lavorative immediate, ha portato alla luce le criticità del modello ticinese di formazione degli insegnanti per le scuole di maturità. Questo sistema, rispetto a quelli adottati nella maggior parte degli altri cantoni svizzeri, si distingue per una struttura meno flessibile e meno integrata con il percorso accademico universitario, rendendo più difficile l’accesso alla professione e aumentando il rischio di formazione di personale senza sbocchi concreti nel sistema educativo cantonale.
In Ticino, l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole di maturità viene conseguita tramite un percorso post-laurea organizzato dal DFA, della durata di un anno e svolto in modalità part-time. Questo modello si basa su un’impostazione che separa nettamente la formazione disciplinare (universitaria) dalla formazione pedagogico-didattica (DFA), senza garantire un’integrazione diretta tra il master accademico e il percorso di abilitazione. Inoltre, il diploma ottenuto, pur essendo riconosciuto a livello federale, non assicura automaticamente una collocazione nel sistema scolastico ticinese, creando una discrepanza tra le aspettative dei futuri docenti e le reali necessità del mercato del lavoro.
Nei cantoni svizzeri dove il sistema è più efficace, come in Svizzera tedesca e in alcune regioni della Svizzera francese, l’abilitazione all’insegnamento avviene parallelamente al percorso universitario, con corsi di pedagogia e didattica integrati direttamente nel master accademico. Questo approccio presenta diversi vantaggi: consente agli studenti di ottimizzare il proprio percorso di studi, riduce i tempi necessari per entrare nel mondo del lavoro e permette una migliore pianificazione del fabbisogno di docenti. Inoltre, in alcuni cantoni è prevista la possibilità di ottenere un’abilitazione che consenta di insegnare sia nelle scuole medie sia nelle scuole di maturità, aumentando la flessibilità professionale e riducendo il rischio di formazione di personale in esubero.
Un esempio di formazione combinata è offerto nella Svizzera romanda, dove alcune alte scuole pedagogiche permettono di ottenere un diploma che abilita all’insegnamento sia nelle scuole medie che nelle scuole medie superiori. Questo tipo di formazione offre maggiore flessibilità e opportunità di impiego ai futuri docenti.
Un ulteriore elemento di differenziazione tra il modello ticinese e quello adottato in altri cantoni è la possibilità di percorsi combinati, che permettono ai docenti di conseguire un’abilitazione valida per più livelli scolastici. In Svizzera tedesca, ad esempio, alcuni percorsi formativi offrono la possibilità di insegnare sia nelle scuole secondarie di primo grado che nelle scuole di maturità, ampliando le prospettive professionali e rendendo più efficiente la gestione del personale docente.
Inoltre, in altri cantoni la formazione pedagogico-didattica è organizzata in modo modulare, consentendo una progressione più flessibile e adattabile alle esigenze del candidato. Ciò permette di evitare rigidità e ritardi nell’inserimento professionale, favorendo una maggiore coerenza tra offerta formativa e domanda del mercato del lavoro.
Alla luce di queste considerazioni, è necessario che il Ticino adotti un modello più coerente con quello in vigore negli altri cantoni svizzeri, garantendo maggiore flessibilità e integrazione tra formazione disciplinare e pedagogico-didattica. Ciò permetterebbe di ottimizzare le risorse pubbliche investite nella formazione dei docenti e di garantire migliori prospettive occupazionali ai laureati in discipline insegnabili nelle scuole ticinesi.
Alla luce di quanto esposto chiediamo al Consiglio di Stato:
1. Valutare lo sviluppo di formazioni parallele al percorso di studio (master disciplinare), in modo da integrare l’abilitazione all’insegnamento direttamente nel percorso accademico e ridurre i tempi di accesso alla professione nonché di superare la rigida separazione tra formazione accademica e abilitazione all’insegnamento.
2. Garantire maggiore permeabilità tra scuola media superiore, scuola media e scuole professionali, sia nei futuri percorsi di abilitazione che attraverso passerelle per gli attuali docenti (si veda quanto previsto dalla SEFRI), al fine di ampliare le opportunità professionali e ottimizzare il personale scolastico in base a quanto svolto da altri Cantoni con le formazioni combinate.
3. Sviluppare programmi formativi congiunti con la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) per migliorare l’ottimizzazione delle risorse e il riconoscimento reciproco delle abilitazioni alla luce dell’evidente mancanza di massa critica che contraddistingue la realtà del Cantone Ticino.
4. Una volta ripensato il sistema di abilitazione rimuovere i numeri chiusi per l’accesso, garantire procedure più trasparenti di selezione così da attuare un sistema più inclusivo e rispondente alle reali necessità del mercato del lavoro.
Con Ogni Ossequio,
Evaristo Roncelli, Avanti con Ticino&Lavoro