Siamo in conclusione dell’anno elettorale ticinese. In questa ultima settimana di elezioni comunali, vi segnalo l’iniziativa parlamentare allegata avanzata oggi da AreaLiberale per mezzo dei suoi due deputati in Gran Consiglio (nel gruppo La Destra) Sergio Morisoli e chi scrive.
Questa iniziativa promuove una vera e propria deregulation elettorale per i municipali dei Comuni ticinesi. Chi crede che sia uno scherzo, utopica o fuori dal comune è invitato a riflettere sul perché ci siano così tante elezioni tacite degli Esecutivi ticinesi, sul perché le proposte politiche sembrino spesso piatte, o sul perché tendenzialmente le promesse elettorali non vengono mantenute.
Ancora più, chi è sorpreso da questa iniziativa è invitato a leggere la parte sul mercato politico di altri Cantoni (San Gallo, Turgovia, Soletta, Svitto e Vallese), che già conoscono da decenni sistemi come quello proposto. In particolare, gli aneddoti del sindaco di Rapperswil (SG) e Arbon (TG) dovrebbero portare sufficiente evidenza dei benefici di un’apertura del mercato elettorale anche da noi. Da ultimo, chi ha la volontà di spaziare nella storia può dilettarsi con gli insegnamenti lasciati dall’esperienza dei podestà forestieri nei Comuni medievali italiani.
Siamo sicuri che con questa iniziativa AreaLiberale sappia dare un contributo costruttivo ed innovativo alla discussione del nostro assetto politico-istituzionale ticinese, dimostrando di saper promuovere un approccio liberale a 360°, non solo in materia di politica finanziaria.
Dr. Paolo Pamini
Granconsigliere, AreaLiberale
1. RIASSUNTO
L’art. 29 cpv. 2 Cost-TI1 prevede che è eleggibile a membro di un’autorità comunale chi è domiciliato nel Comune. L’art. 10 LEDP2 dettaglia tale condizione affermando che nelle ele- zioni popolari comunali è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti domici- liato da tre mesi nel Comune.
La presente iniziativa parlamentare propone di abolire, limitatamente alla carica di mu- nicipale, il vincolo territoriale secondo cui è eleggibile solo chi sia domiciliato nel Comune. Essa è formulata nella forma generica ai sensi dell’art. 101 lett. a della LGCCdS3 per permettere al lodevole Consiglio di Stato e al lodevole Gran Consiglio di valutare come declinarne l’implementazione, qualora gli obiettivi siano condivisi. Nell’intenzione degli ini- ziativisti, si potrebbero modificare l’art. 29 Cost-TI e l’art. 10 LEDP nel seguente modo.
Articolo 29 Cost-TI – Diritti politici / 3. eleggibilità
cpv. 1 (modificato): È eleggibile a membro di un’autorità cantonale e comunale chi ha il diritto di voto a livello federale.
cpv. 2 (stralciato): È eleggibile a membro di un’autorità comunale chi è domiciliato nel Co- mune.
cpv. 3: I motivi di esclusione sono stabiliti dalla legge.
cpv. 4 (modificato): La legge stabilisce entro quali termini l’eletto non domiciliato nel Cantone
o nel Comune deve prendervi domicilio.
Articolo 10 LEDP
cpv. 1: Nelle elezioni popolari comunali è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti domiciliato da tre mesi nel Comune.
cpv. 2 (nuovo): Per la carica di municipale è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti, indipendentemente dal domicilio.
Sono inoltre ipotizzabili degli emendamenti nella legislazione fiscale o finanziaria cantonale affinché al Comune per il quale un cittadino assume la carica di municipale senza ivi spo- starvi il domicilio vada una parte del gettito d’imposta del municipale. Per esempio, si po- trebbe introdurre nella Legge tributaria il seguente nuovo articolo.
Articolo 284bis (nuovo) – Municipali domiciliati fuori Comune
Il reddito da attività lucrativa dipendente che un contribuente consegue in qualità di membro di uno o più esecutivi di Comuni nei quali non è già imposto per appartenenza personale è attribuito al rispettivo Comune.
La proposta di sopprimere il vincolo del domicilio per l’eleggibilità dei municipali riprende un’ampia esperienza concreta in vari Cantoni svizzeri, nei Comuni tedeschi ed in particolare del Land Baden-Württemberg, nonché di altri Stati. Esso si ricollega pure a una secolare esperienza storica e a svariate pubblicazioni accademiche citate nelle pagine che seguono. Già nel 2005, il cofirmatario Sergio MORISOLI aveva concretamente avanzato la presente proposta di riforma nello specifico caso ticinese.4
1 Costituzione del 14 dicembre 1997 della Repubblica e Cantone Ticino, RS 131.229.
2 Legge del 7 ottobre 1998 sull’esercizio dei diritti politici, RL 1.3.1.1.
3 Legge del 24 febbraio 2015 sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato, RL 2.4.1.1.
4 Si veda la sezione 2.5 Elezioni “aperte” nei Comuni, pagina 80-84 di Sergio MORISOLI: Modernizzare lo Stato – Idee e strumenti per un passaggio dal Welfare State alla Welfare Society. Edizioni GdP, Lugano 2005. ISBN 88-8281-181-6.
Attraverso l’abolizione del vincolo territoriale si intende permettere anche a residenti di altri Comuni di candidarsi per l’elezione a municipale in un determinato Comune. La proposta mantiene il vincolo della cittadinanza svizzera e non si applica ai consiglieri comunali.
Si conseguono in tal modo vari obiettivi, che le sezioni sotto intendono mettere in evidenza, menzionando pure alcuni episodi aneddotici di Cantoni che già conoscono la specificità isti- tuzionale qui proposta.
• L’apertura del mercato politico degli esecutivi comunali cambia radicalmente gli in- centivi di chi intende dedicarsi ad una carriera politica come municipale. Tali persone sono incentivate a formulare promesse elettorali che siano effettivamente in grado di mantenere, poiché la loro reputazione personale determinerà in larga misura le pos- sibilità future di assumere mandati politici in Comuni più grandi, complessi e presti- giosi. La mobilità geografica del politico modifica la sua attenzione e le sue sensibilità, spostandola dall’attuale creazione e mantenimento di rendite politiche a vantaggio di cerchie di elettori o addirittura personale verso l’investimento in una buona reputa- zione personale attraverso una maggiore attenzione per i bisogni dei cittadini.
• I candidati esterni esercitano una pressione positiva anche sui candidati uscenti indigeni, che per far fronte alla concorrenza politica devono parimenti modificare il proprio atteggiamento. Situazioni di baronie locali sono così possibili solo se il politico indigeno di lungo corso è capace di produrre una buona e duratura politica per i propri cittadini; baronie semplicemente legate al controllo del territorio locale e a rendite di posizione vengono pertanto a cadere. Questa dinamica è scatenata dalla semplice ipotesi di candidature esterne, oppure da effettive candidature esterne indipendente- mente dall’elezione o meno del candidato esterno. La deregulation elettorale modi- fica pertanto l’atteggiamento dei municipali anche qualora l’intero Esecutivo comu- nale rimanga composto solo di indigeni.
• L’apertura del mercato elettorale rende la politica nuovamente attrattiva per gio- vani candidati. Tolto il vincolo del domicilio infatti, un giovane candidato eletto in Municipio non rischia di restare confinato al suo Comune oppure di dover immedia- tamente rinunciare alla propria carica politica nel caso di un cambiamento di resi- denza. Inoltre, giovani candidati possono permettersi di iniziare la propria carriera politica in piccoli Comuni e proseguire verso realtà comunali più complesse con il crescere della propria esperienza tecnica e politica, proprio come comunemente av- viene con una carriera professionale ed il progressivo cambio di azienda o di fun- zione.
• Naturalmente, l’abolizione del vincolo di domicilio per la carica di municipale permette ad una persona di candidarsi in più Comuni contemporaneamente, scegliendo quale mandato assumere in caso di elezione multipla. Questa possibilità dovrebbe aumentare ulteriormente la discesa in campo di buoni profili personali attualmente disincentivati dal rapporto tra i costi di una campagna elettorale e la probabilità di elezione; si pensi solo al fatto che lo stesso inserto o pannello pubblicitario di un candidato plurimo servirebbe allo stesso tempo alla campagna in più Comuni.
• La candidatura plurima apre di principio la possibilità di assunzione di mandati po- litici plurimi, trasformando l’impegno a tempo parziale di un municipale in un impe- gno anche a tempo pieno. La presenza allo stesso tempo in più Esecutivi comunali
non è differente dalla presenza in più consigli d’amministrazione che si osserva nelle imprese. Nel caso di grandi Comuni, ne potrebbe risultare una vera e propria pro- fessionalizzazione del ruolo di municipale. Nel caso di piccoli Comuni, i cui man- dati municipali non sono remunerati in modo particolarmente generoso, è anche ipo- tizzabile che persone in età professionale avanzata decidano di progressivamente abbandonare il mondo del lavoro e mettere a disposizione la loro lunga esperienza, senza conseguire un salario pari a quello precedente ma avvicinandosi all’età della pensione attraverso l’impegno nella cosa pubblica. La possibilità di assumere con- temporaneamente più mandati municipali è di centrale importanza nella realtà ti- cinese, caratterizzata da una grande frammentazione territoriale e (soprattutto in pe- riferia) da una carenza di persone interessate a dedicarsi alla cosa pubblica.
• La presente proposta è sia alternativa sia complementare alle aggregazioni co- munali. Qualora le aggregazioni comunali siano prevalentemente motivate dall’as- senza di un numero sufficiente di politici (si pensi ai Comuni che tengono ripetuta- mente elezioni tacite), la deregulation elettorale aumenterebbe l’offerta di politici e contribuirebbe a mitigare o risolvere il problema senza stravolgere l’assetto istituzio- nale del Comune. Nel caso di Comuni aggregati, politici forestieri potrebbero giocare un importante ruolo super partes nel conciliare i differenti interessi dei cittadini dei Comuni precedentemente autonomi confluiti nella nuova realtà aggregata.
• In generale, un municipale esterno verrebbe assunto per una o più delle seguenti tre caratteristiche: (1) competenza tecnica, (2) rete di contatti (esterna al Comune) e
(3) reputazione di integrità ed indipendenza. Si tratta degli stessi motivi per i quali una persona viene scelta in un consiglio d’amministrazione, soprattutto di grandi im- prese quotate in borsa che devono credibilmente mostrare agli azionisti come inten- dono mantenere e realizzare le promesse fatte. Grazie all’apertura del mercato dei municipali, un politico può mettere la sua competenza tecnica a disposizione di più Comuni, per esempio in relazione a complessi ambiti quali l’edilizia o la finanza pub- blica. Un candidato esterno, svincolato dalle faide localistiche, può credibilmente esercitare il ruolo di osservatore indipendente che denunci ciò che non va, non ricat- tabile dagli altri municipali o dall’amministrazione perché politicamente mobile. Attra- verso l’attività in più Comuni, un politico con mandato plurimo faciliterebbe al Comune il relazionarsi con altre istituzioni e altre aree geografiche; collaborazioni tra Comuni sarebbero pertanto rese più semplici senza la necessità di formali soluzioni istituzio- nali; in caso di conflitto di interesse su un determinato tema, il municipale semplice- mente si asterrebbe dal voto, come già oggi è il caso.
• Alla luce di quanto precede, si comprende che grazie alla deregulation elettorale i cittadini ottengono maggiori possibilità di scelta e possono rompere situazioni di stallo politico o di faide locali sia grazie a candidati indigeni soggetti ad altri incen- tivi sia andando a cercare candidati forestieri.
• Ad ogni modo, se i cittadini lo desiderano, lo statu quo (solo municipali indigeni) è ancora realizzabile. Oltre alle situazioni estreme caratterizzate da municipi intera- mente composti di municipali indigeni (come oggi è il caso) o municipali forestieri, sarebbe inoltre possibile eleggere dei Municipi composti sia di politici indigeni sia di politici esterni, pertanto unendo sia la sensibilità verso le particolarità locali sia eventuali competenze che candidati indigeni non possiedono o garanzie di indipen- denza che essi non possono sempre offrire. A giudizio di chi scrive, questo è in effetti lo scenario più verosimile.
La sezione seguente mette a fuoco i principali problemi riscontrabili nei moderni sistemi democratici nonché le loro cause principali, corroborando pertanto i motivi alla base della presente proposta. La sezione 3 presenta alcune esperienze concrete vissute in altri Can- toni che già da anni conoscono una deregulation elettorale nell’ambito dell’elezione degli esecutivi comunali. Tali racconti, di natura aneddotica, permettono al lettore di meglio im- maginare quali dinamiche la presente proposta intende permettere anche all’interno del Canton Ticino. La sezione 4 passa in rassegna in modo sistematico gli effetti di una dere- gulation elettorale per l’elezione dei municipali, in parte già incontrati in occasione dei casi reali presentati in precedenza. La sezione 5 risponde a possibili obiezioni contro l’apertura del mercato dei municipali, mentre la sezione 6 conclude.