Se negli ultimi quattro anni, i nostri politici avessero difeso i posti di lavoro dei ticinesi con il 10% dell’energia che dedicano in campagna a proteggere il loro, di posto, questo cantone sarebbe un paradiso terrestre. Invece di perseguire strategie e tattiche per mantenere il loro status quo, avrebbero potuto aiutare i ticinesi a trovare lavoro qui, senza dover emigrare al di là del Gottardo.
Ma non solo: i politici in questi anni hanno preferito occuparsi di temi all’ultima moda che fanno bella figura nei salotti televisivi ma che sono del tutto estranei alla realtà politica di Bellinzona come il cambiamento climatico, la correttezza politica e i grandi fenomeni migratori. Se invece si fossero concentrati sui problemi concreti dei ticinesi, quelli che si possono risolvere qui e ora, molte cose sarebbero diverse oggi.
I politici cercano spesso di “risolvere” problemi che non possono essere affrontati né gestiti a livello locale, perché questo è comodo. Questo permette loro di usare frasi altisonanti, produrre slogan commoventi, organizzare marce e azioni dimostrative, senza il fastidio di dover risolvere alcunché. Intanto, la maggior parte dei genitori ticinesi si preoccupa per il futuro lavorativo propri figli; molti pensionati sono costretti ad andarsene dopo quarant’anni di lavoro, senza poter vivere con dignità con la loro pensione; e che dire delle persone oltre i cinquant’anni che, una volta licenziate dopo trent’anni di lavoro, non ricevono nemmeno una risposta alle loro candidature? Questi sono problemi del “qui e ora”, quelli per cui i cittadini eleggono i loro rappresentanti.
Il lavoro deve tornare ad essere la priorità del Canton Ticino. Non ci sono problemi più urgenti di questo per i politici ticinesi.
Non dobbiamo continuare a dire che non c’è nulla da fare. Come è possibile che ci sia chi pensa di poter risolvere i cambiamenti climatici dal piccolo Cantone Ticino ma non cerca soluzioni per i nostri giovani apprendisti? Come è possibile che ci sia chi pensa di poter combattere l’egemonia geopolitica degli Stati Uniti da Bellinzona ma non ritiene fattibile una riforma radicale degli uffici regionali di collocamento? Come è possibile che ci sia chi pensa di poter curare la fame nel mondo ma ritiene irrealistico esigere misure compensatorie da parte di Berna per i danni causati dalla libera circolazione?
Noi siamo fatti di un’altra pasta. Non vi promettiamo di risolvere i problemi del mondo intero, ma ci dedicheremo con passione ai problemi dei nostri concittadini, in particolare al lavoro. Questo sarà il faro che guiderà la nostra attività politica. Senza scuse, senza suppliche, tra quattro anni valuterete se abbiamo fatto qualcosa di significativo per i cittadini del cantone, che giustamente chiedono solo di poter lavorare e vivere con dignità nella loro terra. E se non lo avremo fatto, ci manderete a casa, perché ce lo saremo meritato. Noi conosciamo il nostro compito; a voi, darci l’opportunità di portarlo a compimento.
Amalia Mirante, Candidata in Consiglio di Stato e Gran Consiglio, Avanti con Ticino&Lavoro