Se dovessimo analizzare i fattarelli di questo nostro piccolo Ticino, ci rendiamo conto che la ruota non è più oliata come si deve e le brutture che si assommano sono infinite. Lasciando perdere i temi fondamentali della politica territoriale e integrativa con la popolazione, e ci fermiamo ai fatti che succedono, come aumenti premi casse malati, linguaggio volgare di alcuni nostri rappresentanti, un sistema che non ingrana più, maestre che picchiano minori, una legge non uguale per tutti, trattamenti diversi a dipendenza delle clasis sociali, ci rendiamo conto che tutto va rimesso al proprio posto. Di regola si tenta di riaprire delel discussioni con dei gruppi di lavoro, strutturati con i rapporti di forza partitica, dove ognuno difende le posizioni del proprio gruppo di appartenenza. Di questo fatto, ne raccogliamo i risultati nefasti: sempre meno aggregazione filosofica del pensiero e sempre maggior rivalità con volontà di sopraffare l’avversario.
Da questo ginepraio come se ne esce. Con una bella e simpatica panetto nata, poco formale ma in allegria dove finalmente davanti a un bicchiere di bollicine Ticinesi e un buon panettone nostrano si riesce finalmente a guadarsi negli occhi e a parlarsi. Ma per alcuni politici, estremamente litigiosi e poco degni di rappresentare il popolo, anche un conviviale come sopra esposto non va bene, in quanto si rifanno alla povertà del popolo e magari di popoli lontani che potrebbero offendersi nel vere noi festeggiare il Natale con dei cibi che ci appartengono come tradizione.
Lasciando stare questi disegni formali, queste prese di posizioni superficiali, dobbiamo tutti renderci conto di fare un passo indietro e trovarci nuovamente ad un tavolo per discutere costruttivamente una ripartenza vera, senza i pregiudizi di sempre e le individualità che ultimamente tanto disturbano il mondo politico.
Vi sono da considerare due aspetti: il rispetto e come sederci ad un tavolo. Il rispetto va coltivato personalmente ed è anche sinonimo di educazione e intelligenza, mentre il sedersi al tavolo dobbiamo affidarlo al milgior ambasciatore conosciuto: la tavola imbandita di prodotti nostrani che trova tutti concordi sulla bontà del cibo. Ecco dunque come integrare pensieri diversi per cercare di riportare il tono della discussione su binari dolci e nostrani dove ognuno, tra un boccone e l’altro riesce a ascoltare e a comprendere le ragioni dell’altro. Il cibo è dunque il miglior ambasciatore per poter risolvere tante tematiche a favore della gente. A farglielo capire a certe zucche che sembra siano vuote e non vogliano assolutamente trovare i giusti compromessi. Mangiare, bere del buon vino è l’unica vera soluzione al quesito, alla faccia della USI, della SUPSI, di gruppi di lavoro che teorizzano il tutto non riuscendo a trasformare le loro teorie filosofiche in procedimenti pratici e vincenti. (ETC/rb)
Ma diteci onestamente: è possibile mettersi al itigare davanti ad un piatto dolce come quello in fotografia rompendo dunque l’atmosfera magica e l’equilibrio del piatto stesso e dei suoi componenti?