Questo martedì ha avuto luogo per il primo allenamento del 2015, lo staff tecnico ticinese agli ordini di coach Borghetti, si aspetta lo stesso duro impegno che i giocatori hanno messo nella prima parte della stagione, lanciando il club, al secondo anno in Lega A, nelle parti alte della classifica.
I fatti di questi giorni non possono non toccare gli animi delle persone e soprattutto dei rugbisti. Colpita la Francia patria della pallaovale, è colpita una parte di quelle persone, che passandosi un pallone che rimbalza dove vuole, favoriscono integrazione e possibilità di gioire insieme per una vittoria o lasciarsi andare allo scoramento per una sconfitta. Come sarebbe possibile abbracciarsi per fare una mischia, andare incontro ad un avversario per portarlo a terra rispettando le regole per non fargli del male, senza avere nella testa quel significato che essere diversi gli uni dagli altri è una risorsa prima che un limite ?
Viene oggi in mente la serata multietnica organizzata dal Club luganese nella quale ogni etnia presente in squadra e sono molte, portava un piatto tipico della propria nazione e lo condivideva con gli altri, tutti si è tornati a casa più ricchi, più uniti e capaci in campo di fare un rugby migliore.
C’è spazio nel rugby anche per chi alla cena non vuole partecipare, ma non per questo impedisce che avvenga.
Se il rugby, se lo sport, è occasione di integrazione, forse qualcosa cambierà anche nell’ambito sociale più allargato. “Je suis Charlie” non è uno slogan per sostenere un progetto giornalistico rispetto al quale si può anche dissentire, è l’occasione però di gridare al mondo il valore della vita.
Galles – Nuova Zelanda del 1905 resta nella storia come la più intensa e controversa partita di rugby mai giocata.
Bob Deans giovane neozelandese a pochi minuti dalla fine si lancia in meta e appoggia la palla sulla linea, esulta per la storica vittoria della sua nazionale in terra europea. L’arbitro non è dello stesso parere e lontano dall’azione, non convalida.
Il Galles vince, come da pronostico, 3 a 0, poi tutti, senza recriminazioni, a bersi una birra nel lungo terzo tempo
Pochi anni dopo Deans a soli 24 anni, a seguito delle complicazione di un operazione chirurgica muore, prima di chiudere gli occhi con un filo di voce dirà “io quella meta l’avevo segnata”…
Il rugby è una delle più belle sfumature della vita, è impegno e rispetto, determinazione, voglia di gridare le proprie idee, portarsi nel cuore vittorie e sconfitte, e una squadra dietro ai pali che ha appena subito una meta, potrà vincere quella partita solo se costruirà solidarietà e non conflitto.
E allora un giorno si potrà dire, “NOI quella meta l’abbiamo segnata”.
Perché il rugby rimanga un gioco, bisogna mettersi in gioco: martedì si è tornati, mattone su mattone, a costruire il futuro del club e ricominciare a pensare, oggi più che mai, prima a quello che si dà, che a ciò che si riceve.
Come ci hanno detto i ragazzi cordebesi salutando il club, prima di rientrare in patria si spera per un arrivederci e non con un addio: “il Rugby è prima di tutto condivisione. E’ sacrificio, amore, dedizione, è condividere un viaggio, una cena, una vittoria e una sconfitta. Il rugbista non è colui che pensa in maniera individuale, pensare solo agli obiettivi personali è a nostro parere il fallimento di un giocatore. Il rugby non è fatto solo di vittorie e sconfitte esse sono l’1%. Il restante 99% sono i valori sopra detti che vanno aldilà di tutto. Siamo diventati i vostri fratelli in campo e con voi abbiamo condiviso l’appartenenza a un gruppo, ma soprattutto abbiamo condiviso qualcosa di bello…”
La Grande bellezza : “Il Rugby!!!”
Buon Rugby a Tutti